Jacob Frank e il messianismo polacco. Intervista a Massimo Introvigne
Gianni Valente
Professore, chi era Jacob Frank? Era un “messia” dell’ebraismo polacco del Settecento. Ma non è un personaggio che esce dal nulla. Di fenomeni di questo tipo, più o meno clamorosi, ne sono spuntati tanti, negli ultimi due millenni di storia ebraica. Era nato nel 1726 nel villaggio polacco di Korolowka. Suo padre era un seguace di Sabbatai Zevi, un cabalista di Smirne che costituisce il precedente più immediato di Frank, ed è sicuramente una figura di maggior rilievo.
Sabbatai, nella seconda metà del Seicento, aveva infiammato tutta la diaspora ebraica, proclamando di essere il messia atteso e annunciando il ritorno degli israeliti a Gerusalemme, e la liberazione degli ebrei dall’oppressione. Poi, nel 1666, posto dal sultano ottomano davanti all’alternativa tra la condanna a morte e l’apostasia, aveva apostatato, facendosi musulmano. I suoi seguaci più vicini, per superare lo shock, elaborarono una dottrina per cui questa apostasia confermava la qualità messianica di Sabbatai: essa era un’apostasia necessaria, perché il messia doveva salvare il mondo attraverso l’errore, gettandosi a capofitto dentro l’impurità da redimere. Così centinaia dei suoi seguaci lo imitarono, convertendosi in massa all’islam, restando però interiormente ebrei. Questa idea dell’apostasia necessaria, dell’assunzione proforma delle abitudini religiose sociologicamente prevalenti è un elemento che si ritroverà anche nella vicenda di Frank…
Ce ne racconti i passaggi essenziali.
INTROVIGNE: Anche Jacob Frank, nel 1753, durante un suo soggiorno a Salonicco,che era un centro di sabbataiani, si proclama a sua volta messia e reincarnazione di Sabbatai Zevi. Ritornato in Polonia, riesce a far breccia negli ambienti ebraici già contagiati dal sabbataismo, con la sua gnosi aberrante che proclama la “purificazione attraverso il peccato”. L’ebraismo ufficiale getta l’anatema su di lui e i suoi seguaci. Ma loro, presentandosi come perseguitati dagli ebrei, trovano paradossalmente protezione da parte di vescovi e prelati della gerarchia cattolica, facendo leva sul loro tradizionale antigiudaismo. Molto spesso questi messia, rifiutati e condannati dall’ebraismo, hanno cercato e trovato protezione in ambienti cattolici o islamici. Insisto: la vicenda di Frank, in fondo, non ha tratti molto originali, è una delle tante manifestazioni ricorrenti del messianismo ebraico. Se c’è un punto originale, è stata proprio l’accoglienza che ha trovato all’interno della Chiesa cattolica. Ma anche in questo Frank aveva illustri precedenti.
Nel caso di Frank, quali sono i suoi punti di contatto con la Chiesa?
INTROVIGNE: Per fuggire all’anatema dei rabbini, Frank ripara nell’Impero ottomano, dove, sempre nell’ottica dell’apostasia necessaria, si converte all’islam. Durante l’esilio compone gli scritti che ispireranno il suo movimento. Di essi è consultabile solo il primo, intitolato Libro delle parole del Signore, di cui una copia è conservata presso l’Università di Cracovia. Dopo due anni Frank torna in Polonia, e fa balenare ai vescovi polacchi la possibilità di una conversione sua e dei suoi trentamila seguaci al cattolicesimo. Effettivamente, nell’estate del 1759, migliaia di frankisti si fanno battezzare nella cattedrale di Leopoli, non prima di aver accusato la comunità ebraica di omicidi rituali e sacrifici umani, per compiacere l’antigiudaismo di un certo clero polacco. A novembre si fa battezzare lo stesso Frank. A fargli da padrino è Augusto III in persona, il re di Polonia.
Come si spiega questa apertura di credito così avventata da parte della Chiesa e dei regnanti polacchi?
INTROVIGNE: Molto spesso, riguardo a personaggi simili a Frank, ambienti della Chiesa cattolica si sono illusi di far giocare questi messia per la conversione di massa del popolo ebraico al cristianesimo. In tanti hanno coltivato l’ambizione di passare alla storia come gli artefici dell’entrata in massa del popolo eletto dentro la Chiesa cattolica. Con una prospettiva escatologica, visto che la conversione degli ebrei è sempre stata considerata uno dei segni premonitori della fine dei tempi. David Reubeni, un pretendente cinquecentesco al ruolo di messia ebraico, fu accolto addirittura a Roma da papa Clemente VII.
Quando Frank si fa battezzare, che forme assume la sua adesione alla religione cattolica?
INTROVIGNE: Tutto si può riassumere nel comando che lo stesso Frank rivolge ai suoi adepti: “Nostro signore e re Sabbatai Zevi dovette passare per la fede degli ismaeliti… Ma io, Jacob, il perfetto, devo passare per la fede nazarena, perché Gesù di Nazareth era la scorza del frutto, la sua venuta fu permessa per aprire la strada al vero messia. Noi dobbiamo accettare pro forma questa religione nazarena, e osservarla meticolosamente per apparire cristiani migliori dei cristiani stessi”. Si tratta di recitare una parte, ricalcando con zelo metodico atteggiamenti e pratiche cristiane. Intanto, approfittando del suo rapporto diretto col re, Frank si azzarda a chiedere il permesso di costituire coi suoi adepti un esercito e l’assegnazione di un territorio per la fondazione di uno Stato ebraico. La manovra insospettisce l’Inquisizione, e allora Frank viene esiliato a Czestochowa. Anche lì comincia a fomentare tra i suoi adepti un culto verso la propria figlia Eva, palesemente ricalcato sul locale culto alla Madonna nera. Czestochowa diventa meta di pellegrinaggio dei frankisti, che però vi si recano a venerare Eva Frank, e non Maria! Anche Jacob si sottomette al culto di Eva. Dice ai suoi seguaci: ” È lei il vero messia! “.
Questa tecnica di camuffamento è solo un escamotage opportunista, per non scatenare sospetti e eventuali persecuzioni?
INTROVIGNE: Non solo. Essa ha a che vedere anche con le radici profonde del messianismo frankista, che affondano nella gnosi cabalistica ebraica. Tutto il filone del messianismo ebraico è attraversato da questa vena esoterica, secondo cui il mondo terrestre non è creato dal “Dio vivo e buono”, ma da una potenza del male, che ha imprigionato le scintille divine (nitzotzot) nella prigione maligna della materia (kelipot). La missione del messia è liberare le scintille divine dalla materia. Per farlo, deve discendere nel regno impuro delle kelipot, per distruggerle. Questa discesa è tanto più efficace quanto più si addentra nell’impurità. Essa si realizza attraverso gli “atti strani”, azioni proibite che gli adepti del movimento, gli illuminati, possono e devono compiere senza tema di rimanere contaminati. Questi atti strani vanno dalle perversioni sessuali, alle infrazioni più scandalose della Legge, fino all’apostasia, che introduce i membri del movimento all’interno delle comunità dei non iniziati, dove si annida più rappresa e tenace la materia malvagia…
In questo rovesciamento, anche la partecipazione esteriore a pratiche cristiane diventa un “atto strano”…
INTROVIGNE: I seguaci del suo movimento non aderiscono alle pratiche cristiane per chiedere la salvezza: loro si sentono superiori, già salvati, già appartenenti al regno divino. Se si accostano pro forma ai sacramenti, li considerano non un bene necessario alla salvezza, ma un male necessario per penetrare di più in mezzo ai membri della Chiesa senza insospettirli, per poi emanciparli dalla materia ed elevarli alla vera conoscenza. Arthur Mandel, autore della ricerca più corposa sulla figura di Jacob Frank, oggi certo da completare con studi più recenti (Le Messie militant, Editrice Arché, 1989), scrive che i seguaci del falso messia non riuscivano a farsi una ragione della sua conversione al cattolicesimo. “Allora Frank spiegò ai suoi seguaci: ‘Il battesimo è un male necessario, il punto più basso della discesa nell’abisso, dopo il quale avrebbe avuto inizio l’ascesa […]’. Il battesimo sarebbe stato l’inizio della fine della Chiesa e della società ed essi, i frankisti, erano scelti per realizzare la distruzione dall’interno ‘come soldati che prendono d’assalto una città passando per le fogne’: Ora erano richieste segretezza assoluta e disciplina rigidissima, insieme a un meticoloso conformismo agli ordini e alle pratiche della Chiesa per non destare sospetti. Mentre osservavano esteriormente i precetti della Chiesa, non dovevano mai perdere di vista il loro vero fine o dimenticare che erano legati gli uni agli altri”.
Colpiscono, nella vicenda di Frank, anche le sue buone entrature nei circoli del potere…
INTROVIGNE: Nell’ultima fase della sua permanenza a Czestochowa, Frank viene imprigionato. Quando, con la spartizione della Polonia, i russi arrivano in città, manda a Mosca una delegazione per trattare la sua conversione all’Ortodossia, ma non ottiene risultati. Così si trasferisce a Brno, in Moravia, sotto l’Impero asburgico, ospite dei suoi parenti, i Dobruska. E poi a Offenbach, in Germania, ospite del duca di Isemburg. Per un certo periodo frequenta la corte di Maria Antonietta e Giuseppe Il, a Vienna. Quando muore, nel 1791, il suo è un funerale di Stato grandioso. Nel 1813 sarà ancora lo zar Alessandro I Romanov a recarsi in visita da Eva Frank. Ma il falso messia polacco ha anche altri rapporti interessanti…
Ce li accenni.
INTROVIGNE: È la prima figura messianica ebraica, che io sappia, a entrare in contatto col mondo massonico, visto che prima di lui la massoneria, almeno nella sua forma moderna, non c’era ancora. Negli anni di Brunn e poi a Offenbach, Frank secondo alcuni viene iniziato e comunque è in contatto assiduo con le logge. Negli ambienti del messianismo ebraico la cabala si è conservata nella sua forma più pura, e questo è un richiamo d’attrazione irresistibile per la corrente cosiddetta “calda” della massoneria tedesca.
Cosa succede, dopo la scomparsa di Frank?
INTROVIGNE: Il frankismo sopravvive. Con una forte propensione a infiltrarsi misticamente in tutti i sussulti rivoluzionari che seguiranno. Il prototipo del frankista pronto a saltare sul carro di tutte le rivoluzioni è Moses Dobruska, cugino e erede di Frank. Ebreo, poi cattolico, poi massone, poi giacobino, col nome di Junius Brutus Frey. Si recherà nel 1792 nella Francia rivoluzionaria, dove sarà ghigliottinato nel 1794, insieme a Danton. Poi, ci furono molti frankisti anche tra gli ispiratori di molte rivolte polacche…
Quelle più rilevanti furono le insurrezioni antizariste del 1830 e del 1863…
INTROVIGNE: Nel volume Il pensiero di Karol Wojtyla il professor Rocco Buttiglione accenna anche all’influenza del frankismo (“che identifica la Vergine di Jasna Gora con la Sekinah, la parte femminile di Dio perduta nel mondo”) sulle grandi figure del romanticismo nazionalista polacco, come Adam Mickiewicz, Zygmunt Krasinski e Juljusz Slowacki, colui che in una sua poesia aveva preannunziato l’avvento di un papa slavo (“Attenti, un papa slavo viene/ un fratello del popolo”). Ma direi che anche qui sarebbe esagerato ridurre tutto alla figura di Frank. Sul messianismo romantico polacco hanno un’influenza più o meno diretta le diverse correnti che si rifanno alla cabala ebraica, sia quella messianica che quella hassidica, e che nel Settecento avevano ancora tra loro contatti molto stretti. Su tutta la nazione polacca ha avuto un’influenza notevole lo hassidismo, che era considerato più accettabile anche dall’ebraismo ortodosso, vista la sua impronta moralistica che lo preservava dagli scandali sessuali. Al contrario di ciò che avviene nella corrente antinomica messianica, in cui rientra anche il frankismo, e dove l’apparire del messia più recente segna sempre un’ulteriore dispensazione dalle leggi morali, e l’affermazione del principio dell’interiorità si coniuga con l’abbattimento di ogni restrizione legale dell’esistenza. Per cui in questi ambienti si praticano frequentemente incesti, riti orgiastici e altre forme di perversione sessuale.
Riguardo al messianismo romantico polacco, c’è da dire che si tratta di un fenomeno complesso, in cui concorrono diversi fattori…
Quali?
INTROVIGNE: Si parte da una componente sociologica. Le difficoltà e le sofferenze della nazione polacca, spesso oppressa dai potenti vicini, producono una fuga in sogni messianici, che attribuiscono alla sofferenza polacca un valore redentivo universale. Questi sogni prendono alimento dal crogiolo di culture e correnti presenti in loco, e che spesso si incrociano e si innestano l’una sull’altra: la corrente esoterico-cabalistica; la radice apocalittica, influenzata anche dalle “sette” russe, respinte dalla Chiesa ortodossa per il loro millenarismo estremo e che trovavano rifugio in Polonia; e un certo misticismo cattolico, che pone il messianismo polacco al servizio di Roma. Magari riprendendo quelle idee di riforma spirituale che fin dal Cinquecento, dai tempi di Pico della Mirandola, hanno sempre segnato i cristiani affascinati dalla Cabala. Così, ritroviamo anche nel messianismo romantico polacco l’idea dell’imminente nascita di una Chiesa nuova, spirituale, compiuta, che sorgerà dalla Chiesa storica, quella concreta, pellegrina sulla terra, imperfetta, carnale. “Come la farfalla nasce dalla crisalide”, suggerisce un’immagine cara ad Adam Mickiewicz.
http://www.cesnur.org/2001/mi_frank.htm