Capitolo 20 – Gli Ebrei in Europa e in America fino al termine del secolo XIX
L’antisemitismo in Germania: a) Generalità, b) Proposte, azioni e disposizioni ostili agli Ebrei
Gli Ebrei sotto l’impero di Guglielmo II
Vita spirituale degli Ebrei di Germania
Condizioni generali degli Ebrei nell’Impero austro-ungarico
Austria: a) L’antisemitismo; b) Atteggiamenti del governo e delle amministrazioni locali
Ungheria
Regioni slave dell’Impero austro-ungarico
Condizioni civili e politiche degli Ebrei in Russia: a) L’antisemitismo; b) I pogrom durante l’impero di Alessandro III; c) Atteggiamenti del governo di fronte ai pogrom; d) Nuove restrizioni imposte agii Ebrei; e) Proteste in Inghilterra e America; f) Espulsione da Mosca, g) Nuovi pogrom; h) Emigrazione di Ebrei in America e in Èretz Israèl; i) Gli Ebrei durante l’impero di Nicola II
La vita spirituale in Russia
Francia: a) L’antisemitismo; b) L’affare Dreyfus; c) La vita spirituale
Inghilterra: a) Condizioni generali; b) La vita spirituale
Italia
Olanda
Belgio
Svizzera
Serbia e Bulgaria
Grecia
Turchia europea
America
L’antisemitismo in Germania
a) Generalità
L’antisemitismo continuò ad infierire e si aggravò.
Colpe commesse da singoli Ebrei vennero considerate come conseguenza di pretesi difetti della razza, per quanto colpe analoghe fossero commesse da singoli non Ebrei e inoltre, dato che agli Ebrei, sparsi nei vari paesi, era più facile che agli altri avere rapporti di commercio e di cultura che varcavano i confini della Germania, si andò formando la leggenda dell’esistenza di una organizzazione ebraica internazionale che mirava a soggiogare gli altri popoli e a dominare nel mondo. Nelle lotte di carattere sociale che furono assai vive nella seconda metà del secolo XIX gli Ebrei, che appartenevano in parte alla classe dei capitalisti e in parte a quella dei lavoratori, furono dagli uni e dagli altri considerati fautori del dominio della classe avversa, e da parte di coloro che non appartenevano a nessuno dei due partiti, essi erano accusati di essere causa di entrambi i mali che affliggevano la Germania: capitalismo e socialismo. Dato poi che essi appartenevano per lo più ai partiti liberali, il governo tedesco, che nel tempo di cui parliamo tendeva alla reazione, favorì il movimento antisemitico: non promulgò leggi restrittive contro gli Ebrei, ma di fatto cercò di escluderli dalle cariche più elevate. Non occorre poi dire che, per quanto l’antisemitismo non fosse ispirato da motivi religiosi, anche le autorità ecclesiastiche sia cattoliche che protestanti lo videro spesso con simpatia e cercarono di indurre i loro fedeli a seguire il movimento ostile agli Ebrei. In sostanza avvenne che questi si consideravano Tedeschi e agivano come tali, dimenticando per lo più quasi del tutto il loro Ebraismo, ma i Tedeschi li considerarono come Ebrei, cioè come stranieri, e gli antisemiti li giudicarono loro nemici.
Tentativi fatti dalle organizzazioni ebraiche della Germania per indurre il governo a opporsi al movimento antisemitico non ebbero effetto. Molti scritti polemici di antisemiti e di Ebrei furono pubblicati, ed è da notarsi che il motivo prevalente degli scritti di Ebrei contro gli antisemiti è l’affermazione e la pretesa dimostrazione che gli Ebrei di Germania sono tedeschi e null’altro che tedeschi.
b) Proposte, azioni e disposizioni, ostili agli Ebrei
Gli antisemiti, con l’appoggio del governo, a capo del quale era il cancelliere Bismarck, prepararono nel 1880 un documento, firmato da circa 300.000 cittadini, nel quale si chiedevano al Governo provvedimenti che limitassero i diritti degli Ebrei, e cioè quei provvedimenti che di fatto già erano effettuati. Vive discussioni ebbero luogo nel Parlamento, ma per qualche tempo le condizioni rimasero invariate. Ma ciò non impedì che, dietro l’eccitazione degli antisemiti, fossero commesse in vari luoghi della Prussia, nel 1880-81, gravi atti di violenza contro gli Ebrei.
Gli antisemiti, organizzatisi in partito, tennero, negli anni successivi al 1880, vari congressi nei quali i più moderati chiesero che gli Ebrei fossero privati in tutto o in parte dei diritti civili e politici e i più spinti sostennero la necessità di espellerli dalla Germania in modo che essi andassero dove volevano; vi fu anche chi propose di mandarli in Egitto.
Nel 1886 gli antisemiti, che erano riusciti a occupare parecchi posti nel Parlamento, proposero che fosse vietata la shechità come causa di sofferenza per gli animali. I pareri di parecchi scienziati che affermarono che il sistema ebraico di macellazione non era più doloroso di altri, e le opinioni espresse da membri, anche ferventi cristiani, del Parlamento, che non era giusto far soffrire gli uomini per evitare pretese sofferenze degli animali, fecero sì che la proposta non venne accettata; ma in alcuni stati della Germania venne proibita la shechità.
Nel 1884 fu anche rinnovata in un villaggio della Prussia l’accusa di omicidio rituale. Nel corso del processo risultarono forti sospetti che l’accusatore cattolico fosse in realtà l’assassino del ragazzo protestante trovato morto o per lo meno complice dell’uccisore: avendo metà dei giurati, i Protestanti, votato per la sua condanna, e l’altra metà, i Cattolici, per la sua assoluzione, venne assolto.
c) Gli Ebrei sotto l’impero di Guglielmo II
Ulteriori progressi fece l’antisemitismo in Germania nell’ultimo decennio del secolo: sotto l’impero del reazionario Guglielmo II non solo gli Ebrei continuarono a non essere ammessi negli uffici più importanti, ma furono esclusi da molte associazioni, venne fatta propaganda per indurre a non comperare in loro negozi, alcuni alberghi non accettavano ospiti ebrei.
Gli scienziati antisemiti si diedero a dimostrare che la razza ariana, rappresentata specialmente dai Tedeschi, è la razza superiore, mentre la semitica è la inferiore, causa di corruzione dell’umanità. Naturalmente non mancarono coloro che reagirono contro l’antisemitismo, anche tra i non ebrei, ma essi erano in minoranza. Gli Ebrei continuarono a cercare di dimostrare il loro perfetto germanesimo, affermando che i loro rapporti con quelli di altri paesi non avevano carattere diverso da quelli che correvano tra Cattolici e Protestanti di stati diversi. Ebrei e non ebrei fondarono associazioni per la lotta contro l’antisemitismo e gli antisemiti.
Nuovi processi per omicidio rituale furono intentati, e, per quanto finissero con l’assoluzione degli accusati e talvolta con la condanna di accusatori di testimoni antisemiti, non mancavano di avvelenare l’opinione pubblica e aumentare delle popolazioni contro gli Ebrei.
d) La vita spirituale degli Ebrei di Germania.
L’assimilazione continuò, com’è naturale, a fare grandi progressi e numerosi furono i matrimoni misti. La lotta tra conservatori e riformatori non cessò, ma fu meno intensa del periodo precedente. La scienza dell’Ebraismo continuò a essere coltivata, specialmente per quel che riguarda la storia e la filosofia. Gli studi talmudici andarono decadendo e furono vivi soltanto tra i provenienti dalla Russia e dalla Polonia». La lingua yiddish cessò quasi di essere parlata dagli Ebrei di Germania che adottarono in genere il tedesco.
Molti Ebrei si occuparono di varie scienze, e alcuni filosofi cercarono di dare una impronta tedesca al pensiero ebraico. In genere la lingua ebraica fu poco usata: fra i pochi che la adoperarono in Germania va ricordato Shimon Bernfeld, nato in Galizia, ma vissuto poi a Berlino, autore di vari scritti di storia, di filosofia e di critica biblica.
Condizioni generali degli Ebrei nell’Impero austro-ungarico
L’Impero austro-ungarico era costituito, nel tempo di cui ci occupiamo, da gruppi appartenenti a varie nazionalità riconosciute dal governo, spesso in lotta fra loro e tutte in lotta col governo che mirava al dominio dell’elemento tedesco e alla sottomissione a questo degli appartenenti alle altre nazionalità. In mezzo agli elementi disparati che costituivano l’Impero, la situazione degli Ebrei era particolarmente penosa in quanto essi non erano considerati come appartenenti a un gruppo nazionale unico. L’assegnazione all’uno o all’altro dei gruppi nazionali veniva in genere determinata dalla lingua: lo yiddish, lingua parlata dagli Ebrei, non era ufficialmente riconosciuto, ed essi dovevano dichiararsi parlanti tedesco o polacco. Queste condizioni ebbero la conseguenza, analoga a quella che si manifestò in altre occasioni, che nei vari paesi non tedeschi nei quali abitavano essi, erano spesso considerati come fautori dei Tedeschi, e questi vedevano in loro dei sostenitori delle singole nazionalità nella lotta contro il dominio tedesco. Questo, s’intende, oltre all’odio e alla antipatia a cui gli Ebrei, in alcune provincie numerosissimi, erano soggetti per ragioni specialmente di concorrenza.
Austria
a) L’antisemitismo
Nell Austria tedesca si manifestò l’antisemitismo in modo analogo a quello della Germania. Furono ripetute le antiche accuse contro il Talmud, che scrittori antisemiti che lo conoscevano solo attraverso citazioni indirette e tendenziose volevano fare apparire come libro che prescriveva agli Ebrei l’odio contro i Cristiani: queste accuse diedero talvolta occasioni a processi, e, in questi, orientalisti cristiani imparziali chiamati come testi misero in chiaro l’ignoranza e le falsificazioni degli antisemiti, ma naturalmente questo non servì ad annullare i perniciosi effetti delle calunnie degli antisemiti. L’attività di questi si fece particolarmente viva in occasione del processo per omicidio rituale in Ungheria.
b) L’atteggiamento del governo e delle amministrazioni locali
Il governo austriaco, e in particolare l’imperatore Francesco Giuseppe, non vedevano di buon occhio l’antisemitismo: si narra che l’imperatore stesso uscì una volta da un teatro in segno di protesta perché vi si cantarono degli inni antisemitici; ma molti dei parlamenti locali e dei consigli comunali erano dominati dagli antisemiti, e ciò ebbe luogo specialmente a Vienna, dove la popolazione ebraica si era di molto accresciuta. Quando, nel 1895, fu nominato per la prima volta a sindaco di questa città il noto antisemita Carlo Luger, il governo non ne approvò la nomina, appunto per le sue tendenze antisemitiche; ma, essendo poi egli stato rieletto diverse volte, il governo finì per tollerarlo e allora l’antisemitismo dominò nella amministrazione comunale: il comune e gli istituti da esso dipendenti si astennero dal dare ordinazioni a commercianti ebrei; impiegati ebrei furono oppressi in ogni modo fino a che essi si videro costretti a dimettersi; agli alunni ebrei poveri delle scuole medie fu negata la dispensa dalle tasse che soleva essere concessa. Proteste di singoli e di associazioni liberali non giovarono a modificare la situazione, per quanto una calunnia di omicidio rituale, appoggiata da una lettera di un apostata che si affermava testimone oculare dell’uccisione, avesse avuto per conseguenza che si rivelassero menzogne e falsificazioni degli antisemiti, e che parecchi di questi, compreso l’apostata, fossero condannati a gravi pene (1893).
Ungheria
Anche in Ungheria infierì fra la popolazione l’antisemitismo nelle sue forme più gravi e violente, ma in genere fu disapprovato e avversato dal Parlamento e dal governo: tentativi fatti dagli antisemiti di fare abrogare le leggi che parificavano gli Ebrei agli altri cittadini e di vietare l’ingresso in Ungheria di Ebrei profughi da paesi dove erano perseguitati non riuscirono.
Gravi episodi di antisemitismo si ebbero durante uno dei soliti processi per omicidio rituale (1882-1883): le pressioni e le violenze tendenti a sostenere la calunnia giunsero al punto che un giovane ebreo testimoniò di aver visto il proprio padre e altri uomini nell’atto di scannare una ragazza: egli confessò in seguito di avere testimoniato il falso, ma naturalmente questa confessione, per quanto dimostratasi autentica, non cancellò l’impressione causata dalla testimonianza precedente. Durante il lungo processo ebbero luogo a Presburgo e in altri centri assalti, saccheggi e violenze a danno degli Ebrei e i membri antisemiti del Parlamento si scagliarono contro di loro. Il processo finì, come al solito, con l’assoluzione degli accusati, che furono però tenuti lungo tempo in carcere.
Nonostante l’opposizione degli antisemiti, dopo lunghe discussioni, fu approvata (1895) una legge che parificava la religione ebraica alle altre religioni, permetteva il passaggio da una religione all’altra, considerava validi e legali i matrimoni misti e lasciava ai genitori la facoltà di assegnare i figli alla religione da loro prescelta. Questa legge era sì ispirata da sentimenti di giustizia, ma, naturalmente, venne ad assecondare il movimento, già assai forte e vivo, di assimilazione degli Ebrei al resto della popolazione.
Regioni slave dell’Impero austro-ungarico
Nelle regioni slave dell’Impero austro-ungarico, come la Galizia e la Boemia, le lotte fra le varie nazionalità furono ancor più vive che altrove, e ne soffrirono specialmente gli Ebrei; ufficialmente dichiarati appartenenti all’una o all’altra delle nazionalità riconosciute, erano da tutte respinti e perseguitati come stranieri. Furono loro precluse quasi tutte le vie che potevano condurli a provvedere al loro sostentamento e quindi essi scesero a condizioni estreme di miseria. Cercò di venire in loro aiuto la fondazione del barone Hirsch (1891): il governo permise che sui fondi di questa si aprissero scuole professionali per Ebrei, a condizione che la lingua di insegnamento fosse in alcune regioni polacca e in altre tedesca, ma poi gli Ebrei usciti da quelle scuole non trovavano occupazione.
Non mancarono poi i soliti processi per accuse di omicidio rituale: in uno di essi (1882-1886) un Ebreo fu dapprima condannato a morte come complice, ma fu riconosciuto che l’omicidio non aveva motivi rituali: alla fine fu assolto. Un altro processo per preteso omicidio rituale in un villaggio ceco (1899) terminò con la condanna a morte di un Ebreo come complice, anche allora escludendo che l’omicidio avesse motivi rituali, e questa sentenza fu confermata nel 1900: l’imperatore mutò la pena di morte in quella di lavori forzati a vita (1901). Nonostante le sentenze dei tribunali gli antisemiti proclamarono che ormai era stato definitivamente provato che gli Ebrei solevano uccidere Cristiani per motivi religiosi. Nel corso del processo era perfino stata affermata l’esistenza di una “associazione ebraica per l’uccisione di cittadini cristiani per estrarne il sangue”.
Condizioni civili e politiche degli Ebrei in Russia
a) L’antisemitismo
Dopo che, in seguito all’alleggerimento che sotto Alessandro II era stato fatto alle condizioni degli Ebrei, non pochi di questi raggiunsero elevate posizioni economiche e sociali, ragioni analoghe a quella che avevano dato origine all’antisemitismo in Germania agirono anche in Russia. Oltre a ciò gli Ebrei furono coinvolti nelle gravi lotte sociali che intorno al 1880 cominciarono a turbare la Russia, e l’odio contro di loro si accrebbe dopo che fu ucciso Alessandro II (1° marzo 1881), e vari Ebrei furono accusati, e non a torto, di appartenere a partiti rivoluzionari responsabili dell’uccisione.
b) I pogrom durante l’impero di Alessandro III
Cominciò allora una serie di assalti organizzati, conosciuti col nome di pogrom, contro gli Ebrei, non ostacolati e spesso favoriti dal governo che, salito sul trono il dispotico Alessandro III, ebbe carattere decisamente reazionario.
Il primo grave pogrom ebbe luogo in una città della Russia meridionale, nella quale abitavano numerosi Ebrei: la causa occasionale fu che un oste ebreo cacciò dal suo locale un Russo ubriaco, (15 aprile 1881, 4° giorno di Pèsach). Nella notte successiva e nel giorno seguente furono assalite abitazioni e botteghe di Ebrei: esse vennero saccheggiate e devastate e i loro abitanti percossi. Furono chiamate squadre di poliziotti e di militari, ma questi rimasero per lo più spettatori inerti. Fatti analoghi avvennero in altri luoghi fra l’aprile e il luglio, e molti Ebrei furono colpiti negli averi e nella vita: circa cento Comunità ebraiche ebbero a soffrire. Talvolta gli Ebrei cercarono di difendersi, ma non di rado ciò fu impedito dalla polizia. Gli assalitori degli Ebrei affermarono spesso che essi agivano in obbedienza ad ordini avuti dal governo o dall’imperatore.
Dopo qualche mese un grave pogrom ebbe luogo in Polonia, a Varsavia (dicembre 1881). L’occasione venne data dal fatto che, essendosi sparsa la voce falsa di un incendio in una chiesa, in conseguenza del quale il panico invase la popolazione e la confusione che ne nacque mietè parecchie vittime, gli Ebrei furono accusati di avere sparso la voce falsa. Altre gravissime violenze contro di loro furono commesse a Balta, in Polonia, nel 1882 e a Nini-Novgorod nel 1884.
I pogrom indussero molti Ebrei a cercarsi nuove sedi: l’emigrazione fu diretta specialmente verso l’America settentrionale; alcuni si trasferirono anche in Èretz Israèl. Non occorre dire che molti soffrirono durante i viaggi. Numerosi Ebrei, fra cui donne e bambini affamati, che nell’ottobre 1881 si trovavano a Brody in Galizia in attesa di proseguire il viaggio furono soccorsi da inviati della Alliance Israelite Universelle.
c) Atteggiamento del governo di fronte ai pogrom
Il governo ordinò un’inchiesta sulle cause dei pogrom e nella relazione del funzionario governativo che la redasse venne affermato che i responsabili erano gli Ebrei, perché, con le posizioni e le ricchezze acquistate, danneggiavano la popolazione russa e la sfruttavano. In conseguenza di questa relazione furono nominate delle commissioni nelle varie province dell’impero con l’incarico di proporre rimedi alla situazione. Quasi tutte proposero che fossero adottate nuove disposizioni che limitassero ulteriormente i diritti e la libertà degli Ebrei. E di fatto, nel marzo 1882, furono emanate delle norme, dette provvisorie, ma che rimasero in vigore per 35 anni, che riconfermavano agli Ebrei il divieto di risiedere fuori dei territori ammessi, limitavano il loro diritto ad acquistare beni stabili, proibivano loro di commerciare nei giorni di domenica e di feste cristiane. Nello stesso giorno venne promulgato un decreto che stabiliva gravi pene per gli autori di pogrom: la contemporaneità dei due decreti significava che ormai i pogrom non erano più necessari perché ad opprimere gli Ebrei pensava la legge.
d) Nuove restrizioni imposte agli Ebrei
Intanto le antiche restrizioni venivano applicate sempre con maggior rigore e nuove restrizioni venivano stabilite. La rigorosa applicazione delle limitazioni imposte agli Ebrei per quello che riguarda i luoghi del loro soggiorno determinava continue espulsioni, che solo raramente potevano essere evitate corrompendo con forti somme i funzionari incaricati di eseguirle. Tra le nuove restrizioni va ricordata quella che stabiliva per l’ammissione alle scuole medie e superiori una percentuale massima in confronto al numero di alunni non ebrei (numerus clausus), percentuale che era di molto inferiore a quella della popolazione ebraica in confronto a quella non ebraica. Agli Ebrei venne concesso l’esercizio dell’avvocatura e di altre professioni libere solo in seguito ad autorizzazione speciale che per lo più veniva negata.
Di fronte a tutte queste restrizioni non venivano per nulla alleggeriti gli obblighi degli Ebrei e in modo particolare quello del servizio militare: in caso di irreperibilità dell’obbligato, gravi multe erano imposte alla sua famiglia, e talvolta queste furono applicate perfino se l’obbligato al servizio militare era defunto. Voci contrarie a questa tendenza si fecero sentire in numerose commissioni che furono nominate per regolare la situazione degli Ebrei, ma esse rimasero inascoltate anche perché l’imperatore era contrario a qualsiasi disposizione che migliorasse le loro condizioni: non si doveva dimenticare che essi avevano ucciso il Messia. Si arrivò al punto di ordinare la chiusura di una scuola professionale ebraica con la motivazione che, siccome i non Ebrei non avevano scuole del genere, quella ebraica danneggiava la popolazione cristiana.
e) Proteste in Inghilterra e in America
In Inghilterra e in America ebbero luogo riunioni di protesta contro l’atteggiamento del governo russo nei confronti degli Ebrei, e in Inghilterra venne richiesto un intervento diplomatico presso la Russia; ma essendo poi risultato che questo avrebbe ulteriormente peggiorato la condizione degli Ebrei, nulla si fece in questo senso.
Riunioni di protesta contro le persecuzioni degli Ebrei in Russia si rinnovarono poi a Londra (1890): la richiesta rivolta in una di queste al governo inglese dì agire presso quello russo fu respinta con la motivazione che non ci si doveva intromettere in questioni interne di uno stato estero; un invito a migliorare la sorte degli Ebrei partito da una di quelle riunioni e inviato direttamente allo Zar non ebbe risposta diretta: in un giornale di ispirazione governativa fu affermato che in Russia gli Ebrei non si erano mai trovati così bene come allora, ma che essi più ottenevano più chiedevano. Anche scrittori e intellettuali russi formularono delle proteste con numerose firme, ma la censura governativa ne proibì la pubblicazione in Russia.
f) Espulsione da Mosca
Il colmo delle sventure degli Ebrei si ebbe coi decreti della loro espulsione da Mosca che ne contava parecchie decine di migliaia (28-29 marzo 1891, vigilia e primo giorno di Pèsach 5651) per essere trasferiti nei luoghi della Russia nei quali era permessa la dimora degli Ebrei e che erano già sovraccarichi di popolazione. L’espulsione che, secondo il decreto, doveva essere graduale e compiersi entro un anno, ebbe inizio la notte successiva al 29 marzo con la caccia agli Ebrei che risiedevano illegalmente a Mosca e poi fu continuata nei mesi successivi. Particolarmente gravi furono le sofferenze degli espulsi nell’inverno 1891-92: i Russi non usarono riguardi neppure a vecchi, bambini, malati e donne incinte.
Ai giornali russi fu proibito di dare notizie dei decreti e della loro esecuzione, e di quelli che trasgredirono l’ordine fu sospesa la pubblicazione. Ciononostante gli avvenimenti della Russia furono noti all’estero, e le crudeltà del governo russo ebbero per conseguenza che il banchiere ebreo Alfonso Rothschild di Parigi rifiutò di contribuire a un prestito al governo russo.
L’espulsione non fu completa e le autorità continuarono a infierire contro i rimasti: fu ordinata la chiusura della sinagoga che, dietro autorizzazione del governo, era stata costruita e aperta nell’anno stesso del decreto di espulsione, i suoi capi furono espulsi dalla città; fu limitato il numero dei luoghi in cui venne concesso agli Ebrei di radunarsi per la tefillà pubblica. Nuove espulsioni e limitazioni dei diritti degli Ebrei ebbero luogo in seguito.
g) Nuovi pogrom
Neppure i pogrom cessarono: specialmente grave quello di domenica 29 settembre 1891 (vigilia di Kippùr) a Starodub: il pretesto fu che gli Ebrei, avutane autorizzazione dalle autorità, aprivano i loro magazzini per qualche ora nei giorni di domenica. Fu dato fuoco a molte case e negozi di Ebrei e molti di questi dovettero passare la notte di Kippùr, che fu freddissima, nella campagna e neppure poterono radunarsi nella sinagoga e assistettero da lontano alla distruzione delle loro case e dei loro averi.
h) Emigrazione di Ebrei in America e Èretz Israèl
Le persecuzioni indussero molti a pensare all’emigrazione in America, tanto più che il governo lasciava aperti agli Ebrei i confini occidentali della Russia e non ne impediva l’uscita. Si formarono anche delle associazioni per organizzare l’emigrazione e preparare in America il terreno per gli emigrati. Ma in una riunione dei rappresentanti delle Comunità ebraiche, che ebbe luogo a Pietroburgo, dopo il pogrom di Balta, e prima che fossero emanate le disposizioni provvisorie di cui sopra, prevalse l’opinione sostenuta dai ricchi di non organizzare l’emigrazione, perché questa era segno di scarso patriottismo verso la Russia, e che si doveva invece tendere a fare revocare le disposizioni restrittive che colpivano gli Ebrei, a dimostrare che, di fatto, essi non costituivano nessuna organizzazione speciale e a fare notare al governo che nei casi di pogrom la difesa della polizia verso gli Ebrei era stata insufficiente.
L’emigrazione venne favorita dal barone Moritz Hirsch che, dopo avere invano tentato di venire in soccorso degli Ebrei di Russia, pensò di organizzare la fondazione di colonie agricole ebraiche in Argentina. A questo scopo si costituì una società, Jewish Colonization Association (J.C.A.) le azioni della quale furono quasi totalmente acquistate dal barone Hirsch. Il governo russo vide di buon occhio l’uscita dal paese di molti Ebrei e concesse agli emigranti passaporto gratuito e viaggio gratuito fino ai confini della Russia, a condizione che essi si impegnassero a non ritornarvi. Oltre un centinaio di migliaia di Ebrei uscirono dalla Russia ma, mentre si sperava che l’Argentina potesse accoglierne milioni, di fatto le possibilità furono infinitamente minori, e negli anni 1892-94 vi trovarono sistemazione solo alcune migliaia; molti altri emigrarono nell’America settentrionale, e alcuni anche in Èretz Israèl.
i) Gli Ebrei durante l’impero di Nicola II
La morte di Alessandro III, a cui successe Nicola II (1895-1900) non portò nessun cambiamento nella politica russa e in particolare nei confronti degli Ebrei. Oltre alle continue limitazioni nelle autorizzazioni di soggiorno e di attività degli Ebrei, ricorderemo che fu chiusa la scuola ebraica che era stata collocata nel locale della sinagoga di Mosca, e che furono ordinati cambiamenti nella struttura del locale che rendessero impossibile per il futuro che esso servisse da sinagoga e imposto che vi fosse collocato un ospedale o altra istituzione di beneficenza, con la minaccia che, se questo non fosse avvenuto, il locale sarebbe messo all’asta. I rappresentanti degli Ebrei cercarono di fare revocare questi ordini, e le trattative continuavano ancora quando in Russia scoppiò la rivoluzione (1905). Numerosi pogrom ebbero luogo negli ultimi anni del secolo XIX e nei primi del successivo. A uno dei ministri del governo russo si attribuisce un detto secondo cui un terzo degli Ebrei in Russia sarebbe morto, un terzo emigrato e un terzo assimilato.
La vita spirituale in Russia
a) Risveglio del sentimento nazionale ebraico
I pogrom fecero finalmente capire agli Ebrei di Russia che per quanto molti di essi avessero adottato la lingua russa e la cultura russa, avessero partecipato alle azioni dei liberali, essi non facevano parte della nazione russa e da qui ebbe origine la rinascita del sentimento nazionale ebraico che era ormai quasi spento.
Si andò così formando e diffondendo la convinzione che gli Ebrei non avrebbero potuto continuare a vivere come stranieri fra le varie popolazioni, ma che era necessario trovare un luogo dove essi potessero vivere come popolo indipendente. Tra i primi scrittori che si fecero paladini di questa idea va ricordato specialmente Leo Pinsker, autore di un libro, in tedesco, intitolato L’autoemancipazione ebraica, nel quale sosteneva che non con l’emancipazione concessa da altri potevano essere risolti i problemi degli Ebrei, ma con l’emancipazione, procurata dal popolo stesso, dalla soggezione agli altri popoli. Il libro, che non ebbe profonda risonanza in Germania, fece invece grande impressione in Russia.
Quanto al luogo che potesse accogliere gli Ebrei, i più pensavano a qualche regione non ancora popolata e sfruttata in America, e si formarono società per sostenere e finanziare l’emigrazione, ma questa non fu mai organizzata in modo soddisfacente. Altri ritenevano invece che la nuova vita del popolo d’Israele dovesse fermarsi nell’antica terra dei padri, anch’essa in gran parte deserta e non coltivata. Si formò così il movimento detto Chibbàt Tziòn (Amore per Tziòn) i seguaci del quale furono detti Chovevè Tziòn (amatori di Tziòn).
Un gruppo di giovani studenti cercò di iniziare praticamente l’azione e, col motto Bet Ya’akòv Lechù Venelechà (Isaia 2,5) partirono per Israele e vi fondarono delle colonie agricole. Dalle iniziali delle parole che formano il loro motto sono detti Bilu (1882). Altre colonie vennero fondate negli anni successivi.
Alcune autorità rabbiniche approvarono e assecondarono il movimento, mentre altre lo avversarono, ritenendo che la redenzione di Israele nella sua terra dovesse avvenire in modo soprannaturale e non per opera umana.
b) Lingua e letteratura ebraica
La rinascita del sentimento nazionale si fece pure sentire nella lingua e nella letteratura: si pubblicarono giornali e riviste in ebraico e in yiddish e alcuni giovani che divennero poi i principali rappresentanti della letteratura ebraica moderna iniziarono in Russia la loro carriera alla fine del secolo XIX. Tra questi noteremo David Frischman, J.L. Peretz, CH.N. Bialik.
Tra gli scrittori in yiddish va segnalato Shalom Rabinowiz noto con lo pseudonimo di Shalom ’Alechem.
c) Tentativi di riforme
Tentativi di riforme tendenti a spogliare l’Ebraismo di tutte le sue caratteristiche o addirittura a fonderlo col Cristianesimo ebbero pochi seguaci e non riuscirono.
Francia
a) L’antisemitismo
L’antisemitismo di origine tedesca si fece strada anche in Francia, per quanto la popolazione ebraica vi fosse assai scarsa e quasi tutta assimilata. L’emancipazione aveva avuto per conseguenza che molti Ebrei raggiunsero posizioni economiche e sociali elevate; di qui la gelosia del resto della popolazione per ragioni di concorrenza. Particolare impressione fece il fallimento di una banca cattolica del quale fu considerato causa principale la concorrenza della banca Rothschild. Si cominciò a considerare gli Ebrei alleati dei Massoni, responsabili di tutte le disgrazie della Francia; i monarchici che tendevano ad abbattere il governo repubblicano videro negli Ebrei, in genere fedeli al regime, i loro nemici e nemici di quello che essi ritenevano il bene della Francia. L’Alliance Israélite Universelle fu dagli antisemiti rappresentata come un’associazione che agiva all’estero a danno della Francia; naturalmente a essi si associò il clero fanatico che all’azione degli Ebrei attribuì l’espulsione dei Gesuiti e in genere le tendenze anticlericali del governo francese; numerose riviste e molti libri antisemitici vennero pubblicati negli anni fra il 1880 e il 1890; fu perfino presentata al Parlamento una proposta di espulsione degli Ebrei; furono insinuati dubbi sulla fedeltà di Ebrei che occupavano alte cariche nell’esercito, e così si formò l’ambiente nel quale si ebbe la più notevole manifestazione di antisemitismo: il processo Dreyfus.
b) L’Affare Dreyfus
Nel 1894 fu scoperto uno scritto anonimo dal quale risultava che importanti segreti militari francesi erano stati comunicati alla Germania. Non vi era dubbio che nello stato maggiore francese fosse stato compiuto un atto di tradimento a danno della Francia. Dello stato maggiore francese faceva parte un Ebreo, il capitano Alfred Dreyfus, di origine alsaziana. Per quanto egli fosse noto come devoto alla Francia, completamente assimilato, antitedesco e partecipe ad azioni tendenti a restituire alla Francia l’Alsazia, allora soggetta alla Germania, i sospetti di tradimento furono rivolti contro di lui. Egli fu sottoposto a processo in tribunale militare: in base a documenti segreti, che non furono comunicati né a lui né ai suoi difensori, da uno dei quali pareva risultare che il tradimento era stato opera principale di un uomo l’iniziale del nome del quale era D., fu giudicato colpevole di tradimento, pubblicamente degradato e condannato a segregazione a vita in un’isola inospitale della Guyana francese, detta l’Isola del diavolo (dicembre 1894). Tutto questo suscitò naturalmente il giubilo degli antisemiti, all’opera dei quali era dovuto l’esito del processo, ed essi presentarono Dreyfus come simbolo e rappresentante di tutti gli Ebrei, traditori della patria, che, come tali, dovevano essere privati dei diritti che loro erano stati concessi. Mentre il Dreyfus languiva sull’Isola del diavolo, un alto membro dello stato maggiore francese, Piquard, avendo avuto occasione di esaminare i documenti in base ai quali era stato condannato il Dreyfus, si convinse che essi erano falsi, e riuscì a scoprire il falsificatore e a designare il vero traditore e i suoi complici, membri dello stato maggiore francese. Si manifestò allora un movimento che reclamava la revisione del processo Dreyfus, alla quale si opposero gli antisemiti membri dello stato maggiore, alcuni dei quali dovevano essere messi in stato d’accusa. Fra i sostenitori dell’innocenza del Dreyfus va segnalato il famoso scrittore francese Emile Zola, che, condannato per le sue asserzioni che accusavano membri dello stato maggiore francese, fuggì in Inghilterra. Durante le discussioni pro e contro la revisione del processo ebbero luogo in Francia e in Algeria, posta sotto il governo francese, gravi violenze e veri e propri pogrom contro gli Ebrei. Intanto colui che era stato designato come falsificatore dei documenti che avevano portato alla condanna del Dreyfus fu costretto a confessare la sua colpa; arrestato, si uccise (31 agosto 1898) e colui che lo Zola aveva designato come vero traditore fuggì all’estero.
Fu allora inevitabile la revisione del processo Dreyfus. Questa ebbe luogo a Rennes e vi fu presente il Dreyfus stesso (agosto 1899). Le polemiche pro e contro l’accusato si riaccesero vivissime. I giudici, convinti probabilmente della sua innocenza, ma riluttanti a pronunziare una sentenza che avrebbe gettato il discredito sullo stato maggiore francese, nella loro maggioranza confermarono la colpevolezza di Dreyfus ma lo dichiararono degno di essere graziato, e di fatto ottenne la grazia. Il suo difensore, l’avvocato Labouri, lo consigliò di non accettarla e di chiedere sentenza di piena assoluzione, ma egli, affranto da anni di sofferenza nell’Isola del diavolo, la accettò. Solo parecchi anni più tardi, in seguito alla scoperta di nuovi documenti, fu rifatto un’altra volta il processo, e nel 1906 fu riconosciuta la completa innocenza del Dreyfus.
c) La vita spirituale
La vita spirituale dell’Ebraismo di Francia nella seconda metà del secolo XIX è dominata dall’assimilazione. La Alliance Israélite Universelle si occupò soprattutto di diffondere la cultura francese fra gli Ebrei d’Oriente e intervenne talvolta in aiuto di Ebrei oppressi. Durante il processo Dreyfus non pochi Ebrei influenti e membri del Parlamento parlarono e agirono in difesa degli Ebrei contro gli antisemiti. Due notevoli periodici francesi, Univers Israélite e Archives Israélites si interessarono quasi esclusivamente della vita interna delle Comunità.
La scienza dell’Ebraismo continuò ad essere rappresentata specialmente dalla Societé des études juives, che pubblicava la Revue des études Juives.
Inghilterra
a) Condizioni generali
In Inghilterra non infierì l’antisemitismo come partito organizzato, ma, in occasione di lotte fra liberali e conservatori, dai primi vennero mosse accuse di scarso patriottismo agli Ebrei fautori dei secondi. Gli Ebrei continuarono a godere di pieni diritti e parecchi di essi ebbero cariche importanti, e non mancarono neppure alcuni elevati ai gradi dei Pari. L’assimilazione fece grandi progressi e non mancarono i matrimoni misti.
L’immigrazione dalla Russia aggiunse alla popolazione ebraica di Inghilterra, e specialmente a quella di Londra, un nuovo elemento che abitò in un quartiere speciale. In genere si trattò di popolazione povera, dedita al piccolo commercio e al piccolo artigianato. Alcuni però riuscirono in seguito ad arricchirsi e a darsi al grande commercio e alla grande industria.
b) La vita spirituale
Per quello che riguarda la vita spirituale degli Ebrei residenti in Inghilterra da lungo tempo, nulla di particolare è da segnalare; specialmente importanti erano le Comunità di Londra, Manchester, Liverpool, Glasgow.
Nei nuovi immigrati, che infusero nuova vita all’Ebraismo inglese, sono da notarsi due correnti opposte: da un lato rigidi conservatori e dall’altro lato elementi socialisti, con la loro tendenza ad abbandonare le tradizioni ebraiche, manifestata anche con dimostrazioni contrarie a queste, come l’organizzazione di banchetti pubblici nel giorno di Kippur.
La lingua e la cultura inglese andarono naturalmente diffondendosi fra gli Ebrei: tra gli scrittori ebrei autori di opere di argomento ebraico in lingua inglese è da notarsi specialmente Israel Zangwill (1864-1926) autore di I figli del ghetto, e di altre opere che vennero tradotte in varie lingue, tra cui l’italiano.
La scienza dell’Ebraismo fu rappresentata specialmente dai collaboratori della Jewish Quarterly Review, fondata nel 1889. Speciale menzione merita l’opera di dotti viventi in Inghilterra e in America, specialmente Salomon Schechter (1847-1915) per la scoperta della ghenizà del Cairo e la decifrazione e la pubblicazione di importanti scritti ebraici che vi si trovarono. Il lavoro non è terminato e continua tuttora.
L’Ebraismo riformato, in genere antitalmudico e tendente anche al cristianesimo, è rappresentato specialmente da Claude Montefiore (1858-1938) e Israel Abrahams (1858-1925).
Italia
Il piccolo gruppo degli Ebrei d’Italia, del tutto libero dall’antisemitismo organizzato, continuò a vivere tranquillo. L’assimilazione fece nuovi progressi. Molti Ebrei presero parte attiva alla vita politica, scientifica e letteraria del paese: si ebbero ministri, scienziati, professori universitari in numero molte volte maggiore di quello che sarebbe stato richiesto dalla proporzione numerica fra la popolazione ebraica e quella non ebraica.
La vita e la cultura ebraica andarono languendo: il collegio rabbinico di Padova fu trasferito a Roma nel 1887, ma non ebbe vita prospera.
Nel periodo di cui ci occupiamo va segnalata la costruzione di sinagoghe monumentali in molte città, come Firenze, Torino e più tardi Roma. Esse, come pure quelle delle altre Comunità, continuarono a funzionare nelle forme tradizionali dei tre riti italiano, tedesco e spagnolo con le piccole innovazioni a cui abbiamo prima accennato. All’infuori che nelle forme liturgiche, scomparvero del tutto le differenze fra Ebrei residenti in Italia da lungo tempo e quelli provenienti, specialmente nel medioevo, da altri paesi. Nuovi immigrati dall’Europa centrale e orientale furono rari, e non esercitarono alcuna influenza notevole e scarsi, quasi nulli, furono anche i rapporti fra l’Ebraismo d’Italia e quello di altri paesi.
Gli Ebrei d’Italia andarono di mano in mano abbandonando i linguaggi speciali da loro parlati che, pure avendo per base quelli usati dal resto della popolazione, avevano caratteristiche speciali, e delle parlate giudaiche rimasero solo rare tracce.
Olanda
In Olanda non fu importato l’antisemitismo e la popolazione ebraica del paese venne accresciuta da immigrati dall’Europa orientale, molti dei quali, transitando per il territorio con l’intenzione di emigrare in America, finirono invece per stanziarvisi definitivamente.
Belgio
Le manifestazioni antisemitiche che ebbero luogo in Francia ai tempi dell’affare Dreyfus ebbero le loro ripercussioni anche in Belgio, dove si cercò di escludere dai diritti gli Ebrei immigrati di recente, e dove, nel 1898, ebbe luogo a Bruxelles una processione religiosa cattolica in ricordo del preteso miracolo avvenuto nel 1370, quando da una ostia che si disse profanata dagli Ebrei sarebbe sgorgato il sangue. In seguito, i pochi Ebrei residenti in Belgio continuarono a vivere tranquilli e a godere pieni diritti.
Svizzera
Per quanto non si sia manifestato in Svizzera un vero e proprio antisemitismo, non mancarono in vari cantoni tentativi di limitare i diritti degli Ebrei. Va poi segnalato che il divieto della shechità, già vigente in alcuni cantoni, fu poi esteso a tutti i paesi della Confederazione (1892) col pretesto delle sofferenze che si diceva causasse agli animali il sistema ebraico della macellazione.
La popolazione ebraica andò aumentando alquanto per l’immigrazione dall’Europa orientale. Molti giovani esclusi dalle università in Russia frequentarono quelle della Svizzera, e alcuni di essi vi rimasero anche una volta terminati gli studi.
Romania
Per quanto la Romania fosse impegnata per accordo internazionale a concedere pieni diritti agli Ebrei, la condizione di questi nel paese era del tutto simile a quella dei loro correligionari in Russia: essi erano stranieri senza diritti, soggetti a una quantità di restrizioni che rendevano difficilissimo il provvedere al loro sostentamento: perfino all’esercizio delle professioni più umili e misere erano messi degli ostacoli. Essi erano per la maggior parte concentrati nelle città, specialmente Bucarest e Jasi.
La cittadinanza veniva concessa solo in seguito a richiesta individuale che per lo più veniva respinta. Non occorre dire che essi erano soggetti a tutti gli obblighi dei cittadini, compreso quello del servizio militare.
Dopo che numerosi ragazzi e giovani ebrei cominciarono a frequentare le scuole pubbliche rumene, il governo diede delle disposizioni che limitavano il numero degli alunni stranieri, cioè ebrei. Gli Ebrei fondarono delle scuole proprie con programmi di cultura generale analoghi a quelli delle scuole governative; esse erano inizialmente, com’è naturale, chiuse il sabato e aperte la domenica; fu loro imposto di chiudere la domenica e gli Ebrei si adattarono a chiudere due giorni, ma il governo vietò questo perché non si poteva ammettere che l’insegnamento fosse impartito in soli cinque giorni settimanali, e neppure fu concesso alle scuole ebraiche, come esse chiesero, che il sabato fosse destinato all’insegnamento “religioso”: le leggi dello stato non ammettevano che a questo fosse destinata una giornata speciale. È naturale che, dato questo stato di cose, gli Ebrei mostrassero simpatia per il partito socialista di opposizione, e in conseguenza di questo molti furono espulsi: tra questi Mosè Gaster, professore nell’università di Bucarest, che si trasferì a Londra, dove fu rabbino della Comunità sefardita. Membri del governo dichiararono apertamente che si volevano mettere gli Ebrei in condizione di essere costretti ad uscire dal paese, e di fatto molti emigrarono.
Serbia e Bulgaria
In Serbia e in Bulgaria, impegnate anch’esse a dare pieni diritti agli Ebrei, questi vissero tranquilli e presero parte alla vita pubblica. Tentativi di azioni antisemite e accuse di omicidio rituale in Serbia non ebbero gravi conseguenze.
Grecia
In Grecia il governo considerò gli Ebrei come cittadini, ma essi erano in genere odiati dalla popolazione greca specialmente per ragioni di concorrenza commerciale. I più di loro erano sparsi in vari luoghi della periferia e delle isole, e in piccolo numero ad Atene.
A Corfù era assai notevole il numero di Ebrei provenienti dall’Italia, specialmente dalla repubblica veneta, e la lingua italiana e il dialetto veneto erano la loro parlata abituale.
Una delle solite calunnie di omicidio rituale ebbe per conseguenza gravi violenze contro gli Ebrei a Corfù (1891). La guerra fra la Grecia e la Turchia diede occasione a pogrom specialmente in Tessaglia (1898), dato che gli Ebrei venivano accusati di parteggiare per i Turchi.
Turchia europea
Nei paesi europei soggetti alla Turchia gli Ebrei continuarono in genere a vivere tranquilli, protetti dal governo nonostante l’ostilità dei Greci. La Comunità più importante era quella di Salonicco, dove la popolazione ebraica superava per numero quella non ebraica e dava alla città uno spiccato colore ebraico.
Altre grandi Comunità erano quelle di Costantinopoli e Adrianopoli; Comunità minori ma abbastanza numerose erano quelle di Monastir e Giannina. In Turchia e, in genere nella penisola balcanica, prevaleva l’elemento sefardita che continuava a parlare uno speciale dialetto spagnolo. Non mancavano però gli Ashkenaziti che parlavano yiddish.
America
L’emigrazione di numerosissimi gruppi di Ebrei dall’Europa orientale in America nel penultimo decennio del secolo XIX ebbe inizialmente il carattere di fuga precipitosa e disperata, e solo più tardi venne organizzata. Gli emigranti, sprovvisti di mezzi, incontrarono gravi difficoltà. In parte si diedero al piccolo commercio e alcuni riuscirono, dopo anni di privazioni e di fatiche, a raggiungere un certo grado di agiatezza e anche di ricchezza. Altri trovarono lavoro in fabbriche o esercitarono l’artigianato, specialmente la sartoria, per proprio conto. Alcuni emigrarono con l’intenzione di fondare colonie agricole e di fatto, con l’aiuto anche di società e di benefattori, ne vennero fondate, ma in genere non prosperarono perché i coloni erano del tutto impreparati e non abituati al clima: quasi tutte finirono per dovere essere abbandonate. Nelle città, come New York, Filadelfia ed altre, gli Ebrei immigrati abitavano in genere quartieri speciali.
Le persecuzioni in Russia e Romania, nell’ultimo decennio del secolo XIX, ebbero per conseguenza che altri numerosi gruppi di Ebrei emigrarono, tanto che il governo mise dei limiti all’immigrazione degli Ebrei privi di mezzi. Ciononostante la popolazione ebraica andò di mano in mano aumentando, e con l’aiuto, nei primi tempi dopo l’immigrazione, di istituzioni benefiche, tutti riuscirono a trovare lavoro dal quale traevano il sostentamento. I più, trasferita in America l’intera famiglia, chiesero e ottennero la cittadinanza degli Stati Uniti, e il governo non pose nessuna restrizione o limitazione di diritti agli Ebrei immigrati.