Fra le norme che regolano la lettura della Meghillàt Estèr (il rotolo dì Estèr), la seguente può sorprendere per la sua ovvietà: “Chi legge la Meghillà al contrario, non esco d’obbligo”: non si adempie all’obbligo della lettura della Meghillà, se la si ascolta a lettura già iniziata. Forse i Maestri intendono insegnarci che entrare il Bet Ha-Kenesset non è un teatro o un cinema, dove si entra a volte a rappresentazione già iniziata, perché chi perde l’inizio della storia corre il rischio di fraintenderla o di non capirla affatto.
Rabbì Barùkh di Medzibodz così interpretava questa norma, “Così come in ogni generazione l’uomo ha il dovere dì considerare se stesso come se proprio lui fosse uscito dall’Egitto, allo stesso modo l’uomo deve capire che in ogni generazione di sono Hamàn e Mordekhài: quindi chi legge la storia di Estèr al contrario, cioè come se quanto è avvenuto ai tempi di Mordekhài e Hamàn riguardasse solo il passato, non ha adempiuto al precetto”. Secondo Rabbì Barùkh, Purìm è una festa che non solo è attuale e viva, ma, a ben guardare il cammino ebraico, ogni giorno è Purìm (“sorti” in ebraico), perché ogni giorno si giocano le sorti del popolo ebraico.
A parte la lettura della Meghillà, le azioni che l’ebreo è chiamato a compiere sono il banchetto, l’invio di cibi speciali agli amici, l’aiuto ai più bisognosi: questi comportamenti, ai quali possiamo anche aggiungere gli usi di mascherarsi e di alzare un po’ il gomito, riguardano soprattutto il corpo: infatti ai tempi di Estèr e Mordekhài erano in gioco soprattutto le sorti del “corpo” d’Israele.
Chanukkà e Purìm, feste entrambe stabilite in epoca successiva alla Torà, sono tra loro complementari. Chanukkà fu istituita per rafforzare nelle generazioni la coscienza che senza una spirito e una cultura ebraica viva, Israele non può avere futuro: Purìm ci ricorda la necessità di difendere con ogni mezzo il corpo di Israele, la sua stessa esistenza fisica. Al di là delle apparenze, la storia di Estèr e Mordekhài non è solo un episodio della storia ebraica, o una leggenda: è purtroppo un motivo ricorrente dell’esistenza ebraica.
Questa storia era però già scritta nella Torà, prima ancora della Creazione. Secondo il midràsh, al momento della creazione esisteva già il trono divino (a s k kissè): tuttavia, fintanto che esisterà Amalèk, questo trono non potrà considerarsi completo.
Quando gli ebrei erano appena usciti dall’Egitto, Amalèk li aveva attaccati alle spalle e aveva fatto strage tra le persone più deboli: donne, i vecchi e i bambini: Israele però riuscì a contrattaccare e a sconfiggere Amalèk. A conclusione della vittoria contro Amalèk, leggiamo nel libro dell’Esodo (17: 14-16).
“Il Signore disse a Mosé: “Scrivi in un libro il ricordo di questo grande avvenimento e trasmettilo oralmente a Giosuè, perché io ho stabilito di cancellare la memoria di Amalèk di sotto il cielo. Mosé costruì un altare che denominò: “Il Signore è il mio vessillo”. E disse: “Il Signore giura sul Suo trono (kes Ya) guerra ad Amalèk di generazione in generazione””.
Quindi, dopo la prima vittoria contro Amalèk, Dio stesso giura sul suo trono di cancellare Amalèk; ma, sia la parola trono che il nome divino usato dal testo sono incompleti: kes (trono) manca della alef e Ya (Signore) è composto solo dalle prime due lettere dei Tetragramma: il nome di Dio – sia Elokìm, che inizia con la alef, che Hashem, il Tetragramma – non sarà completo fin tanto che Amalèk, assurto a simbolo dei male, non verrà eliminato. Questa eliminazione non gioverà solo al popolo ebraico, che pure ne è stato la prima vittima, ma all’intera Umanità. Compito dell’uomo è quindi quello di reintegrare la alef del Trono divino, e, assieme ad essa, la alef del nome divino Elokìm: il Nome sarà allora completo e la alef tornerà ad essere la prima lettera della Torà. Essa riconquisterà così il posto che le spetta, posto da cui era stata detronizzata dalla Bet di Bereshìt, la prima lettera della Torà. Allora la alef di Adàm incontrerà la alef di Elokìm.
Con una delle loro affermazioni paradossali i Maestri aggiungono che “in futuro, nei tempi messianici, tutti i libri dei profeti e degli agiografi saranno annullati, escluso il rotolo di Estèr, che continuerà a esistere come la Torà scritta e come le norme della Torà orale, che non verranno mai annullate”. Ciò nonostante, essi aggiungono, il ricordo di tutti i dolori legato ai molti Purìm della storia di Israele verrà cancellato.