“Queste sono le discendenze di Isacco figlio di Abramo, Abramo generò Isacco” (Genesi 25:19)
È nota la domanda sul perché, questo versetto, presenti una ripetizione apparentemente superflua. Se Isacco è figlio di Abramo, perché si ripete che Abramo è colui che generò Isacco?
Rabbì Shelomò Ytzchaqy (Rashy 1040-1105), con le sue parole, sembra replicare a delle insinuazioni stile gossip dell’epoca. Siccome per tanto tempo Abramo ha vissuto con Sara e lei non ha mai concepito un figlio, mentre dopo il rapimento di Avimelekh subito dopo rimane incinta, qualcuno potrebbe insinuare che da Avimelekh sia stata fecondata Sara. Per questo, scrive il commentatore di Troys, la Torà mette a tacere queste illazioni, ribadendo per ben due volte di chi fosse la paternità di Isacco. E se ancora ci fosse qualche dubbio, il mistico padovano Moshè David Valle (1696-1777) sottolinea che la somma del valore numerico delle lettere iniziali delle parole אברהם הוליד את יצחק/Abramo generò Isacco (1+5+1+10+1=17), è lo stesso della parola טוב/Tov/buono (9+6+2=17).
Ed è proprio un concetto mistico che ci fornisce un diverso piano di lettura.
Abramo al quale è associato il Chesed, la grazia divina, genera Isacco che rappresenta la Ghevurà, il rigore del giudizio.
Chesed è la quarta emanazione divina tra le dieci Sefirot dalla quale fluisce l’abbondanza infinita, senza alcun computo e senza alcuna riduzione, per il mondo materiale. Simboleggia la forza dell’amore e la voglia di fare il bene, benignità che non ha limiti né in termini di qualità né in termini di quantità, che discende su tutto senza distinguere tra i destinatari.
Abramo ne è il degno rappresentante come dimostrato dai suoi comportamenti verso suo nipote Lot, verso i viandanti/angeli che lo visitano dopo essersi sottoposto alla circoncisione, verso gli abitanti di Sodoma e verso tutti coloro che da lui imparano ad amare – e far amare agli altri – il Creatore.
Ghevurà è la quinta emanazione divina che riduce l’abbondanza infinita solo per coloro che la meritano. Si tratta di un assestamento della realtà per cui ogni creatura sarà misurata secondo le sue azioni da una severa verità. La severità in questa emanazione è evidente proprio perché non tiene conto dell’attenuante della debolezza umana ma, d’altra parte, il suo ruolo è anche quello di dare indipendenza alla realtà materiale, con le sue cadute e sue elevazioni, processi fondamentali per riconoscerne l’esistenza.
È collegata con Isacco, colui che è stato legato sull’altare sacrificale per essere offerto come olocausto e, alla fine della prova, essere trasformato in un “Olà Temimà/l’olocausto integro”.
A questo punto è lecita la domanda di come sia possibile che dall’emanazione divina della grazia dell’abbondanza infinita, possa essere derivata quella del giudizio e della severità.
La risposta sta nel fatto che senza le regole e il rigore, non può esistere ordine e armonia. Senza un limite, non può essere percepita la grazia dell’abbondanza infinita la quale, per avere senso, deve subire una contrazione.
Bisogna inoltre tenere presente che la qualità del ricevente definisce l’azione della grazia divina del donatore. Tutto il bene del mondo non dipende dalla qualità del bene, ma dalla qualità di chi lo riceve. Per esempio una persona che ha un gusto musicale gode anche di un semplice canto monodico, mentre chi non lo ha non gode nemmeno della composizione sinfonica più complessa, importante e famosa.
Alla luce di questo concetto mistico, l’espressione “Isacco figlio di Abramo, Abramo generò Isacco” assume questo senso. Colui da cui si promana il Chesed, la grazia divina, genera chi la riceve e la filtra con il setaccio nella Ghevurà, il rigore del giudizio.
C’è chi diffonde senza limiti l’abbondanza infinita della grazia divina e chi la riceve, la regola, la limita e la rende così percepibile.
Nella realtà in cui viviamo, per sentirsi avvolti nella grazia rappresentata da Abramo, dobbiamo saper comprendere la severità e il giudizio rappresentati da Isacco, colui che si è dato tutto sull’altare per trasmetterci il senso del limite.
Questa buona qualità, oggi più che mai, è necessaria per comprendere il mondo che ci circonda, per riacquisire la facoltà del discernimento, ottenebrata dalla presunzione di essere liberi solo se senza regole da seguire e senza limiti. La pienezza della grazia si ritrova nella capacità di limitarsi, Shabbat Shalom!