“La loro ombra si è allontanata da loro” Ogni 9 di Av, il popolo ebraico piange. Piange la distruzione del Bet HaMikdash, piange l’esilio, la sofferenza, l’oscurità della storia. Ma ciò che sorprende — e inquieta — è che tutto iniziò molto prima, con un altro pianto. Nel deserto, proprio il 9 di Av, il popolo pianse ascoltando il racconto degli esploratori. Piansero di paura, di sfiducia, di rifiuto verso la Terra Promessa. E D-o decretò: “Avete pianto per nulla… io vi darò un motivo per piangere”. Ma che legame c’è tra quei due eventi? Che relazione esiste tra il pianto degli esploratori e la distruzione del Tempio?
Com’è possibile che una calunnia sulla terra di Israele abbia innescato secoli di distruzione? Cercheremo di penetrare oltre il velo della storia, e scoprire il filo invisibile che unisce le lacrime del deserto al crollo delle pietre sante di Yerushalayim, un filo fatto di “ombre”, di radici nei mondi superiori; il segreto che guida per sempre il popolo d’Israel, cioè l’unione tra l’universo materiale e spirituale.
Vedremo prevalentemente due visioni quella di Rabbenu Bechaye e quella di Rabbì Chaym di Volozhin.
Di fronte il rapporto disfattista degli esploratori, Calev e Yehoshua cercano di spiegare che l’influenza protettiva celeste dei Cananei definita “ombra” è venuta meno. Così come l’ombra protegge dal sole, l’angelo tutelare protegge il suo popolo, quell’angelo che il Talmud (Meghillà 3a) chiama “Mazal”, ovvero ciò che comunemente è chiamato Angelo custode, un’entità spirituale che, oltre a proteggere, fa percepire cose che la persona stessa non vede (vedi il passo del Talmud sulla profezia di Daniele). Quando si dice “la loro ombra si è allontanata da loro”, si sta dicendo che la forza spirituale che li difendeva è venuta meno, e quindi non c’è più nulla da temere, né nel mondo terreno né in quello celeste. Rabbenu Bechayè porta anche un Midrash secondo cui il venire meno dell’ombra è un segno di morte imminente, come si manifesta nella notte di Hoshana Rabbà: chi non proietta ombra alla luce della luna è destinato a morire. L’“ombra” è segno dell’esistenza spirituale e del diritto a un posto sulla terra; se essa svanisce, anche il corpo perde il suo diritto all’esistenza. Infine, Rabbenu Bechayè conclude che Calev e Yehoshua non si riferivano solo al fatto che Dio fosse con Israele (che già basterebbe), ma che anche i poteri angelici delle altre nazioni sono ormai decaduti. Quando l’ombra scompare, la sentenza è già stata scritta in cielo. Questi popoli sembravano forti e invincibili, ma la loro forza era solo apparenza: nei mondi superiori erano già stati abbattuti. A rafforzare questa lettura arriva Rabbi Chaym di Volozhin, nel suo capolavoro “Nefesh HaChayim”: “Ogni realtà materiale ha una radice spirituale. Quando la parte spirituale si distrugge, anche quella materiale crolla”. Dunque, i Cananei apparivano giganti, ma erano come gusci vuoti: senza radice, senza sostegno, senza ombra. E questo principio — che la realtà spirituale precede e determina quella fisica — è anche il segreto della distruzione del Bet HaMikdash. Non furono le legioni Babilonesi o Romane a distruggere il Tempio. Fu il popolo stesso, con i suoi peccati, le sue divisioni, la lashon harà, a frantumare la struttura spirituale del Mikdash nei cieli. E quando il santuario superiore cadde… anche quello in terra non poté più reggersi. Come dice Rabbi Chaym di Volozhin: “I nemici macinarono farina già macinata”.
Quando non ci si rende conto che ogni forza materiale è sostenuta da una spirituale, il Tempio si distrugge, così come le tavole della legge diventano materia pesante se le lettere volano in cielo, così come il corpo non funziona senza la sua anima. Racconto sempre del Baba Sali quando pregò per indebolire e sconfiggere l’angelo dei terroristi di un noto evento in un aeroporto, così fu. Yaakov combatté l’”angelo” di Esav, in Egitto si combatté l’”angelo” dell’Egitto e così in ogni cosa. Oggi, in un mondo che crede solo in ciò che si vede, la Torà ci insegna: “Non temere la forza visibile, se dietro non c’è un’ombra spirituale.”
E viceversa: “Anche ciò che è fragile fuori, ma saldo nei cieli, non cadrà.”
Cammina sotto l’ombra di Hashem, come dice il Salmo 121: “Hashem è la tua ombra, alla tua destra.”
E anche se tutto il mondo sembra tremare, chi ha l’ombra della Shechinà sopra di sé, non vacillerà mai,
così come il popolo che siede nella Sukkà, fragile e aperta, ma saldamente protetto dall’ombra della fede.
Shabbat Shalom