Dopo un anno e due mesi di guerra, questa è la vera divisione della società israeliana
Kalman Liebskind – Makor Rishon, 13/12/2024
Abbiamo la tendenza, da molto tempo, a dividere la società israeliana in vari e diversi modi. La divisione più nota – e a volte anche più corretta – riguarda la posizione nei confronti del Primo Ministro Benjamin Netanyahu: sì Bibi o no Bibi. Ci sono anche altre divisioni, come destra e sinistra, religiosi e laici e così via. Ma nell’ultimo anno e poco più, sono convinto che si sia sviluppata una divisione completamente diversa. E per spiegarlo, tornerò a lunedì scorso. Quella giornata si è conclusa con una conferenza stampa che trattava argomenti come il processo a Netanyahu, la Siria, e sì o no bustarella. Ma oltre a questo, in quel giorno sono stati uccisi sette soldati – quattro in Libano e tre nella striscia di Gaza.
Sono arrivato a questa conferenza stampa – o più precisamente, sono arrivato per guardarla sul divano davanti alla televisione – con due cose che mi preoccupavano. La prima era mio genero, che mi chiamava sin dal mattino, anche durante una trasmissione, nel tentativo di avere dettagli su un suo amico stretto, un amico col quale era cresciuto nel quartiere, col quale aveva frequentato insieme la yeshiva e col quale aveva prestato servizio nella stessa brigata di riservisti. Alla fine della giornata è emerso che quell’amico, il capitano di riserva Sagi Rubinstein z”l, era caduto in Libano. La seconda cosa che ha attirato la mia attenzione quel giorno era un amico con cui non avevo parlato, ma che nel nostro gruppo WhatsApp avevo visto che era molto preoccupato. Suo figlio, che presta servizio nella brigata Givati, avrebbe dovuto uscire quel giorno in licenza. Il padre ha riferito che il gruppo WhatsApp del battaglione di suo figlio era completamente muto sin dal mattino, aggiungendo che dopo un anno di guerra, tutti sappiamo cosa significa un gruppo WhatsApp silenzioso, e che era in preda a terribili ansie. Alla fine, suo figlio stava bene, ma i suoi amici erano stati uccisi e feriti. Con questa angoscia sono arrivato alla conferenza stampa e ho visto quello che tutti abbiamo visto lì.
Abbiamo la tendenza, quando vediamo Netanyahu e i media israeliani, di pensare che siano due gruppi, due parti diverse. Ma quella sera ho capito che è lo stesso gruppo. Netanyahu e la maggior parte dei media israeliani, certamente nell’aria che soffiava da entrambi i lati quella sera, appartengono allo stesso gruppo, che chiameremo “il gruppo che dorme di notte”.
Ciò che divide la società israeliana negli ultimi un anno e due mesi è la domanda: chi dorme di notte. C’è un gruppo che non dorme e un gruppo che dorme bene. La maggior parte dei nostri media dorme bene di notte, perché la grande maggioranza dei nostri giornalisti, in generale, non ha un figlio in Libano e un figlio a Jabaliya. Anche Netanyahu, che un tempo era un combattente nella unità di ricognizione delle forze armate, oggi è in quel gruppo. Potrebbe essere che sia alle tre di notte nel bunker dell’aeronautica e potrebbe prendere decisioni difficili, ma alla fine, quando incontra il cuscino e la coperta la notte, quando non sai dove si trova tuo figlio in quel momento, questa è un’esperienza che Netanyahu oggi non conosce. I suoi figli non sono là. Neanche i figli della maggior parte dei giornalisti che litigano con lui ogni giorno sono là. Ecco perché la conferenza stampa quel giorno appariva com’era.
Quasi ogni canale televisivo ha interrotto la trasmissione della conferenza stampa in un momento diverso, e ogni spettatore ha visto una versione diversa. Solo il giorno dopo, su Twitter, ho trovato un breve segmento dell’evento in cui si vedeva Amiel Yarchi, giornalista di Makor Rishon, che chiedeva al Primo Ministro del carico fisico e della stanchezza, come se lui e i suoi colleghi avessero fatto oltre 200 giorni di riserva in un anno. Questa è una domanda che viene da qualcuno che è in questa guerra.
Quindi, la vera divisione della società israeliana non è tra destra e sinistra, ma tra chi dorme di notte e chi no. E poiché un’alta percentuale dei nostri politici e giornalisti appartiene al primo gruppo, il discorso nell’ultimo anno è stato completamente distaccato dalla realtà. Davvero distaccato.
Due mesi dopo l’inizio della guerra, ho detto ai miei capi che so di cosa sogno di notte, so quali colpi arrivano nel mio sogno, colpi che alcuni di noi, purtroppo, sentono davvero, e altri sognano nei loro incubi. E quando vedo i giornalisti fare domande stupide nelle conferenze stampa, so identificare quale giornalista non ha nemmeno nel decimo cerchio qualcuno in Libano o a Gaza, e quale invece sì.
Questa è la mia divisione della società israeliana.
Kalman Liebskind è un giornalista di Kan11 Canale 2 e Maariv.
Tratto da un discorso pronunciato ieri alla Conferenza Nazionale dell’Educazione del Centro delle Yeshivot e Ulpanot di Bnei Akiva e Makor Rishon.