Ariel Toaff doveva studiare i nuovi ghetti islamici
Roma, 8 feb (Velino) – La polemica è partita dalle pagine del Corriere della sera, come la precedente lanciata dallo storico dossettiano Alberto Melloni sui bambini ebrei. Uno studioso israeliano di nome Ariel Toaff ha pubblicato per il Mulino un nuovo libro, Pasque di sangue, in cui sostiene che dal 1100 al 1500, nell’area compresa fra il Reno, il Danubio e l’Adige, alcune minoranze di ebrei ashkenaziti compirono davvero sacrifici umani.
Lo storico Sergio Luzzatto ha anticipato il saggio sul Corriere di martedì, scatenando la reazione della comunità ebraica e del mondo dei rabbini, compreso il padre dello storico, Elio Toaff, ex rabbino capo di Roma, e il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna, fino agli altri rabbini capi, come Riccardo Di Segni (Roma), Alfonso Arbib (Milano), Alberto Somekh (Torino), Alberto Sermoneta (Bologna) Giuseppe Momigliano (Genova), Joseph Levi (Firenze) ed Elia Richetti (Venezia). Sempre sul Corriere Ariel ha risposto all’accusa del padre Elio di essere “assolutamente contrario” alle sue tesi e supposizioni, lamentando la strumentalizzazione della figura di suo padre da parte della comunità ebraica. Ariel Toaff inoltre spiega che a causa del libro ora rischia di perdere la direzione di una rivista che ora dirige e l’appoggio del mondo scientifico israeliano. Sulla Repubblica, Anna Foa cerca di smontare le fonti citate da Toaff nel suo lavoro.
“L’ebreo può uccidervi e prendere il vostro sangue per impastare il suo pane sionista. Questa realtà apre davanti a noi una pagina ancora più orribile del crimine in se stesso: le credenze religiose degli ebrei e le perversioni che contengono, che si impiantano su un odio cupo verso tutto il genere umano e tutte le religioni”. Sono frasi tratte dal libro Il pane azzimo di Sion, pubblicato nel 1983 da Mustafa Tlas che, dal 1972, è l’uomo forte del regime siriano, che da allora, ininterrottamente è ministro della Difesa baathista della Siria, che garantisce oggi al presidente Beshar al Assad la fedeltà al regime delle forze armate. La situazione in cui versa il mondo arabo-islamico, fucina di leggende antisemite da settant’anni, è diversa da quella del XIX secolo descritta dal grande studioso Bernard Lewis, il quale ha spiegato che l’accusa del sangue nei paesi islamici è nata in ambienti greco-ortodossi. Nel 1984 un delegato saudita alle Nazioni unite assicurava che “secondo il Talmud ogni ebreo che non beve una volta all’anno il sangue di un non ebreo è dannato per sempre”. Un’emittente yemenita ha diffuso la notizia che alcuni israeliani avrebbero rapito e schiavizzato alcuni bambini scampati allo Tsunami. Mentre la tv palestinese ripete da anni che l’Aids è uno strumento dell’infezione israeliana per sottomettere i Territori occupati. In Occidente il dibattito sull’antisemitismo soffre di nuove forzature, lacune storiografiche e palesi strumentalizzazioni. Come quella di Ariel Toaff. È il fronte interno a essere diviso, nella difesa del giudaismo e nella guerra al fondamentalismo islamico e alle sue propaggini negazioniste che fomentano l’odio religioso. (segue)
L’accusa del sangue è da sempre uno dei miti fondatori dell’antiebraismo e fa parte di quel vasto bacino di leggende popolari e racconti medievali che, insieme all’usura, ne fanno un pretesto millenario per scatenare persecuzioni e massacri contro il popolo d’Israele. Sono leggende che vanno dagli ebrei di Palestina, di cui si è raccontato che catturavano un greco, per rimpinguarlo e mangiarne le viscere dopo averlo ucciso, a Trento, dove nel 1475 un’accusa simile portò alla distruzione dell’intera comunità ebraica locale e al bando rabbinico a risiedervi in futuro. Massimo Introvigne ha ricordato un dimenticato documento del futuro papa Clemente XIV, approvato il 24 dicembre 1759, in cui metteva in guardia i cattolici dal prestar fede a simili accuse antisemite. Oggi il problema si trova a Oriente, all’interno della famiglia semitica. Dunque, anche nel caso in cui una parte dei dati raccolti dallo storico Ariel Toaff fossero autentici, sarebbe lecito domandarsi qual è l’obiettivo oggi, con il giudaismo sotto l’attacco ideologico politico dell’islamismo e lo stato d’Israele descritto da più parti come il “cancro” della regione, per incamminarsi su questa strada minacciosa. Toaff doveva e poteva denunciare il vigoroso antisemitismo dei ghetti islamici d’Europa, l’antisionismo delle accademie inglesi e italiane, il linciaggio nel cuore di Parigi di un giovane discjokey ebreo e i sondaggi dell’Unione europea che indicano nello stato degli ebrei “il principale problema per la pace mondiale”. Soprattutto appare quanto meno eccessiva la definizione che Sergio Luzzato ha dato del saggio: “Inaudito coraggio intellettuale”.
Il coraggio sarebbe stato inaudito se uno storico israeliano, protetto dalla benedizione di vivere e lavorare nello stato degli ebrei, avesse indirizzato la propria ricerca sull’odio biologico, metafisico, politico, culturale e religioso verso il giudaismo coltivato nel mondo islamico. Il direttore dell’istituto Memri, Steven Stalinksy, ha stilato una classifica di complotti che hanno segnato i media dei media arabi: sionisti controllerebbero l’emittente araba Al Jazeera; la tv satellitare Al Manar, di proprietà degli Hezbollah libanesi e trasmessa per qualche settimana nella placida Francia, ha detto che l’Aids non sarebbe altro che uno strumento ebraico per sottomettere i popoli arabi, insieme ai prodotti alimentari cancerogeni; ebrei sarebbero dietro al massacro di Beslan; per la tv iraniana Sahar gli israeliani preleverebbero gli occhi ai palestinesi; stando al quotidiano governativo egiziano Al Gumhuriya Israele avrebbe ordito l’attacco di Taba e altri li accusano di aver avvelenato Yasser Arafat. Anche Abu Mazen è un negazionista, che ha conseguito a Mosca un dottorato nel 1982 con una tesi dal titolo inequivocabile: L’altro volto: i legami segreti tra nazismo e sionismo, oggi pubblicata dalle edizioni Ibn Rashid di Amman.
A Toaff è necessario ricordare che è lontano il tempo dei pogrom rurali, delle ostie profanate e dei pozzi avvelenati, quando la follia e il fanatismo albergavano nel folklore, pronte a scatenarsi, e nell’ortodossia cristiana. Così come sembrano confinate in un’epoca per fortuna irripetibile le parole di intellettuali dalla fonetica barbara e settaria alla Charles Maurras, che chiedeva agli ebrei di morire in guerra. Non è da escludere che l’opera di Toaff un giorno venga annoverata nella letteratura del parricidio ebraico. Come il formidabile testo di Siegmund Freud, Mosè e il monoteismo, dove il padre della psicoanalisi tenta di dimostrare l’origine egizia del fondatore del sinaismo monoteistico. C’è chi dice che Freud lo fece forse per scacciare dalla testa del suo popolo le nubi della morte, sottomissione e polverizzazione del nuovo faraone austriaco. Invece libri come quello di Ariel Toaff finiscono non soltanto per riaprire antiche ferite, potrebbero anche trasformarsi in carburante per la umma islamica sulla maledetta congiura ebraica.
(Giulio Meotti) 8 feb 14:27
http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=310700
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EBREI E MEDIOEVO, I RABBINI ITALIANI CONTESTANO IL LIBRO DELLO STORICO
Toaff contro Toaff
«Non è mai esistita nella tradizione ebraica alcuna prescrizione né alcuna consuetudine che consenta di utilizzare sangue umano ritualmente». È la netta posizione dell´assemblea dei rabbini d´Italia – con le firme di dodici capi spirituali delle comunità più importanti, da Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, ad Alfonso Arbib di Milano e Renzo Gattegna, presidente dell´Unione delle Comunità ebraiche italiane – per l´imminente pubblicazione del volume di Ariel Toaff “Pasque di sangue. Ebrei d´Europa e omicidi rituali”, edizioni Il Mulino. Nel libro, di cui ha dato notizia il “Corriere della Sera”, lo storico avvalora uno dei più odiosi pregiudizi antiebraici: l´utilizzo nel Medioevo di sangue cristiano per impastare il pane azzimo di Pesach, la Pasqua ebraica.
Contro l´autore sì è schierato anche Elio Toaff, padre di Ariel, ex rabbino capo di Roma e ancora oggi massima autorità morale dell´ebraismo italiano: «Non sono affatto d’accordo, anzi sono assolutamente contrario».
Lo storico parla delle confessioni estorte sotto tortura agli ebrei incolpati di uccisioni rituali, tra il 1.100 e il 1.500, nella zona di lingua tedesca compresa tra Reno, Danubio e Adige. Secondo l´autore, alcuni avrebbero confessato crocifissioni di bambini cristiani. I rabbini nel loro comunicato replicano: «L´uso del sangue umano è considerato con orrore. È assolutamente improprio usare delle dichiarazioni estorte sotto tortura secoli fa per costruire tesi storiche tanto originali quanto aberranti. L´unico sangue versato in queste storie è quello dei tanti innocenti ebrei massacrati per accuse ingiuste e infamanti». E la polemica continua, con l´autore del volume che ribatte, definendo a sua volta «obbrobriosa» la dichiarazione dei rabbini italiani.
Gabriele Isman – La Repubblica
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Cari Amici,
Vorrei condividere con voi l’apprensione che mi causa la polemica sul
libro di Ariel Toaff “Pasque di Sangue”.
Quando ho letto l’altro ieri l’articolo di sergio Luzzatto sulla pagina
culturale del Corriere, ho avuto un brivido di paura, perchè ho intuito
immediatamente l’insidia che la pubblicazione di questo libro nasconde.
E sopratutto ho temuto la querelle mediatica che ne sarebbe derivata.
Ho chiamato, forse con troppa foga e me ne scuso, Rav Arbib
che non avendo ancora letto l’articolo, si è comunque molto scioccato
come, del resto , il rabbinato italiano nel suo complesso e le
dichiarazioni di ieri lo dimostrano.
Oggi il Corriere esce in prima pagina e prosegue a tutta la 25ima con
uno scontato lamento di Ariel Toaff sul motivo “Ho violato un tabù , mio
padre usato contro di me ecc….”.
La frittata è fatta.
Tocca ora al mondo della cultura ebraica rispondere con argomenti e con
forti dimostrazioni che il contenuto del libro di Ariel Toaff è
completamente confutabile e frutto di un metodo storico degno della
peggior lettura antisemita.
Ammetto di non aver letto il libro e credo proprio che non lo farò, ci
penseranno tutti coloro che sono in grado di sopportare, capire e hanno
i mezzi storici, culturali e religiosi per confutare quello che potrebbe
rivelarsi un boomerang micidiale su tutto l’ebraismo.
Il sacrificio del sangue non è un tabù svelato come dichiara
lo sventurato autore, ma è un pilastro di menzogna su cui
sono stati sacrificati milioni di fratelli innocenti.
Vorrei ricordare una cosa che so per certo.
Uno dei due pogrom che insaguinarono l’impero
Ottomano fu scatenato da un convertito all’ortodossia
greca, certo Neofitas. Ebbene il Sultano formò un
gruppo di saggi iter-religioso per studiare tutto lo sciibile ebraico e
trovare dove il sacrificio del sangue sarebbe prescritto. Naturalmente
la ricerca fu negativa. E il Sultano emanò un firmano (legge
irrevocabile che impegna anche i successori) che perseguiva con la pena
di morte chiunque perseguitasse in base a questa menzogna , “i miei
ebrei”, inoltre rimanda (guardate la gravità) il giudizio direttamente
al Sultano stesso e non alle autorità giudiziarie dell’Impero. Nomi e
cognomi sono su una ricerca che ho fatto sugli Ebrei di Istanbul e che è
simpaticamente conservata negli archivi della biblioteca di Ankara.
L’orrore del sangue è nel DNA degli ebrei che si esprime
sin dai gesti più semplici dell’alimentazione, nella ricerca della
puntina rossa nell’uovo alla salatura della carne e quant’altro.
Spiegare il comportamento di Ariel Toaff mi è difficile
se non ricorrendo a schemi di psicologia infantile relativi
ai comportamenti di figli di padri con personalità troppo forti.
Ma quello che potrebbe essere un iter di crescita e liberazione di
questo figlio potrebbe altresì rivelarsi una calamità per tutti noi.
Ricordo un episodio minore ai tempi in cui scrivevo per
il Bollettino. Annie Sacerdoti mi mandò a intervistare
uno storico ebreo, un cero Sachs, che pubblicò un libro
presso Baldini con tema la vendetta degli ebrei dopo la Shoà. Intere
pagine di descrizioni di pattuglie ebraiche che sterminavano tedeschi e
polacchi. Tutto circostanziato per benino. Stroncai questo libro senza
mezzi termini. Ora credo si trovi in vendita solo in qualche libreria
“specializzata” di stampo nazista in bella esposizione accanto ai
Protocolli e quant’altro.
Non ammettiamo mezzi termini con chi svende la memoria
di tanto sacrificio, chi ha i mezzi culturali e religiosi
di controbattere lo faccia, chi ha i mezzi della psicologia
si attivi per spiegare il comportamento di Ariel Toaff
anche per mezzo della stampa.
I giornali , il Corriere di oggi lo dimostra, non staranno quieti,
quindi cerchiamo di combattere a fondo, perchè questo libro finisca
nelle sopra descritte librerie e nel dimenticatoio che merita.
Un cordiale shalom,
Sami Sisa