Tratto principalmente da Ben Ish Chay, anno I, P. Wezot haBerakhah
- Nel giorno di Hoshaanà Rabbà si abbonda nelle tefillot e nei tachanunim, dal momento che si tratta dell’ultimo dei 51 giorni destinati dalla misericordia divina per fare teshuvah, trenta giorni di Elul, a partire dal primo giorno di Rosh Chodesh, e 21 di Tishrì. C’è un riferimento a ciò nel valore numerico del termine nà. I maestri sostegono infatti che ogniqualvolta compaia nel testo biblico il termine nà si tratti di una richiesta. Per questo queste lettere compaiono nel nome di Hosaa-nà rabbà, vale a dire: salva il cinquantunesimo giorno, che è grande, poiché tutto segue la conclusione.
- Di Hoshaanà Rabbà viene perfezionato il giudizio di Kippur, che è quello fondamentale. Nonostante ciò c’è tempo per salvarsi ancora sino a Sheminì ‘Atzeret. Per questo ci si deve risvegliare per fare teshuvah durante tutto il giorno di Hoshaanà Rabbà.
- Come è noto la notte di Hoshaanà Rabbà è dedicata al Tiqqun, la cui parte fondamentale è costituita dalla lettura del libro di Devarim. Poco primo della mezzanotte si reciti la Qeriat Shemà ‘al ha-mittà, dopo la mezzanotte le benedizioni del mattino, mentre per le birkot haTorah si attenda l’alba.
- Le tefillot di Shachrit e Musaf devono essere recitate con particolare concentrazione e trasporto, perché oltre alla santità del giorno si deve fare attenzione a non essere sopraffatti dal sonno, rischiando di compiere degli errori nella tefillà per via della stanchezza. In particolare si deve fare attenzione a non pregare prima dell’alba; è noto infatti che ai tempi del Maharil commisero un errore e il Maharil decretò tre giorni di digiuno.
- Si usa non lavorare all’uscita dal Bet ha-keneset. Alcuni usano togliere persino il portafoglio; se tuttavia si ha l’abitudine di dare del denaro in tzedaqà durante la tefillà non ci si astenga da ciò per via di quest’uso.
- Al termine della tefillà di Musaf si sbattono cinque rami di ‘aravà per cinque volte. I rami devono essere adatti per compiere la mitzwà del Lulav.
- I cinque rami devono essere legati assieme. Si sbattano con forza. Qualcuno sostiene che si debba arrivare a staccare le foglie, ma il Ben Ish Chay non è d’accordo, affinché i rami rimangano nella loro kasherut mentre vengono battuti.
- Questi rami hanno la medesima regola del Lulav, quindi non ci si deve camminare sopra o disprezzarli. L’uso è quello di mettere da parte i rami per bruciarli assieme al chametz la vigilia di Pesach. Il Lulav viene usato invece come combustibile per il forno in cui verranno preparate le matzot.
- E’ proibito mangiare il cedro del Lulav il settimo giorno; per gli abitanti di Eretz Israel è permesso l’ottavo, ma per gli abitanti della diaspora è permesso solo il giorno di Simchat Torà. Se però Sheminì ‘Atzeret cade di Shabbat qualcuno proibisce il cedro per gli abitanti della diaspora anche di Simchat Torà, che cade di domenica.
- La Sukkà e i suoi abbellimenti sono proibiti per gli abitanti della diaspora anche nel giorno di Simachat Torà. E’ proibito anche trasportarli; faccia attenzione dunque a non prendere dalla Sukkà o dalle pareti neppure uno stecchino. Quando al termine di mo’ed la Sukkah viene smontata, si faccia attenzione a non camminare sulle travi, perché sono considerate tashmishè qedushà, ma è permesso usarle come combustibile per il forno. L’uso tuttavia è quello di metterle da parte sino a Pesach per la hag’alà.
- Nella tefillà di Sheminì ‘Atzeret si dice “et yom chag sheminì chag ‘atzeret ha-zè”. Se erroneamente viene ricordata Sukkot bisogna ripetere la ‘amidà. Se però era consapevole del fatto che è Sheminì ‘Atzeret, e l’errore è stato solo linguistico, non è necessario ripetere.
- Di Sheminì ‘Atzeret non si recita in diaspora la berakhà sulla Sukkà, ma vi si risiede e vi si dorme come negli altri giorni della festa. Non bisogna disprezzare minimamente questo fatto, poiché l’unica differenza è che non si recita la berakhah. La sera nel qiddush si recita she-hecheyanu entrambe le sere. Per via della berakhah leshev basukkà è necessario recitare il qiddush la sera di Sheminì ‘atzeret quando è certamente notte. Lo stesso vale per Simchat Torà perché è indispensabile che si sia sicuri che sia notte, dal momento che si mangia fuori dalla Sukkà.
- Al singolo è proibito ricordare la pioggia nella tefillà di Musaf prima dell’annuncio dello Shaliach tzibbur. Perciò chi prega a casa deve attendere di essere certo che ciò sia avvenuto in qualche bet ha-keneset della città. Se ci si è dimenticati e si è recitato ancora morid ha-tal non è necessario ripetere.
- In diaspora è vietato mangiare e dormire nella Sukkà il giorno di Simchat Torà, per via del divieto bal tosìf. Tuttavia nel pomeriggio, dopo aver mangiato fuori dalla Sukkà, è permesso mangiare nella sukkà, perché ormai è evidente che non si intende trasgredire al divieto, e non ci si preoccupa in questo caso del marit ha-‘ain.