Trapianto di organi da maiali: è lecito?
David Gianfranco Di Segni
Collegio Rabbinico Italiano – Istituto di Biologia Cellulare, CNR, Roma
Ultimamente si parla spesso di maiali, non solo a causa dell’influenza suina ma anche perché il maiale è ritenuto un animale molto adatto come fonte di organi da trapiantare nell’uomo. Già da tempo si usano nell’uomo le valvole del cuore (e altre componenti) del maiale; ora sono in corso ricerche sperimentali finalizzate al trapianto dell’intero cuore e di altri organi. Bisogna ovviamente superare i problemi dovuti al rigetto di un organo estraneo da parte del sistema immunitario umano: per questo motivo si sta tentando di modificare geneticamente il maiale per renderlo più compatibile con l’uomo.
Perché il trapianto di organi da animali è importante dal punto di vista medico? Il motivo è semplice: come è noto, la disponibilità di organi umani è estremamente limitata, molto inferiore alla richiesta. Inoltre, in alcuni casi, come per il cuore e il fegato, ci sono difficili problemi di ordine etico da superare: secondo alcune opinioni (ebraiche e non), non si può decretare la morte di una persona finché il cuore batte ed è quindi impossibile estrarre alcun organo dal donatore con cuore ancora battente per trapiantarlo in pazienti in lista di attesa. È chiaro dunque che se si potessero utilizzare organi da animali si risolverebbe il problema della scarsità o assenza di donatori (ammesso che sia etico uccidere un animale per prelevarne un organo – vedi oltre).
Ma perché la ricerca medica è indirizzata proprio al maiale? Le ragioni sono varie: è disponibile in gran numero; è facile allevarlo; e, soprattutto, è molto simile all’uomo per la sua anatomia e fisiologia, facilitando l’attecchimento dei suoi organi nell’organismo umano (anche i primati sono simili all’uomo, ma proprio per la loro somiglianza, anche esteriore, è probabile che l’uso dei loro organi incontrerebbe maggiori resistenze dal punto di vista etico).
È interessante notare che la somiglianza fra il maiale e l’uomo è già menzionata nel Talmud. Nel trattato Ta’anit (21b) è scritto che se c’è una mortalità fra i suini si decreta un digiuno, per scongiurare che la malattia si diffonda all’uomo. La regola vale in particolare per i maiali perché, afferma il Talmud, “i loro organi interni sono simili a quelli dell’uomo”. Questa norma è codificata nello Shulchan Arukh (Orach Chayim 576:3) e in effetti è stata recentemente applicata in occasione dell’influenza suina, come ha esortato a fare il Rabbino capo d’Israele, Rav Shlomo Amar shlita.
Molti si chiedono se sia lecito il trapianto di organi provenienti dal maiale. È noto a tutti il divieto di cibarsene, esplicitamente scritto nella Torà (Lev. 11:7-8; Deut. 14:8). Che si può dire riguardo al trapianto d’organi? La risposta è: Sì, è permesso. Il divieto della Torà riguarda solo il cibarsi del maiale. È vero che i Maestri hanno successivamente vietato la vendita e l’allevamento dei maiali e di alcuni altri animali (Mishnà, Bavà Qammà 7:7), ma questi due divieti non sono rilevanti riguardo all’utilizzo dei loro organi e, secondo alcuni, sono messi in secondo piano in presenza di ragioni mediche. L’aiuto a un malato è un principio fondamentale dell’ebraismo, come scrive la Torà: “Non rimanere inerte quando il tuo prossimo è in pericolo” (Lev. 19:16). La necessità di salvare una vita umana o di alleviarne le sofferenze è più importante della presunta offesa arrecata all’uomo dalla presenza di un organo di maiale al suo interno. Chi pensasse di essere scrupoloso astenendosi dal trapiantare nel proprio corpo un tale organo per curare una malattia si comporterebbe in modo stolto, come il Caraita di cui parla Yehudà HaLevì nel Re dei Khàzari (3:49).
Rimane tuttavia la domanda se sia etico allevare e uccidere degli animali per prelevarne organi da trapiantare negli uomini. Il divieto di procurare dolore agli animali (tza’ar ba’alè chayim) è una delle esplicite proibizioni della legislazione ebraica e, secondo alcuni, ha fondamento nella Torà stessa (Talmud, Bavà Metzi’à 32b). Molti passi della Bibbia mostrano come gli animali meritano la misericordia di D-o e, quindi, anche nostra, perché siamo tutti Sue creature (Salmi 145:9). Numerose norme della Torà e del Talmud regolamentano il rapporto uomo-animale e non solo è vietato causare sofferenza agli animali, ma bisogna anche curarli e accudirli: p. es., si deve prima dar da mangiare ai propri animali domestici che a sé stessi (Berakhot 40a).
Scrive il Maimonide riguardo al divieto di uccidere nello stesso giorno un animale e suo figlio(Lev. 22:28): “Questa norma è stata data per evitare che si uccida un animale davanti a sua madre, che ne soffrirebbe moltissimo. Infatti, non c’è differenza tra la sofferenza dell’uomo e quella degli altri animali, perché l’amore e l’affetto della madre per il figlio non sono legati alla ragione, ma alla facoltà immaginativa, che si trova nella maggior parte degli animali come nell’uomo” (Guida degli smarriti 3:48). Il Rambam scrive anche: “Il detto dei Maestri riguardo al divieto di far soffrire gli animali si basa sulle parole della Torà ‘Perché hai percosso la tua asina?’ (Num. 22:32), e il suo scopo è di perfezionarci affinché noi non ci comportiamo con crudeltà procurando inutilmente un dolore agli animali. Dobbiamo invece comportarci con gentilezza e misericordia nei confronti di qualsiasi animale… e non dobbiamo ucciderli tranne che in casi di necessità, giacché ‘il tuo desiderio è di mangiare carne’ (Deut. 12:20), ma non ucciderli per crudeltà o per sport” (ibid. 3:17).
Dalle parole del Maimonide si deduce che l’uccisione di un animale è permessa solo se strettamente necessario (come per l’alimentazione). Il Ramà (R. M. Isserles), uno dei due autori dello Shulchan Arukh, specifica che il permesso vale anche nel caso di necessità mediche: “Tutto ciò che è richiesto per motivi medici o di altro genere non rientra nel divieto di tza’ar ba’alè chayim”, aggiungendo che bisogna in ogni caso astenersi dal comportarsi con crudeltà (Even ha’ezer 5:14).
Per concludere, il trapianto di organi da un animale (incluso il maiale) è lecito, ma ogni sforzo va messo in atto per eliminare o minimizzare il dolore inflitto all’animale.
Già pubblicato sul Bollettino della Comunità ebraica di Milano – giugno 2009