Una delle attacchi più infamanti cui è stato oggetto l’ebraismo, e con lui la Torà e la Halakhà, è stata l’accusa che la Bibbia inciterebbe a una “applicazione” pratica della cosiddetta legge del Taglione – “Occhio per occhio e dente per dente” – per chi procura un danno fisico a una persona bisogna procurargli lo stesso danno. I Maestri nel Talmud hanno sempre stabilito che non si tratta di un intervento brutale sul corpo dell’uomo, ma di un risarcimento pecuniario, cosa dimostrabile anche secondo la logica: lo scopo è quello di esercitare la giustizia e quindi tutto viene fatto attraverso i Tribunali e non per vendetta: del resto la reazione a una prepotenza o a un sopruso è spesso ben più violenta, mentre la Torà stabilisce innanzi tutto un termine chiaro di eguaglianza.
Ma cosa significa questa frase che è talmente penetrata nel nostro linguaggio che oramai ne abbiamo perso il vero significato. Anche chi è più esperto nel linguaggio biblico, per lo più, afferma che questa norma non è mai stata applicata alla lettera. Ma qual è il suo significato letterale? Non si tratta di una interpretazione tarda e apologetica, per contrastare l’interpretazione che ne hanno dato i rappresentanti della Chiesa: la comprensione del passo necessita di conoscenze non solo linguistiche, ma anche di come l’hanno applicata i Tribunali rabbinici nel corso della storia da Mosè in poi.
In questo scritto cercherò di chiarire qual è il significato da dare a questa espressione analizzando : a) le singole parole, per evincerne il significato letterale nel contesto del pensiero e delle leggi della Torà; b) l’applicazione pratica di questa norma come hanno fatto i Maestri del Talmud.
Vedremo infine l’opinione di Emmanuel Levinas attraverso un’analisi ampia del testo biblico
Questi i testi della Torà:
Esodo Cap. 21 (18 – 19)
Se degli uomini litigano e uno di loro colpisce l’avversario con una pietra o con un pugno e l’altro non muore, ma deve mettersi a letto, se quello poi si stabilisce ed è in grado di muoversi fuori di casa con le proprie forze. Chi lo ha colpito sarà innocente, gli dovrà risarcire soltanto il suo periodo di instabilità e pagare le spese per la sua completa guarigione.
Esodo Cap 21 (22 – 25)
Se degli uomini lottano e colpiscono una donna gravida causandole l’aborto senza conseguenze fatali (per la donna, il responsabile) deve essere punito con una pena (di indennizzo) in seguito a esplicita denuncia del marito; il colpevole dovrà risarcire secono quanto stabilito dai giudici. Tuttavia se alla donna dovesse sopravvenire una conseguenza fatale, allora dovrai dare vita per vita; occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede x piede, ustione per ustione, ferita per ferita, frattura per frattura.
Levitico Cap. 24 (17 – 21)
Chi percuote a morte un uomo dovrà essere messo a morte.
Chi percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita.
Se uno darà una lesione al suo prossimo, come ha fatto così sarà fatto a lui: 20 frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; come darà un difetto all’uomo così sarà dato in lui.
Chi uccide un capo di bestiame lo pagherà; ma chi uccide un uomo sarà messo a morte.
Ci sarà per voi una sola legge per il forestiero e per il cittadino del paese; poiché io sono il Signore vostro Dio».
L’interpretazione cosiddetta letterale non è mai stata applicata
Nel Talmudvengono portate molte prove per dimostrare che non è possibile interpretare questi versi, per così dire, alla lettera, ma come riferentesi al pagamento di un’ammenda pecuniaria. Questo uno dei numerosi passi:
Rabbi Shimon Bar Yochai dice: Occhio per occhio – denaro. Vuoi dire che si tratta di togliere l’occhio e non di pagamento di denaro? Chi colpisce chi è ceco d’un occhio e lo rende (del tutto) ceco, oppure uno senza mano che gli si tolga l’altra mano, oppure uno senza una gamba che gli si tolga l’altra gamba, come posso applicare la norma “occhio per occhio”?. La Torà dice: una sola legge sarà per voi (24, 22): una legge uguale per tutti. La scuola di Rabbi Chizkià dice: “occhio per occhio” e non “occhio e vita per occhio”, perché togliendogli l’altro occhio (corri il rischio di) ucciderlo. (Bavà Kamà 83 b – 84a)
Molti commentatori osservano che è impossibile produrre a una persona lo stesso danno da lui procurato in qualsiasi parte del corpo. Ibn Ezrà dice che non è possibile interpretare il testo se non basandosi su quanto è stato trasmesso dalla tradizione orale: è impossibile procurare in modo volontario una ferita imitando una ferita fatta involontariamente: l’interpretazione trasmessa oralmente dai padri vale quanto se non più di quella scritta perché è una testimonianza di come è stata applicata e quindi interpretata. Ma non si tratta solo di motivi tecnici. Il testo dice “non prendete riscatto per la vita di un assassino che sia così malvagio da meritare di morire, perché dovrà essere giustiziato” (Numeri 35, 31) – (questo significa) non prenderai riscatto per la vita dell’assassino, ma riscatto per le membra danneggiate che non ricrescono potrai prenderlo.
Quest’ultima affermazione viene poi usata da Rambam: non si può prendere un riscatto per la vita di un assassino, ma per riscattare le membra danneggiate si può. Possiamo aggiungere che questa è l’unica cosa che si può, anzi si deve fare. Questa affermazione è confermata da quanto dice la Torà al cap. 21: Se degli uomini litigano e uno di loro colpisce l’avversario con una pietra o con un pugno …. chi lo ha colpito dovrà risarcire soltanto il suo periodo di instabilità e pagare le spese per la sua completa guarigione. Aggiunge Rambam che queste regole sono state applicate da ogni Tribunale in questo modo fin dai tempi di Mosè nostro Maestro in ogni generazione. La prova determinante per la comprensione della norma è stata il modo in cui è stata applicata dai Tribunali in tutte le generazioni ed è quindi l’unica valida.
Il risarcimento può essere solo pecuniario: se qualcuno volesse togliersi le membra colpite, piuttosto che pagare un risarcimento in denaro? Rambam afferma che questa opzione è impossibile perché non si può fare un risarcimento asportando membra dal corpo umano che non gli appartengono.
Rimane da capire perché la Torà non usa un linguaggio ancora più chiaro: avrebbe potuto dire “pagherà” (Yeshallem) occhio per occhio … Il Maharal così risponde a questa domanda nel suo commento a Rashi: quando una persona uccide un animale e paga il danno, poi può sentirsi che non ha alcuna colpa; quando invece si uccide un essere umano, la persona deve sentirsi colpevole tanto da dover meritare una pena. Una volta pagato il prezzo della mano e tutti gli altri costi connessi, la persona potrebbe sentirsi innocente. Ma non è così: la persona dovrà ancora chiedere perdono per ciò che ha fatto : per questo la Torà usa questa espressione, per affermare che, se fosse possibile, la punizione che dovrebbe ricevere è il taglio della mano. … E Rambam trasforma questa affermazione in una norma: dopo avere pagato, dovrà chiedere perdono alla persona danneggiata e questa non dovrà essere crudele, ma essere pronto a perdonare.
Il “vero” significato di Occhio per occhio
La domanda ulteriore è comunque se l’interpretazione ritenuta “letterale” sia davvero quella giusta oppure se dobbiamo analizzare meglio le parole del testo. Il commentatore Benno Jakov analizza questo testo attraverso una verifica di molti passi biblici, e arriva alla conclusione che il significato letterale è proprio quello dato dai Maestri e cioè che si tratta di un pagamento al posto del danno procurato.
La parole chiave sono תחת (Tàchat) e il verbo נתן (Natàn). Il verbo Natàn (dare) viene usato quando ci sono dei passaggi di proprietà da una mano all’altra, da una persona all’altra. La parola Tachat non significa che la persona subirà la stessa fine (se ha tolto un occhio al suo posto dovrà essergli tolto un occhio), ma al contrario. E’ scritto ויעלהו לעולה תחת בנו(lo sacrificò come olocausto al posto del figlio). Abramo sacrificò l’ariete al posto di Isacco, ma non perché Isacco non era stato sacrificato. Lo stesso possiamo dire in altri due casi in cui è chiaro che la funzione della parola Tahat sta ad indicare che c’è stata una sostituzione; Giuda chiede di rimanere in prigione al posto (Tachat) del fratello Beniamino e le due spie inviate da Giosuè a perlustrare Gerico dicono a Rahav che li ha ospitati “noi moriremo al posto tuo se qualcuno vorrà uccidervi”
Infine, un’ultima nota: l’ultimo verso del Levitico (24, 21) sembra del tutto inutile in quanto è già stato tutto chiarito prima, ma proprio in chiusura vuole affermare un concetto molto importante “Chi uccide un capo di bestiame lo pagherà; ma chi uccide un uomo sarà messo a morte”: la vita di una persona non può essere messa sullo stesso piano della vita di un animale! Il pagamento di un’ammenda per le sole membra non deve farci dimenticare che abbiamo a che fare con un essere umano.
La lettura di Emmanuel Lévinas
(Difficile Liberté ed. Albin Michel pp. 194 – 196; Edizione italiana a cura di Silvano Facioni; Jaca Book, pp 185 – 187)
Il principio “occhio per occhio” cerca solo la giustizia
Leggiamo adesso qual è l’analisi che, dopo avere citato i versi in questione, Emmanuel Levinas, fa di questa norma.
Parole severe! Quanto sono lontane da quelle che esaltano la non resistenza al male. Avrete sicuramene pensato a quest’altra pagina delle scritture: il giusto “che porge la sua guancia a chi lo colpisce, si sazia di umiliazioni”. Riconoscete questa pagina e vi richiamate ai riferimenti. Si tratta ovviamente delle Lamentazioni di Geremia 3,30. Ancora un frammento, altrettanto antico, del Testamento!
Frattura per frattura! Parole severe ma dall’esigenza nobile. Nel loro rigore comandano dall’alto. Almeno ammiriamone la parte finale che enuncia l’unità del genere umano. Per diffondersi sulla terra, tale messaggio di universalismo non ha aspettato che l’industria ci rivelasse o ci imponesse la solidarietà su scala mondiale. Una legge unica per tutti: ecco il principio che l’Antico testamento infischiandosene delle ripetizioni, ci ripete all’incirca 50 volte nelle righe tuttavia così concise e definite del suo primo Rotolo. Allora come è possibile supporre che un pensiero che – all’epoca delle tribù e dei clan – si è innalzato fino alla visione dell’intera umanità, abbia potuto rimanere attaccat alla legge della giungla? Vorrei mostrarvi la saggezza che si esprime in queste parole misteriose e il dramma a cui risponde: esiste un dramma della giustizia che si umanizza.
Dente per dente, occhio per occhio: non si tratta del principio di un metodo del terrore; non si tratta di un freddo realismo che crede all’azione efficace e disdegna le effusioni sentimentali riservando la morale agli orfanatrofi; non si tratta affatto di un una vita sovrumana ed eroica da cui bisognerebbe bandire il cuore e la pietà; non si tratta del modo di compiacersi nella vendetta e nella crudeltà in cui si bagnerebbe un’esistenza virile. Queste motivazioni sono sempre state estranee alla Bibbia ebraica. Vengono dai pagani, da Machiavelli, da Nietzsche.
Il principio “occhio per occhio” cerca solo la giustizia
State tranquilli: il principio – apparentemente così crudele – enunciato dalla Bibbia cerca solo la giustizia. Si inserisce in un ordine sociale in cui nessuna sanzione, per leggera che sia, viene comminata al di fuori di una sentenza giuridica. I rabbini non hanno mai compreso né applicato tale testo letteralmente. L’hanno invece interpretato alla luce dello spirito che percorre l’intera Bibbia. Questo modo di comprendere ha un nome: Talmud. I dottori del Talmud hanno anticipato gli scrupoli dei moderni: dente per dente consiste in una pena pecuniaria, un’ammenda. Il passaggio relativo ai danni materiali che la Bibbia esige in caso di perdita del bestiame non è affatto comparabile alla legge del taglione. Piuttosto invita a rileggere i versetti relativi alle lesioni procurate all’uomo, come se la questione dei danni dovesse trascinarlo davanti al giudice rispetto alla nobile collera suscitata da tale misfatto. La violenza chiama violenza. Ma si deve arrestare la reazione a catena. Questo è giustizia, o almeno questa è la sua missione una volta che il male è stato commesso. L’umanità nasce nell’uomo nella misura in cui questi è capace di ricondurre le offese mortali a liti di ordine civile, nella misura in cui è capace di riparare quanto è riparabile ed è capace di rieducare il colpevole. All’uomo non basta soltanto una giustizia senza passione. Abbiamo bisogno di una giustizia senza boia.
E’ qui che il dramma si inasprisce. Orrore del sangue, giustizia fatta di pace e di indulgenza, necessaria, l’unica possibile da subito: è in grado di garantire l’uomo che vuole salvare? Perché è una via ampia offerta ai ricchi! Sono loro che possono pagare senza problemi i denti rotti, gli occhi cavati, le gambe spezzate di quanti li circondano. Ormai oltraggio e ferite hanno un prezzo di mercato, un aspetto monetizzabile. Tale condizione non riguarda solo la legge che sostituisce l’ammenda alla sofferenza. Perché tutto quello che si paga a cuor leggero, col corpo sano e in piena salute, ritorna all’ammenda. La ferita monetizzabile non è mortale, il mondo rimane accogliente per i forti. Sempre che abbiano i nervi saldi. L’evoluzione della giustizia non può dirigersi verso il rifiuto di ogni giustizia, verso il disprezzo di quell’uomo che vuole far rispettare. E’ necessario salvare lo spirito modificando la lettera del codice. La Bibbia ci ricorda lo spirito d’indulgenza.
La Bibbia accelera il movimento che produce il mondo senza violenza. Se il denaro o le scuse potevano riparare ogni cosa e mettere a posto la coscienza, tale movimento andrebbe al contrario. Sì: occhio per occhio. Tutta l’eternità, tutto il denaro del mondo non possono guarire l’oltraggio che si commette sull’uomo. Ferita che sanguina per sempre, come se la stessa sofferenza fosse necessaria per arrestare questa emorragia senza fine.
Benno Jacob (1862 – 1945)
Ha studiato e ha preso il titolo rabbinico a Breslau (oggi Wroclaw). Ha scritto commenti al libro di Bereshit e di Shemot. Commenti in cui fa un’analisi molto dettaglita del testo, riuscendo a scardinare opinioni distorte sul testo della Torà (come nel caso dell’espressione Occhio per occhio). Ha combattutto l’antisemitismo che si era sviluppato in Germania e poi si è trasferito in Gran Bretagna. Nehama Leibowitz lo cita spesso nei suoi commenti sottolineando che ha imparato da Jakob più di quanto aveva imparato da altri rabbini e commentatori. E’ stato in contatto con Umberto Cassuto e ha attaccato la teoria elaborata dalla scuola di Wellhausen, sostenendo che era influenzata da spirito antisemita.