Rabbi Nachman di Bratzlav racconta nella raccolta di storie Sippurè ma’asiyot che una volta, dopo una grande tempesta, un bambino e una bambina si perdono in un bosco e rimangono senza cibo. I ragazzi incontrano via via sette mendicanti (ognuno dei quali con un grave difetto), ascoltano il loro pianto e danno loro del cibo, augurando loro di diventare simili a loro. I bambini continuano a vagabondare e a chiedere l’elemosina passando da un paese e da un mercato all’altro.
Attraverso un lungo percorso i due bambini arrivano in una fiera dove incontrano ancora uno alla volta i sette mendicanti che decidono di fare sposare i due bambini che intanto sono diventati adulti. Ognuno dei mendicanti, dopo aver raccontato chi è veramente, offre in regalo alla giovane coppia ciò che avevano prima augurato loro e che li caratterizza meglio.
Il terzo di questi mendicanti è “balbuziente” e augura ai due ragazzi di diventare come lui. Il balbuziente per eccellenza nella storia d’Israele è Mosè che viene scelto per condurre il popolo d’Israele fuori dall’Egitto. Il mendicante balbuziente dice ai due ragazzi che non devono giudicarlo per il suo difetto di balbuzie: in realtà lui dice cose molto profonde e meravigliose che non tutti possono capire.
Nel racconto piuttosto complesso che qui non possiamo ricordare, la figura di Mosè è vista come la persona che porta il messaggio di colui che è chiamato l’uomo di verità e amore. Il suo essere balbuziente non è quindi un suo difetto, ma piuttosto un difetto da parte di chi non è capace di ascoltare e decodificare la sua “balbuzie”: è chiaro qui un riferimento alle parole della Torà che devono essere interpretate.
Mosè viene scelto come leader del popolo ebraico, nonostante non sia un grande oratore, un fatto che ci lascia sbalorditi: l’oratoria è una delle caratteristiche che influenzano l’uomo nella scelta di un leader, ma non può essere questo un criterio decisivo quando si deve scegliere una guida per una nazione.
Mosè quindi viene scelto non per la sua oratoria, ma per quanto ha dimostrato di sapere fare nel suo rapporto con gli altri. La Torà racconta tre episodi nei quali Mosè interviene per difendere i più deboli: l’egiziano che sta colpendo un ebreo; i due ebrei che stanno litigando e l’intervento di Mosè a difesa di chi aveva ragione; le difesa delle figlie di Jetro (si badi bene delle donne!) che i pastori avevano cacciato dal pozzo, dove erano andate per abbeverare il gregge. La scelta di una guida non deve dipendere dalla sua capacità oratoria, ma da quella di reagire alle ingiustizie, anche quando la si esercita senza avere un ruolo riconosciuto pubblicamente.
Il balbuziente ci dice sostanzialmente che le sue parole non sono completamente comprese da chi le ascolta e ci vogliono molte generazioni perché i segreti della Torà vengano alla luce: la medesima idea è espressa in altre parole dai Maestri:
Il balbuziente ci dice sostanzialmente che le sue parole non sono completamente comprese da chi le ascolta e ci vogliono molte generazioni perché i segreti della Torà vengano alla luce. La medesima idea è espressa in altre parole dai Maestri nel Midrash (Kohelet Rabbà: I, 2):
“C’è una cosa che si possa dire “guarda questo è nuovo”? Ciò è stato da sempre …” (Kohelet 1: 10).
E’ scritto. “Mi dette le due tavole di pietra scritte con dito divino e su di esse c’erano tutte le parole … “ (Deuteronomio 9, 10). Ha detto Rabbi Yehoshua Ben Levì: per insegnarti che il testo scritto della Torà, la Mishnà, le Halakhot e le Hagadot e ciò che un allievo anziano insegnerà è stato già dato come Halakhà le-moshè mi-sinai (una norma a Mosè dal Sinai). Da dove (si deduce ciò)? Da quanto è scritto: C’è una cosa che si possa dire “guarda questo è nuovo”? La parte seguente del verso dimostra il contrario: ciò è stato da sempre”
L’altro aspetto che prova come la scelta sia stata quella giusta è dimostrata dal tentativo di Mosè di sottrarsi a questo compito e di non essere alla ricerca di potere: Mosè alla fine accetta obtorto collo un incarico per il quale non si ritiene abbastanza idoneo e poi cercherà di trovare collaboratori per condividere le responsabilità.
Ogni società avrebbe molto da imparare da questa storia su quali sono i criteri per scegliere un leader.
Scialom Bahbout
Rabbi Nachman di Bratzlav: Meziboz 1772 – Uman 1810 (Ucraina)
Fondatore del Hassidismo Bratzlav che pone in evidenza gli ostacoli molteplici che l’uomo incontra per conoscere il Sgnore e l’importanza della gioia, della semplice fede e il collegamento con un vero Zadik (giusto). Nipote del Baal Shem tov. La sua tomba a Uman è oggetto ogni anno di pellegrinaggio in occasione di Rosh hashanà. Tra i suoi scritti (in parte dovuti all’allievo Rabbi Natan di Nemirov): Sippurè Maasiyot, Likutè halakhot, Likutè Tefillot, likutè moharan, Tikun Klalì.