La mitzwah fondamentale di rosh ha-shanah è il suono dello shofar. La Torah chiama rosh ha-shanah yom teruah- il giorno del suono. I chakhamim paragonano i suoni centrali dello shofar (teru’ah, shevarim, shevarim teru’ah) a diversi tipi di pianto. R. Zvi Sobolofsky si chiede: perché il pianto è l’elemento centrale di rosh ha-shanah? Il pianto è il riflesso dei sentimenti più intimi di una persona, e ugualmente il suono dello shofar dovrebbe scaturire dal profondo della nostra anima.
La pratica delle mitzwot attraverso le varie parti del nostro corpo rappresenta la nostra volontà di servire H. con quelle membra. Con le nostre mani indossiamo i tefillin, con la nostra bocca preghiamo e recitiamo le berakhot, ma lo shofar è diverso, perché dedichiamo ad H. il nostro respiro. Simbolicamente attingiamo alla parte più nascosta di noi. Il termine ebraico che indica il respiro, neshimah, è legato a neshamah, anima. Lo shofar è pertanto espressione della nostra interiorità. Tre eventi storici in modo particolare sono legati allo shofar: la legatura di Ytzchaq, che culmina con l’offerta di un montone in sostituzione del nostro patriarca, il matan Torah (dono della Torah), che ricorderemo varie volte nella ‘amidah di musaf, e la redenzione futura, che sarà accompagnata dal suono dello shofar.
C’è però un altro aspetto, apparentemente secondario, che accomuna questi tre eventi, la presenza di un asino. Andando verso il luogo del sacrificio Avraham e Ytzchaq cavalcano un asino, in sella ad un asino Mosheh torna in Egitto, dando il via alla liberazione del popolo ebraico, ed il Mashiach arriverà su un asino. Qual è il legame fra shofar e asino? L’asino è un animale particolare, pur non essendo kasher, il primogenito dell’asino ha una santità particolare e deve essere riscattato. Esteriormente l’asino sembra essere molto lontano dalla santità, ma dispone di una sua sacralità interna. Lo shofar e l’asino rappresentano la nostra aspirazione alla santità, anche se le nostre azioni e manifestazioni esteriori non lo danno ad intendere. Cerchiamo quindi di trarre ispirazione dallo shofar della legatura e del dono della Torah, e concentriamoci sul nostro desiderio di qedushah, di modo tale da meritare di sentire l’altro suono dello shofar, quello della venuta del Mashiach.
Shanah tovah a tutti voi!