“E farai una menorà di oro puro di un unico blocco verrà fatta la menorà”.
Si racconta nel midrash che Mosè, sentendo l’ordine divino di costruire la menorà all’interno del mishkan (il Tabernacolo mobile del deserto), che stava costruendo il popolo ebraico in quel momento, non riuscì a comprendere in che modo essa dovesse esser fatta.
Si rivolse al Signore e D-o gliela mostrò in una visione ma neanche in questo modo Mosè riuscì a comprendere.
Allora il Signore gli disse di prendere un unico blocco d’oro e gettarlo in una fornace incandescente.
Fu così che ne uscì una menorà già completa per essere usata nel Tempio.
La menorà ha una funzione fondamentale in mezzo al popolo: essa simboleggia l’unione indispensabile di tutto il popolo.
“Mikshà” significa un unico blocco duro “kashè” significa compatto, durissimo.
E’ così che deve essere il popolo: come se fosse un’unica cosa, fatta tutta per il medesimo scopo.
L’olio che fa ardere il fuoco deve essere somministrato tutto insieme e nella stessa quantità in ognuno dei suoi contenitori, in modo che non vi sia differenza tra una fiamma e l’altra.
Il profeta Zaccaria, nel commentare la visione della menorà, descrisse di averla vista circondata da due rami di olivo, i quali la alimentavano contemporaneamente. Egli commenta che i due rami simboleggiano i due organi fondamentali che governavano il popolo ebraico nell’antichità: il re e il Sommo Sacerdote. L’uno non doveva prevalere sull’altro, se si voleva che le cose funzionassero in mezzo al popolo.
Infatti tra i componenti del popolo di Israele, non debbono esserci differenze di ceto né di importanza: ma tutti siamo uguali e tutti siamo coinvolti nella stessa sorte.
Shabbat shalom