Tempio di via Eupili – Milano
La Parashà di Nitzavim registra la fine del discorso di commiato di Moshe, discorso iniziato in Parashat Ki Tavo (Devarim 27:1). La Parashà inizia coi seguenti versetti: “Voi state oggi tutti in piedi davanti ad Hashem, vostro D-o: Le vostre teste, le vostre tribù, i vostri anziani e i vostri ufficiali, ogni uomo d’Israele; i tuoi bambini, le tue donne e il convertito che è in mezzo ai tuoi accampamenti, dal taglialegna al raccoglitore della tua acqua, perché tu passi nel Patto e nell’ammonimento di Hashem tuo D-o, che Hashem il tuo D-o forgia con voi oggi» (Dt 29,9-11).
Ci soffermiamo qui ad analizzare una parola, “stare in piedi”, che è una traduzione impropria dell’ebraico Nitzavim. La radice del verbo nitzavim può comporre un’altra forma verbale che significa “rafforzare, fissare saldamente, fare in modo che qualcosa sia fermo; Un’altra forma dello stesso verbo significa “venire e stare in piedi”. La stessa radice fornisce i sostantivi “colonna” (Bereshit 19:26), “leader nazionale” (1 Samuele 13:3, 4, 1 Re 4:18), e “grande pietra posta come indicatore”, spesso specificamente una lapide (Bereshit 28:18, 31:48, 35:20, Shemot 24:20), ma anche gli aggettivi fermo, saldo, permanente. Chiaramente, quindi, la frase di Moshè con la quale si apre la Parashà, significa qualcosa di più: L’espressione usata implica una nazione eretta, ferma, che appare attivamente e deliberatamente in un luogo specifico per un compito specifico, una nazione salda che indica la via della santità.
L’Or haChayim rileva una formulazione apparentemente superflua: Se Moshè ha già detto “tutti voi”, perché specificare poi nel dettaglio a chi si rivolge? Spiega l’Or haChayim: “L’intenzione di Moshè con questo Patto è di infondere reciproca responsabilità in tutti, in modo che ciascuno tenti di impedire al suo compagno di trasgredire la parola di D-o, e siano ritenuti responsabili l’uno dell’altro. La chiara prova di ciò è la conclusione [a questo paragrafo], “Le cose nascoste sono per Hashem, il nostro D-o, e le rivelate sono per noi” (Devarim 29:28)”. D-o ci ha comandato di stabilire un sistema di giustizia, il che significa che siamo responsabili di portare giustizia, tuttavia i peccati commessi in segreto sono per definizione al di là della giustizia umana, quindi spetta a D-o giudicare. In relazione a questo, D-o può ritenere l’intera nazione responsabile dei peccati commessi in pubblico, “i rivelati”, che restano impuniti, poichè questi sono nostra responsabilità collettiva. Non possiamo essere però responsabili collettivamente per i peccati commessi nella privacy, “i nascosti”. L’Or haChayim continua: “Quindi la Torà parla qui della responsabilità reciproca; e questo non è il Patto menzionato verso la fine di Parashat Ki Tavo…” in Devarim 28:69: “Queste sono le parole del Patto che Hashem comandò a Moshè di suggellare con i Figli d’Israele nella terra di Moav”, “…perché quel Patto era con ogni individuo, mentre questo [Patto] obbliga ognuno verso il proprio compagno al meglio delle sue capacità. Quindi l’implicazione delle parole usate all’inizio della Parashà è che questa responsabilità ricade su ogni singolo individuo secondo le sue capacità. E questo segue ciò che i nostri Saggi dicono nel Talmud: ‘Chiunque è in grado di protestare contro [i peccati della] propria famiglia e non lo fa, è ritenuto responsabile dei [peccati della] propria famiglia; Contro [i peccati del] popolo della sua città – è ritenuto responsabile dei [peccati del] popolo della sua città; Contro [i peccati] del mondo intero – è ritenuto responsabile dei [peccati] del mondo intero” (Shabbat 54b). Il motivo per il quale vengono elencate tutte quelle categorie di persone nel versetto è che ciascuno è responsabile per quanto ha la capacità di fare: “Le vostre teste ‘ sono i grandi leader della Torà che hanno il potere di protestare contro i peccati della collettività, “le vostre tribù”, ogni Tribù è responsabile [dei membri di] quella Tribù, “i tuoi anziani e i tuoi ufficiali”, ogni anziano è responsabile della propria famiglia; “ogni uomo d’Israele”, ciascuno è responsabile della propria casa.
Questo richiama alla mente l’adagio di Rambam: “Ogni singola persona ha sia meriti che peccati; Colui i cui meriti sono maggiori dei suoi peccati è un tzaddik, colui i cui peccati sono maggiori dei suoi meriti è una persona malvagia. Allo stesso modo riguardo un paese e al mondo intero: Se i meriti di tutti i suoi abitanti sono maggiori dei loro peccati, ci si troverà in una società giusta, se i loro peccati sono più grandi, ci si troverà in una società ingiusta. Tuttavia questo equilibrio non è secondo il numero dei meriti e dei peccati, ma piuttosto secondo la loro grandezza (Hilchot Teshuva 3:1-2). Il Rambam continua: Lo shofar a Rosh haShanà contiene un’allusione: Svegliatevi, dormienti, dal vostro sonno, risvegliatevi dai vostri torpore! Esaminate le vostre azioni, pentiti e ricorda il tuo Creatore!…
La Parashà di Nitzavim viene sempre letta lo Shabbat immediatamente prima di Rosh haShanà (il più delle volte insieme alla Parashà di Vayelech a volte, come quest’anno, da sola). Il messaggio che convoglia questa Parashà è molto importante soprattutto alla vigilia dei Yamim Noraim. Dopo un’attenta analisi dell’anno passato dobbiamo fare teshuvà, migliorando dove siamo mancati e rafforzandoci dove siamo più deboli. Questo fa parte di un miglioramento che non è solo personale, ma è un miglioramento che contribuisce ad influenzare positivamente il prossimo e a contribuire ad una società più giusta ed equa.