Parashà di Devarìm
Rav Scialom Bahbout
Il libro di Devarim contiene i discorsi fatti da Mosè nell’ultimo mese prima dell’ingresso nella Terra promessa ai patriarchi e che ora dovevano apprestarsi a conquistare. Una delle parti fondamentali del primo discorso di Mosè è in sostanza un excursus sulle vicende che hanno caratterizzato quella terra e i popoli che l’hanno via via occupata. Mosè passa in rassegna tutti i popoli con cui Israele è venuto in contatto nel suo viaggio per arrivare alla Terra promessa: riserva un’attenzione particolare ai popoli con cui esisteva un rapporto di “parentela”: i discendenti di Esaù e dei figli di Lot (Moav e Ammon). Per dettato divino, Israele non poteva fare guerra con queste popolazioni, anche se le loro terre derivavano da conquiste di terre appartenute ad altri popoli: gli Emim, popolazione dalle dimensioni gigantesche, conquistati dai discendenti di Moav; i Chorim conquistati dai discendenti di Esaù; i Refaim, chiamati anche Zamzumim, conquistati da Amon; gli ‘Avvim, che abitavano vicino a Gaza, conquistati dai Kaftoriti. Insomma Mosè descrive ciò che accade normalmente nella storia dell’uomo: ogni terra è stata teatro di lotte e conquiste e viene occupata da popolazioni diverse. Ora Israele si apprestava a fare la stessa cosa e anche la terra d’Israele avrebbe potuto seguire lo stesso destino: una terra promessa, ma conquistata, un giorno avrebbe potuto subire la stessa sorte, essere conquistata da un altro popolo. Così avrebbe dovuto essere, se come dice Machiavelli, si applica a tutti gli eventi umani l’antica massima “historia magistra vitae”: nel presente si riscontrano situazioni analoghe a quelle passate, da cui è possibile cogliere insegnamento.
Eretz Israel: la prima kedushà – Giosuè
Insomma il diritto sulla Terra d’Israele da parte del popolo ebraico è definitivo e non può essere contestato? Anche se altri popoli (greci, romani, arabi, crociati, mammalucchi, turchi, inglesi) l’hanno occupata via via nella storia, e oggi gli ebrei ne sono tornati in possesso, la situazione sarà solo temporanea fino al prossimo cambiamento?
In tutti questi discorsi non dobbiamo dimenticare il principio generale per cui Tutta la terra appartiene al Signore e Lui la dona a chi vuole: è questo quanto scrive Rashi all’inizio del suo commento alla Torà per spiegare perché la Terra d’Israele appartiene definitivamente al popolo ebraico, quali che siano le vicissitudine storiche.
Eppure non è stata sempre questa l’idea che emerge dalla Bibbia.
Da una parte abbiamo la promessa di un possesso eterno ad Abramo, a Giacobbe e a Mosè:
Il Signore disse ad Abramo, dopo che Lot si fu separato da lui: «Alza ora gli occhi e guarda, dal luogo dove sei, a settentrione, a meridione, a oriente, a occidente. Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre. Àlzati, percorri il paese quant’è lungo e quant’è largo, perché io lo darò a te». (Genesi 13: 15);
Ecco, io ti rendo fecondo: ti moltiplicherò e ti farò diventare un insieme di popoli e darò questo paese alla tua discendenza dopo di te in possesso perenne (Genesi 48, 4);
Il Signore disse a Mosè nelle steppe di Moav presso il Giordano di Gerico: «Parla agli Israeliti e riferisci loro: ….Prenderete possesso del paese e in esso vi stabilirete, perché io vi ho dato il paese in proprietà. (Numeri 33, 51 – 53);
Ecco il Signore tuo Dio ti ha posto il paese dinanzi; entra, prendine possesso, come il Signore Dio dei tuoi padri ti ha detto; non temere e non ti scoraggiare! (Genesi 1: 21)
La seconda Kedushà: la Chazakà ed Ezrà
Dall’altra, abbiamo la dichiarazione della perdita definitiva:
Il dodicesimo anno della nostra deportazione, il decimo mese, il quinto giorno del mese, un fuggiasco da Gerusalemme venne da me e mi disse: «La città è presa!». La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: «Figlio d’uomo, gli abitanti di quelle rovine, nel paese d’Israele, dicono: “Abramo era solo, eppure ebbe il possesso del paese; e noi siamo molti, il possesso del paese è dato a noi”. Perciò, di’ loro: Così parla il Signore, Dio: “Voi mangiate la carne con il sangue, alzate gli occhi verso i vostri idoli, spargete il sangue, e dovreste possedere il paese? Voi vi appoggiate sulla vostra spada, commettete abominazioni, ciascuno di voi contamina la moglie del prossimo, e dovreste possedere il paese?” (Ezechiele 33, 23; 25 – 26).
Tuttavia la Terra d’Israele appartiene definitivamente a Israele: vediamo cosa dicono le fonti:
Fece uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia. 44 Diede loro le terre dei popoli, ereditarono la fatica delle genti, 45 perché custodissero i suoi decreti e obbedissero alle sue leggi. (Salmi 105, 43 – 45)
Ascoltate questa parola, che il Signore ha detto riguardo a voi, figli d’Israele, e riguardo a tutta la stirpe che ho fatto salire dall’Egitto: «Soltanto voi ho conosciuto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre colpe. «Non siete voi per me come gli Etiopi, figli d’Israele? Oracolo del Signore. Non sono io che ho fatto uscire Israele dal paese d’Egitto, i Filistei da Caftor e gli Aramei da Kir? Muterò le sorti del mio popolo Israele, ricostruiranno le città devastate e vi abiteranno … li pianterò nella loro terra e non saranno mai divelti da quel suolo che io ho dato loro», dice il Signore, tuo Dio. (Amos 3 )
Qual è la posizione che assumono i Maestri di fronte a queste affermazioni in contrasto tra loro?
Quando si parla di Terra santa e quindi della Santità di Erez Israel cosa si intende?
La Santità si riferisce ai precetti che si ha l’obbligo di fare in Terra d’Israele: sono i precetti delle primizie, dell’Omer, delle offerte di Terumà e le Decime: l’espressione “ A me appartiene la Terra” va inteso nel senso che si vuol affermare che la terra è santa. Cosa accadde quando gli ebrei furono portati in esilio: l’opinione prevalente è che la santità di Erez Israele sia venuta meno (Archin 32b) e hanno dovuto riconsacrarla successivamente (al tempo di Ezrà al ritorno da Babel – Rashi, Niddà 46b). In altre parole la consacrazione fatta da Ezrà è quella che ha reso Erez Israel sacra per sempre. Questo per due motivi: la conquista fatta da Giosuè potrebbe essere paragonata alle conquiste della Terra d’Israele di fatte da altri popoli. Ezrà e il popolo tornano in Erez Israele per consacrarla attraverso le mitzvoth senza fare nessuna conquista sanguinosa paragonabile alle altre. Ancora più importante è il fatto che la potenza principale del tempo che aveva conquistato tutti i paesi concesse agli ebrei di tornare alla propria terra per costruirvi il Tempio. Per certi versi la decisione di Ciro re di Persia può essere paragonata alle decisioni assunte dall’ONU e delle potenze dopo la seconda guerra mondiale. Però ancora di più va sottolineato il fatto che gli ebrei in tutte le epoche non hanno mai rinunciato alla terra e questo, oltre al fatto che una parte del popolo è sempre rimasta in Erez Israel, tutti hanno rinnovato l’impegno “l’anno prossimo a Gerusalemme”. Concettualmente si potrebbe forse applicare in questo caso la Halakhà per cui un oggetto può essere considerato hefker, res nullius, disponibile per chiunque lo trovi solo se c’è “Yeush be’alim”, cioè una rinuncia formale alla proprietà: nel caso di Israele è stato proprio il contrario, gli ebrei hanno dichiarato giorno dopo giorno che desideravano rimanere legati a Erez Israele. Anche quando hanno iniziato a fare le mizvoth in esilio, si sono ben guardati dall’applicare nella diaspora le Mizvoth teluyot baaretz, cioè quelle legate alla terra d’Israele: è necessaria una dichiarazione migliore di questa per capire il legame con la Terra d’Israele?
La seconda kedushà è figlia della Chazakà e non della conquista. (Maimonide, Terumot cap. 1, Halakha 5, Yerushalmi shevi’it 6, 1). La conquista fatta da Nabuccodonosor ha annullato la conquista di Israele, ma questo non era applicabile alla Chazakà fatta perché ricevuta da Ciro.
Chi sostiene che altre popolazioni hanno diritti storici sulla terra d’Israele, non tiene conto sia di ciò che dice la Bibbia (e tutti sostengono di volerla rispettare) sia di ciò che impariamo dalla storia: nessun popolo ha mai desiderato ritornare alla terra d’origine con la stessa passione del popolo ebraico per quasi duemila anni.
Per tutti vale l’affermazione di Rabbi Yehudà Halevì, il grande filosofo e poeta spagnolo dell’undicesimo secolo. Nelle sue poesie dedicate a Sion e che si leggono a Tishà beav, egli scrive: “Sion invero ti chiederai come stanno i tuoi prigionieri” e ancora: “Il mio corpo è in occidente, ma il mio cuore è in oriente”.
Devarim e Tishà beav
Non è un caso che questa parashà venga letta prima di Tishà beAv. Il sabato che precede Tishà beav si chiama Hazon, visione, dalla prima parola del testo. La domanda è quale vogliamo che sia la visione del futuro del popolo d’Israele quando finalmente Gerusalemme tornerà ad essere kirya ne’emana, “Polis degna di fiducia”: la ricostruzione del Tempio dipenderà da dove si troverà ognuno di noi. La Meghillà delle Lamentazioni che leggiamo a Tishà beav inizia con una parola il cui significato è: “come”: Echà (איכה). Questa parola si può anche leggere Ayèkka. La stessa parola nella Haftarà precede la parola Gerusalemme. Dopo la colpa commessa nel giardino dell’Eden, Dio pone ad Adam la domanda “Ayèkka”, dove sei. Anche noi, ogni anno siamo chiamati a farci questa domanda.
Scialom Bahbout
Rav Yosef Shlomo Zevin (1888 – 1978) e Rav Meir Bar Ilan (1880 – 1949).
L’analisi relativa alla kedushà di Erez Israel segue in parte la voce Erez Israel che si trova nella Enciclopedia Talmudica. La voce è stata scritta dai due fondatori della Enciclopedi Meir Bar Ilan e Shlomo Zevin e Rav Meir Bar Ilan
Rav Yosef Shlomo Zevin
Educazione nelle yeshivot lituane e ha sviluppato forti contatti con il mondo hassidico, attivo nel movimento sionista religioso. Editore assieme rav Mei Bar Ilan dell’Enciclopedia Talmudica. Vicino all’Ultimo Rebbe dei Lubavitch con cui era in contatto fino dagli anni 1920. In contatto con il Rogachover e Michael Levi Epstein (autore dell’ARukh Hashulkan). Ha scritto di verse opere di Halakhà e raccolte di racconti hassidici.
Rav Meir Bar Ilan
Figlio minore del Natziv, Il padre era il Rosh yeshiva della Yeshiva di Volozhin. Discendente del Maram di Padova. Studi all’Università di Berlino. Semilùkhà nel 1902. Sionista religioso., movimento Torah im derekh eretaz. Fondatore di giornali come Ha’ivrì e Hatzofè. Coautore della Enciclopedia Talmudica, ha ispirato la fondazione della Bar Ilan University che porta il suo nome. Salito in Israele nell’anno 1923