I figli di Ruben avevano molto bestiame e quello dei figli di Gad era molto consistente (Numeri 32:1). Le tribù di Ruben e Gad, si rivolgono a Mosè per chiedere se possono risiedere permanentemente nel territorio a est del fiume Giordano. I figli d’Israele aveva conquistato questa regione dai regni di Sichon e Og e Ruben e Gad decisero che i pascoli rigogliosi di quei territori si adattavano bene a loro, poiché avevano grandi mandrie di bovini.
Chiesero quindi il permesso di stabilirsi in questa regione piuttosto che entrare insieme alle altre tribù nella terra di Canaan. Inizialmente Moshe si adirò per la richiesta di Ruben e Gad, paragonandoli addirittura agli esploratori che avevano causato il prolungarsi del viaggio nel deserto. In seguito, però, acconsentì alla loro richiesta, ma solo quando espressero l’intenzione di unirsi alle altre tribù nella guerra di conquista della terra di Canaan.
Poi, alla fine della storia, una terza tribù entra improvvisamente in scena. La Torah (Numeri 32:33) racconta che Mosè concesse la regione a est del fiume Giordano alle tribù di Ruben e Gad e anche a metà della tribù di Manasse.
Perché alla metà della tribù di Manasse è stata data parte di questo territorio senza averlo chiesto? La richiesta era stata avanzata solo dalle tribù di Ruben e di Gad in base a delle loro peculiari necessità.
La risposta a questa domanda la possiamo trovare, forse, in un episodio raccontato nel brano della Torà della scorsa settimana, la Parashà di Pinechas.
Lì leggiamo di Tzelofchad, un uomo che era morto nel deserto e aveva lasciato cinque figlie e nessun figlio. Le cinque figlie si avvicinarono a Mosè e chiesero il diritto di ricevere la parte del padre della terra d’Israele. Dio parlò quindi a Mosè e affermò che questa richiesta era legittima e che le figlie di Tzelofchad meritavano quel diritto di successione (Numeri 27:7).
Tra l’altro, quando la Torah introduce le figlie di Tzelofchad (Numeri 27:1), lo fa presentando l’intera genealogia della famiglia: “Le figlie di Tzelofechad figlio di Chefer, figlio di Ghilaad, figlio di Makhir, figlio di Manasse, delle famiglie di Manasse figlio di Giuseppe, che si chiamavano Machlah, Noah, Choglah, Milkah e Thirtzah”.
Perché si arriva fino a ricordare Giuseppe?
A prima vista, non sembra esserci alcuna ragione per cui la Torah debba nominare Tzelofchad come discendente di Giuseppe. RaSH”Y (Rabbì Shelomò Yztchaqy, 1040-1105) spiega che la Torah ha sottolineato la relazione tra le figlie di Tzelofchad e Giuseppe, per alludere al fatto che condividevano un amore genuino e speciale per la Terra di Israele. Giuseppe, alla fine della sua vita, fece giurare ai suoi fratelli che avrebbero portato i suoi resti in terra d’Israele per la sepoltura e le figlie di Tzelofchad desideravano con forza una parte di quella terra. La Torah quindi ricollega le figlie di Tzelofchad a Giuseppe per dimostrare il fatto che loro amavano e avrebbero custodivano la terra d’Israele, proprio come il loro antenato.
Questo potrebbe essere il motivo per cui alla tribù di Manasse fu data una porzione di territorio a est del fiume Giordano.
Anche se alla fine la richiesta di Ruben e Gad fu accolta, comunque rivelava e manteneva in queste tribù una mancanza nella loro connessione con la terra d’Israele. La loro volontà di stabilirsi dall’altra parte del Giordano per sistemare le loro mandrie indicava due cose: 1 che non apprezzavano a sufficienza la speciale sacralità della Terra d’Israele; 2. Che preferivano un beneficio immediato rispetto ad uno anche superiore ma ancora da attendere.
Mosè decise quindi di far risiedere nel territorio orientale, una parte della tribù di Manasse, la tribù delle figlie di Tzelofchad, insieme a Ruben e Gad affinché, con il lor esempio, si potesse infondere alle altre due tribù il genuino amore per la terra d’Israele che a loro mancava.
Rav Aharon Kotler (1892-1962), nell’opera Mishnat Rabbì Aharon, spiega che nonostante l’intenzione fosse buona, in effetti quella località transgiordana era idonea per il loro bestiame e per prosperare economicamente, quella scelta rappresenta di fatto la rinuncia alla sacralità della terra d’Israele. Nonostante a quei territori oltre il Giordano verrà estesa la sacralità della terra d’Israele, ci sono mitzwoth quali l’offerta delle primizie, la prelevazione dell’orzo (‘Omer) e i due pani d’orzo, che devono venire solo dal prodotto della terra d’Israele e non dal territorio orientale annesso.
Questa scelta affrettata provoca, un beneficio immediato ma anche una grande perdita, ora ancora non ravvisabile.
È il Midrash che ci illumina su questo punto: I figli di Ruben e Gad erano ricchi, avevano moltissimo bestiame e per questo si stabilirono fuori dalla terra d’Israele. Per questo saranno esiliati prima delle altre tribù…perché a causa della loro ricchezza si sono separati da mezzo i loro fratelli (Bemidbar Rabbà 22:6). Il Santo Benedetto Egli sia disse loro: “voi avete a cuore più il bestiame che le persone. Vi giuro che in questo non ci sarà benedizione”. Riguardo a loro è detto (Proverbi 20:21): un patrimonio acquisito in principio senza fatica alla fine non sarà benedetto (Bemidbar Rabbà 22:8).
Come evidenziato dal Midrash, l’essere pronti – come in questa occasione – a rispondere con leggerezza agli stimoli delle opportunità materiali, provocherà alle tribù di Ruben e Gad di essere esiliate per prime rispetto alle altre.
Per ragionamento a fortiori, da questa storia possiamo imparare quanto grande possa essere la perdita di chi rinuncia alla via della Torà per dare precedenza ai propri bisogni materiali.
Questa scelta, che nel breve termine porterà grandi soddisfazioni, nel tempo perderà la sua benedizione. La conoscenza e l’osservanza della Torà, sono e saranno sempre, la nostra vera ricchezza spirituale e fonte inesauribile per il mantenimento della nostra essenza materiale, Shabbat Shalom!