Nella sua lettera sulla “Questione Buttiglione” Giorgio Gomel cita Amos Luzzatto che in un’intervista al Corriere aveva affermato che “la morale religiosa non può essere a fondamento del diritto pubblico”. L’affermazione che la morale religiosa non può essere fondamento del diritto pubblico lascia aperta la questione di quale debba essere il fondamento del diritto pubblico. L’autore della lettera si limita a scrivere che lo stato laico deve mantenere un neutrale rispetto delle diversità religiose. Se è vero che lo Stato può essere neutrale nel senso di non favorire questa o quell’altra religione, il concetto che uno Stato laico sia neutrale è un’illusione.
Negli Stati Uniti (dove la Costituzione proibisce al Congresso sia di passare leggi per stabilire una religione, sia di proibirne il libero esercizio) da anni vi è una lotta politica tra coloro che, pur senza sostenere il primato di una religione, sostengono dei principi morali tradizionali e coloro che combattono per affermare i diritti all’aborto, ai matrimoni tra omosessuali e all’eutanasia. Nelle recenti elezioni presidenziali circa il 70% degli ebrei ortodossi ha votato per il Partito Repubblicano perché questo partito ha assunto posizioni più in linea con la morale tradizionale ebraica (non perché il Partito Repubblicano sia più filo israeliano: nei documenti programmatici dei due partiti la posizione nei confronti del Medio Oriente è pressoché uguale) mentre il Partito Democratico ha preso posizioni indifferenti e in certi casi opposte.
Ritornando alla questione della neutralità dello Stato laico, è evidente che negli Stati Uniti le posizioni del Partito Democratico, legittime per uno Stato democratico, sono tutt’altro che neutrali, così come non sono neutrali quelle del Partito Repubblicano. Entrambi i partiti rappresentano interessi economici, regionali, etnici, culturali e anche religiosi. Nella democratica Francia è stato proibito alle musulmane di presentarsi a scuola con il capo coperto. Con la stessa logica possono seguire misure legislative anti ebraiche come, per esempio, la proibizione della shechità o della milà.
Noi ebrei dopo aver sofferto per secoli per via delle persecuzioni e delle discriminazioni da parte di cristiani e di musulmani, abbiamo abbracciato molte cause laiche. E se è pur vero che senza il sostegno morale e politico dei laici (e di cristiani illuminati) certe discriminazioni di origine cristiana esisterebbero forse fino ad oggi, dobbiamo essere memori del fatto che alcune persecuzioni anti ebraiche da parte di persone e di gruppi privi di principi religiosi (ne sono esempi quelle dei nazisti, degli stalinisti e degli ebrei comunisti della Yevsekzia) sono state peggiori di quelle dei domenicani.
Gli ebrei hanno prima di tutto il dovere di osservare le mizvot e di seguire i principi della Torà; hanno il dovere di contribuire al miglioramento della società nella quale vivono; e hanno il diritto di votare di volta in volta per i partiti che sono più vicini ai loro ideali e ai loro diversi interessi. Dobbiamo accettare il fatto che in uno Stato democratico la morale religiosa ha il diritto di essere a fondamento del diritto pubblico quanto le ideologie dei laici e dobbiamo stare in guardia per la difesa dei nostri diritti a vivere da ebrei contro le discriminazioni nei nostri confronti indipendentemente da che parte arrivino.
New York, 24 novembre 2004