La narrazione secondo la quale il ritorno degli ebrei in terra di Israele sarebbe una sorta di nuova colonizzazione simile a quella fatta dai paesi europei in Africa, in Asia eccetera, è assolutamente inconsistente e dimostra di non conoscere né la storia, né la cultura, né i riti che caratterizzano la vita ebraica. Spieghiamo perché: se gli ebrei avessero voluto colonizzare un paese qualsiasi avrebbero accettato la proposta di creare uno Stato in Uganda o in Argentina. Questa era una proposta inaccettabile perché gli ebrei in tutto il periodo in cui sono stati in Esilio hanno desiderato sempre di voler tornare solo a Sion (questo dicono gli ebrei nelle preghiere di tutti i giorni …. ). Inoltre il ritorno degli ebrei in terra d’Israele non è iniziato con il congresso di Basilea del 1897. Molti anni prima, gli ebrei, da quando sono stati cacciati dalla terra di Israele, chiamata provocatoriamente Palestina da Adriano per cancellare l’identità ebraica collegata con la terra, hanno cercato di tornare in terra di Israele. Basta leggere le storie dei gruppi e dei singoli che decidono di tornare in Erez Israel.
Questo è avvenuto nel corso dei secoli, ci sono esempi che chiunque può andarsi a leggere nei libri di storia di Israele. A parte questo, ci fu un tentativo di costituire un nucleo di stato ebraico non soggetto alle decisioni dei re o dei dittatori di turno era stato già tentato in periodo non coloniale: L’artefice di questo progetto fu Donna Grazia Mendes che, dopo essere stata costretta a vagare per l’Europa perché non riusciva a stare tranquilla da nessuna parte a causa delle persecuzioni cristiane, decise che era arrivato il momento di tornare alla terra di Israele e cercare un rifugio per il popolo ebraico. Si rivolse quindi al Sultano di Istanbul che accolse con favore la richiesta di Donna Grazia: è evidente che lui riteneva che la Terra d’Israele è il luogo destinato agli ebrei (come risulta dal Corano che lui conosceva molto bene).
L’unico rifugio possibile era la madre patria, e cioè la terra di Israele. Questo ha cercato di fare Donna Grazia Mendes, con il consenso del sultano. Questo accade nel 1550: la morte di Donna Gracia e altri motivi non permisero la realizzazione del progetto., ma dettero la spinta per creare nuove attività nella Galilea portarono all’immigrazione di molti arabi musulmani residenti al nord (Siria, Libano). La crisi che seguì il fallimento del movimento di Shabbetai Zevi, (che era assistito da Natan di Gaza) fece il resto. Quindi gli ebrei erano a Gaza fin dal XVII secolo e anche prima: ebrei rimasti in quelle terre ci furono e questo è testimoniato dai testi.
Come scrive Mark Twain, nel suo reportage sul suo pellegrinaggio assieme a un gruppo di protestanti in terra di Israele, la terra era desolata. C’erano abitanti quasi esclusivamente nelle città sante, le città che sono ricordate nella Bibbia, come in Gerusalemme, Jaffa, Hebron, Safed. Sono città nelle quali gli ebrei hanno continuato ad abitare come comunità e non come singoli, anche nei territori conquistati dai musulmani.
La verità è che il mondo islamico, sotto la spinta di Maometto e dei suoi successori, ha cercato di conquistare e colonizzare quanti più paesi possibili. Si è espanso in tutto il Mediterraneo e ha cercato anche di occupare l’Europa, ma non ci riuscì e fu costretto a interrompere la sua espansione. La narrazione di storici privi delle conoscenze storiche e culturali del popolo ebraico è contraria alla verità. L’Islam e i suoi seguaci colonizzarono la terra d’Israele. Non è irrealistico pensare che la causa palestinese possa divenire lo strumento che l’Islam potrebbe oggi usare per conquistare l’Europa.
Non è questa una narrazione inventata. Di fatto ci sono molti paesi in Europa in cui la presenza islamica oggi è molto consistente. Quindi il processo di colonizzazione da parte dell’Islam non è finito, è stato interrotto solo per alcuni secoli.
Ci sono naturalmente anche delle persone moderate nel mondo islamico, ma purtroppo le persone moderate sono irrilevanti perché sovrastate da minoranze che stabiliscono la narrazione e il progetto. da maggioranze da un punto di vista storico. Perché le maggiori rivoluzioni, i maggiori cambiamenti sono stati fatte da piccoli gruppi che hanno poi trascinati gli altri volenti o nolenti. Semplicemente perché sono sempre le minoranze che fanno la storia, non la maggioranza.
E così è anche oggi per quanto riguarda gli arabi di Palestina. Perché quello che è accaduto è che Hamas non aveva certamente la maggioranza, ha preso il potere per tornare ad occupare quelle terre e a cacciare gli ebrei.
Quindi bisogna guardare alla realtà con una visione prospettica e non limitata semplicemente a quello che accade in questo momento. C’è un processo in corso e in questo processo l’Islam sta cercando di eliminare coloro che ritiene siano gli infedeli. Non tutti sanno che secondo gli sciiti (quindi Iran)i veri ebrei sarebbero i mussulmani sono .
Quindi hanno cancellato gli ebrei storici e hanno cercato di prendere il loro posto. E in un certo senso il processo che ha fatto la Chiesa per molto tempo stabilendo che la Chiesa è il vero Israel: noi siamo il vero Israel dicono gli Sciiti dopo aver cancellato quello storico.
Come abbiamo dimostrato nel corso della storia gli ebrei hanno continuato a desiderare di tornare a Gerusalemme ogni anno, almeno in due occasioni. Tutti hanno detto l’anno prossimo a Gerusalemme e questo sia nel giorno della sera di Pasqua che poi nel giorno di Kippur alla fine del digiuno. Questo è il desiderio: quindi il sionismo, quello che è qualcuno vuole tacciare di colonialismo, non è mai stato colonialista, ma legato alla tradizione ebraica “L’anno prossimo a Gerusalemme”
Anche i sionisti tornati nell’Ottocento in terra di Israele, lo hanno fatto solo in quanto legati alla tradizione. L’unico gruppo che ha vissuto in terra di Israele lungo tutta la storia, anche se non sempre in grandi quantità proprio perché deportati e massacrati sono stati gli ebrei. Quindi nessuna colonizzazione ebraica. La colonizzazione vera è stata quella islamica fatta dagli arabi musulmani: la storia non può essere riscritta.
Concludo ricordando la storia della mia famiglia: cacciata dalla Spagna nel 1492 (con lingua madre lo spagnolo), si è spostata in Marocco, dove è rimasta per oltre 200 anni, fino a quando a causa del pogrom di Marrakesh (1864 – 1880) e il mio bisnonno, decise di muoversi per andare in Erez Israele. Lui, con la famiglia e con molti altri ebrei abbandonarono il Marocco sotto la pressione del pogrom di Marrakesh, e agli altri pogrom. Quindi il ritorno era previsto: è stata semplicemente una questione di tempo e di opportunità.
Comunque per completare il quadro, nel 1948 i soldati arabi della Giordania invasero Gerusalemme Vecchia e la mia famiglia fu costretta ad abbandonare la città. Una foto di mia nonna sui gradini di casa con un soldato giordano che la controllava è stata anche pubblicata su Life.
La stessa sorte subirono tutti gli ebrei che abitavano nel quartiere ebraico di Gerusalemme; le tombe del Monte degli ulivi furono profanate e le lapidi usate per scopi abitativi e financo per latrine; i sopravvissuti riuscirono a trasferirsi nella città nuova, portando con sé i sacri rotoli della legge. I rotoli ritorneranno in sinagoghe improvvisate dopo la tregua firmata a Rodi nel 1949 e definitivamente solo dopo la guerra dei sei giorni, scatenata dalla Giordania.
Di fronte a questo panorama che sembra non dare alcuna speranza, cosa bisogna fare se si vuole arrivare alla pace?
I palestinesi – Hamas e non – devono cancellare dagli statuti e dal loro progetto quello di volere distruggere e cancellare Israele e gli ebrei.
I palestinesi (e gli arabi di molti paesi in cui gli ebrei hanno vissuto) devono pentirsi di aver massacrato gli ebrei nel corso della Storia e chiedere perdono per tutti i pogrom e le uccisioni fatte
I palestinesi devono educare i propri figli ad amare e non a odiare gli ebrei: per questo obiettivo avranno bisogno di essere aiutati.
Una Commissione che controllerà per un periodo di tempo congruo che questi principi verranno osservati. Solo al termine di questo periodo si potrà aspirare a una pace.