La parashà di Korach prende il nome dalla persona che ha tentato di scalzare Mosè ed Aronne dalla loro posizione di potere. Non è la prima volta che vengono sollevate proteste contro Mosè e non sarà neanche l’ultima. Ciò che contraddistingue questa sollevazione dalle altre è il fatto che non avviene per lamentarsi della mancanza di acqua, di pane e di altro cibo, oppure del timore di andare a combattere per conquistare la Terra promessa: in questo caso viene messa in discussione la Leadership dei due fratelli e la bontà della loro ispirazione divina.
Le controversie di ordine politico per occupare posizioni di potere sono antiche come il Mondo e la Torà – che è appunto Torath Chayim, un insegnamento per la vita dell’uomo di ieri e di oggi – non può mancare di indicarci quale sia una linea ideale di comportamento.
La contestazione del potere di Mosè e Aronne viene giustificata con un argomento estremamente semplice e convincente, diremmo noi democratico: “L’assemblea è formata da persone che sono tutte sante” nel senso che sono tutte uguali e hanno ascoltato la voce del Signore ai piedi del Sinai e non c’è alcun motivo che voi vi eleviate sulla radunanza del Signore”. In una parola vi siete appropriati del potere contro ogni regola e avete assunto troppo potere: “Rav lakhem” vi siete preso troppo onore .”. Ma come è riuscito Korach a convincere le altre persone?
Il Midrash (citato da Rashi) dà questa spiegazione: “Come li ha raccolti? Con parole di scherno. Tutta quella notte è andato da una tribù all’altra e li ha sedotti: voi pensate che io mi preoccupo solo per me? Io mi preoccupo per tutti. Questi sono venuti e si sono presi tutto il potere : A uno (Mosè) il governo, al fratello (Aronne) il sacerdozio, e così tutti si convinsero”. Si crea così la coalizione di tutte quelle persone che pensano di essere state discriminate, nonostante fossero persone di alto livello (capi d’Israele): a protestare non sarà quella “accozzaglia” (Asafsuf e Erv rav) che si era lamentata in passato per la mancanza di cibo. Il grido finale sarà una frase che ha la funzione di mettere in ridicolo quanto promesso da Mosè: “Non vi è bastato di averci fatto salire da una terra stillante latte e miele (cioè l’Egitto!) per farci morire nel deserto, tanto che volete anche imporre a noi il gusto di dominarci”: una frase quest’ultima che sembra sia stata pronunciata da Datan e Aviram che a quanto pare avevano un conto aperto con Mosè fin dai tempi della schiavitù egiziana.
L’episodio solleva diverse questioni e tra queste:
1) Perché la sollevazione contro Mosè ed Aronne sorge proprio ora? Il diritto dell’accesso ad occupare posizioni di potere era già stato argomento di discussione, ma non aveva portato a una vera e propria sollevazione.
2) Perché il popolo si lascia convincere dagli argomenti di Korach, nonostante avesse avuto esperienza di tutti i miracoli fatti da Mosè fin dai tempi della schiavitù?
3) Dato che la Mishnà mette a confronto Hillel e Shammai con il caso di Korach e la sua congrega, cerchiamo di capire che insegnamento possiamo trarre oggi da questo confronto.
Ramban risponde ai primi due quesiti.
Rispetto al primo, scrive che la rivolta non poteva scoppiare in un altro momento, perché il prestigio e l’autorità di Mosè erano tali che il popolo avrebbe lapidato qualsiasi persona lo avesse messo in discussione. L’arrivo nel deserto di Paràn e ciò che vi accade cambia in maniera drastica la situazione: una parte del popolo muore in varie circostanze, decimato da un’epidemia, capi eminenti delle 12 tribù muoiono, tutto il popolo dovrà morire nel deserto per le colpe seguite all’esplorazione. Il prestigio di Mosè è sceso ai minimi livelli e il morale del popolo era abbattuto: era finalmente arrivato il momento per Korach di lanciare la sfida a Mosè e ad Aronne e incitare il popolo a ribellarsi: in questa situazione Korach ha avuto gioco facile e la gente gli ha dato ascolto.
I rivoltosi usano due argomenti di natura diversa: Korach sostiene aspetti religiosi collegati con la santità: il sacerdozio e il servizio nel Tempio e la santità di tutto Israele; Datàn e Aviràm si lamentano di cose terrene e materiali: nessuna terra stillante latte e miele, ma solo arido deserto, e nessun campo da lavorare; parallelamente, le punizione verranno dal cielo – un fuoco celeste distrugge i 250 uomini che richiedono il sacerdozio- e dalla terra che si apre e divora chi chiedeva beni materiali o voleva tornare in Egitto.
I personalismi non creano futuro
Korach non dimostra molta intelligenza nell’analizzare i miracoli di cui è stato protagonista Mosè dall’inizio della storia egiziana: l’uscita dall’Egitto, il passaggio del Mar Rosso, la rivelazione sul Sinai, la discesa della manna e delle quaglie, la vittoria contro ‘Amalek ecc: questi eventi eccezionali necessitavano una personalità forte che potesse godere anche del riconoscimento divino. Se la sua sete di potere era così forte, perché non è intervenuto prima? Come si è detto, la visione parziale di Korach, – accecato dal desiderio di potere – gli aveva impedito di avere una visione più obiettiva degli eventi e dei personaggi che li avevano creati. Il Natziv di Volozhin sostiene che c’era nell’atteggiamento di Korakh anche il desiderio di essere più vicino all’esercizio delle attività sacre, un amore per Dio e per il sacro. Korakh tuttavia pensava che il ruolo sacerdotale lo avrebbe portato a un livello spirituale più alto in maniera automatica: Mosè ed Aronne non erano in quel ruolo per motivi burocratici, ma per la storia e il carattere che li avevano contraddistinti.
Un incarico per quanto prestigioso non può cambiare la persona se non ne ha la stoffa.
L’errore di Korach e degli altri aspiranti al sacerdozio è stato nel credere che bastasse ottenere un certo incarico, per poterlo svolgere proficuamente. Ognuno dovrebbe sapere quali sono i suoi limiti e ambire a occupare posizioni che sono veramente alla sua portata, dove può svolgere veramente i compiti che il ruolo comporta. Rashi scrive: il mattino non si può cambiare con la notte. Ci sono tanti livelli di santità da quella del Gran Sacerdote a quella del sacerdote semplice, del levita ecc: ognuno deve sapere qual è il suo posto naturale.
Il Rabbi di Kozk dice: lui aveva visto che, quando cantava i suoi canti sulla pedana, aveva avuto successo come Levita, e raggiungeva alti livelli: perciò pensava che lui avrebbe potuto arrivare a toccare livelli di santità più alta, fino a entrare nel Santo dei Santi. Korach non aveva capito che il suo successo dipendeva dal fatto che nel Santo dei Santi c’era Aronne che influenzava chi stava all’esterno, Anche Korach aveva potuto raggiungere il livello che gli competeva perché c’era qualcuno che guidava la “marcia”. Solo quando ognuno occupa il suo posto, allora tutti hanno successo.
Cosa pensano i Maestri sulla controversia in generale e in particolare su quella di Korach e delle persone che si erano unite a lui?
Ecco le parole della Mishnà (Avot 5:17)
Ogni controversia per amore del cielo avrà alla fine un valore permanente, ma ogni controversia che non sia per amore del cielo non avrà un valore permanente. Qual è una controversia per amore del Cielo? La discussione tra Hillel e Shammai. Qual è una controversia non per amore del Cielo? La controversia di Korach e della sua congrega.
Menahem Meiri (Catalogna, 1249–1306) spiega questo insegnamento nei seguenti termini:
La discussione tra Hillel e Shammai: Nei loro dibattiti, uno di loro prendeva una decisione e l’altro discuteva contro di essa, per il desiderio di scoprire la verità, non per irascibilità o desiderio di prevalere sui suoi simili. Un argomento non per amore del Cielo era quello di Korach e della sua congrega, perché sono venuti a minare il nostro maestro Mosè …… e la sua posizione, per invidia, polemica e ambizione per la vittoria (Bet habehirà ad loc.).
Quando la discussione è doverosa…
I Maestri tracciano una distinzione fondamentale tra due tipi di conflitto: discussione per amore della verità e la discussione per amore della vittoria. A causa dell’evidente discrepanza tra ciò che i ribelli dicevano e ciò che cercavano (siamo tutti santi, non ci deve essere alcuna gerarchia, la gente non ha bisogno di leader, tutti abbiamo sentito la parola di Dio) è evidente che il loro obiettivo non è la ricerca della verità, ma il desiderio di occupare posizioni di potere, La risposta di Mosè è in questo caso assai diversa da quella che dà a Giosuè, quando per difendere il ruolo di Mosè, denuncia Eldad e Medad che profetizzano nell’accampamento: in quel caso Mosè risponde “Magari tutto il popolo del Signore fosse fatto di profeti”, Le intenzioni di Korach e della sua congrega non erano tese al raggiungimento della verità, ma alla conquista di posti di potere.
Bisogna notare che nel testo della Mishnà non è scritto “la controversia tra Mosè e Korach e la sua congrega”, ma “la controversia tra Korach e la sua congrega”. In realtà Korach era riuscito a trascinare nella sua rivolta e farsele alleate molte persone, ma ognuno dei partecipanti alla rivolta aveva obietti e motivazioni diverse.
Korach sosteneva che a Mosè, figlio di Amram il primogenito di Levi, era stato assegnato il ruolo di capo del governo; a lui, figlio di Izhar, secondo figlio di Levi, sarebbe spettato il ruolo di Gran Sacerdote;
I figli della tribù di Reuven avevano un altro motivo: era stata loro tolta la primogenitura e trasferita a Giuseppe e ai suoi figli: nella sua posizione naturale di primogenito, gli sarebbe spettato il ruolo di Gran Sacerdote, se non di capo del popolo
Gli altri rivoltosi erano capi importanti, probabilmente primogeniti, cui sarebbe spettato un ruolo sacerdotale nella guida del popolo.
Tutte queste persone avevano storie e obiettivi diversi e anche in contrasto tra loro e la controversia tra loro sarebbe sorta dopo il successo della rivolta. In realtà non erano interessati a stabilire quale fosse la soluzione migliore per il popolo, dimentichi del ruolo che avevano svolto Mosè e Aronne lungo tutta la vicenda: tutto il popolo si sarebbe forse estinto in Egitto e la promessa divina non si sarebbe avverata. Questa mancanza di riconoscimento dei meriti di Mosè e la presunzione di sapere e poter fare meglio di lui, costringono Mosè a irrigidirsi dopo un primo momento in cui cerca di dialogare con Korach. Dopo tutto ciò che era accaduto, considerando il difficile futuro che si prospettava per Israele, sarebbe stato auspicabile ben altro atteggiamento.
Il popolo d’Israele ha attraversato il deserto dopo l’uscita dall’Egitto e il deserto dei popoli dopo la distruzione del II Tempio. La lettura della parashà di Korach ci deve portare a riflettere sul fatto che una generazione e i suoi leaders che hanno visto grandi miracoli ed eventi, unici nella storia dell’uomo, dovrebbero riflettere prima di prendere posizioni contrapposte, specie dopo le grandi perdite subite dal popolo d’Israele. E’ invece necessario attivarsi per non disperdere il patrimonio di grandezza e di fratellanza che ha permesso al popolo d’Israele, unico tra tutte le genti più antiche, di risorgere dopo quasi duemila anni di diaspora.
Scialom Bahbout
Ramban (Gerona 1194 – Ako Israel 1270)
Rabbi Moshè ben Nachman è tra i grandi Maestri di tutte le generazioni. Rav Posek, Morè, Commentatore, Kabbalista , Filosofo e Medico. Studia presso Rabbi Yehudà bar Yakar, da Rabbi Meir bar Izchak di Provenza, che ha ricevuto la tradizione del Maestro Ravad e dei suoi coetanei e dei maggiori studiosi spagnoli del suo tempo. Ramban ha fatto una sintesi di tutto ciò che aveva studiato dai suoi maestri ed ha creato un sistema già 200 anni prima della cacciata dalla Spagna.. Tutti i più importanti studiosi di Spagna furono suoi allievi.
Ha scritto hiddushim sulla maggior parte dei trattati talmudici, responsa e importanti libri di Halakhà. Ha partecipato alla famosa disputa di Barcellona contro un rappresentante della Chiesa a difesa dell’ebraismo. Ha assunto un atteggiamento moderato nella polemica su Rambam. Preferì la kabbalà alla filosofia. Una tradizione lo considera come la persona che decise di diffondere il libro dello Zohar. Sali in Israele in vecchiaia..
Il suo commento alla Torà assomiglia ai suoi commenti al Talmud: onora ai suoi predecessori (Rashi e Rambam) ma esprime sempre la sua opinione, valendosi anche di approfondimenti di kabbalà.