Il nuovo Rabbino capo di Torino e le sue affermazioni paradossali
Emanuel Segre Amar
In tempi brevissimi la Comunità di Torino è riuscita ad eleggere il suo nuovo rabbino capo. Si era sperato in tanti, ed io ero tra questi, che potessero finalmente chiudersi quelle polemiche che, in questi ultimi anni, sono riuscite perfino a rompere amicizie fraterne che duravano da una vita.
Come consigliere da poco subentrato in un consiglio diviso avevo iniziato un percorso che mirava appunto a raggiungere questo scopo. Certamente l’obiettivo che mi ero riproposto era ambizioso, ma credo anche doveroso; col contributo di alcuni amici speravo di arrivare ad esso, e per un momento ci si era illusi che il cammino potesse essere oramai in discesa.
Era necessario, a mio parere, arrivare ad una nomina condivisa da tutti, e non solo da coloro che non volevano più rav Somekh rabbino capo. Sarebbe forse stato possibile raggiungere questo risultato se la maggioranza del Consiglio avesse concesso un breve periodo di tempo per chiarire le principali questioni poste sul tavolo, ed anche avesse informato, almeno il consiglio, di quali fossero le reali intenzioni. Purtroppo quelle porte che inizialmente erano state aperte, anche alla minoranza, per una trattativa, sono state subito richiuse. Ed ancora una volta Torino appare scossa al suo interno. Il Presidente Tullio Levi aveva chiesto ai vari consiglieri di arrivare a questa nomina all’unanimità, ma questo non è stato possibile, soprattutto a causa del metodo che l’attuale maggioranza del consiglio ha scelto di adottare.
Resteremo, noi torinesi, sotto l’occhio di tutti? Sembrerebbe proprio di sì, se solo si osserva che i quotidiani con la pagina cittadina sono usciti con una notizia uscita da voci confidenziali; non so se non sia stato inviato anche un comunicato ufficiale, ma apparentemente questo non c’è stato. In effetti il Presidente si è premurato di inviare la comunicazione agli iscritti, ma non si ha notizia di un contemporaneo comunicato stampa. Ma forse resteremo sotto gli occhi di tutti anche per altre, più gravi, ragioni.
In Consiglio ho infatti dichiarato che qualora rav Birnbaum volesse festeggiare in Comunità la cena di natale nell’intento di avvicinare gli ebrei lontani, come da lui suggerito in un congresso di rabbini ortodossi a Gerusalemme, questo porterebbe ad ulteriori spaccature in un ambiente già lacerato. Per questa, e per altre ragioni più materiali, avevo suggerito di approfondire meglio tutta la vicenda prima di arrivare alla nomina del nuovo rabbino capo. La maggioranza ha scelto di andare per la sua strada ed ora non resta che lavorare tutti insieme per il bene comune.
In futuro, per soddisfare quella metà circa degli ebrei torinesi che vogliono rav Somekh sarà necessario che, da parte di ciascuno ci sia estrema attenzione a rispettare l’onore e la persona di tutti, amici ed avversari, e, in primis, di rav Somekh. Per ora non sembra che si sia imboccata questa strada, e me ne dolgo.
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