Cresce l’antisemitismo nel Regno Unito: il 45% guarda agli israeliti con sospetto
Caterina Belloni
In Gran Bretagna circa la metà degli ebrei preferisce non mostrare pubblicamente la fede in cui crede. Niente copricapo tradizionale o stella di Davide, insomma, per evitare problemi. E come si potrebbe dargli torto, considerati i risultati di un’indagine appena condotta da Yougov e dal King’s College di Londra, all’interno di una campagna contro l’antisemitismo. Secondo questa ricerca, infatti, quasi un inglese su due guarda agli ebrei con sospetto. A dimostrarlo è il fatto che il 45 per cento del campione, composto da adulti, si è detto in accordo con almeno una delle sei affermazioni antisemite su cui veniva interpellato. Dichiarazioni come «gli ebrei controllano i mass media» oppure «si interessano solo dei soldi» o ancora «parlano dell’Olocausto soltanto perché vogliono portare avanti i loro programmi e progetti» sono state considerate veritiere. Un modo per dimostrare che l’antisemitismo nel Regno di Sua Maestà Elisabetta esiste, eccome.
Esaminando le varie posizioni con maggiore attenzione, poi, si scopre che il 23 per cento del totale, quindi quasi un quarto di loro, sostiene che «Israele tratta i palestinesi come i nazisti trattavano gli ebrei», mentre poco più del 10 per cento ha dato risposta positiva alla frase «sono a mio agio quando trascorro del tempo con persone che supportano apertamente Israele». Nel 12 per cento dei casi, poi, gli interpellati hanno sottoscritto ben quattro delle frasi chiaramente antisemite su cui venivano interrogati. Ad esempio, la predominanza e potenza all’interno dei mass media è stata considerata credibile dall’11 per cento del campione, mentre per l’8 per cento degli interpellati è vera l’idea che l’ l’Olocausto venga usato dagli ebrei come una specie di «lasciapassare» per ottenere appoggio.
La scoperta che il 44 per cento degli ebrei evita di mostrare in pubblico segni della propria fede per timori di ritorsioni o di commenti spiacevoli, inoltre, fa emergere altre due questioni significative. Anzitutto la percentuale è la più alta registrata negli ultimi anni e questo preoccupa e, secondariamente, molti osservatori sostengono che la responsabilità di questo atteggiamento sarebbe politica. In passato sono state rivolte spesso accuse di antisemitismo al leader dei laburisti Jeremy Corbyn, ma la fiducia degli ebrei nel mondo politico sembra ridotta al lumicino indipendentemente dai colori dei partiti. Nella stessa indagine, infatti, solo il 20 per cento di loro si è detto convinto che le autorità si stiano impegnando per non far prevalere antisemitismo e diffidenza. Ancora più alta, poi, la percentuale di coloro che ritengono che amministratori pubblici ed esponenti politici del Regno Unito non facciano abbastanza per proteggere le comunità ebraiche. Il che stupisce, soprattutto perché la Gran Bretagna si è sempre fatta vanto di essere inclusiva e aperta alle differenze culturali e religiose. Negli ultimi decenni è stato dimostrato ampiamente nel caso di induisti, buddisti e islamici, con conseguenze non banali in termini di radicalizzazione. Ma, in base a queste indagini, non è avvenuto con gli ebrei. Che a quanto pare si sentono meno sicuri a dimostrare la loro fede religiosa rispetto agli esponenti di altre minoranze. Ad esempio i sostenitori del movimento Lgtb, che riunisce lesbiche, gay, transgender e bisessuali, e che prende posizione pubblicamente o scende in piazza spesso per i propri diritti, senza temere conseguenze negative o incidenti spiacevoli.
La Verità, 22.1.2021