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Cultura ebraica a tutto campo

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Author page: Rav Riccardo Di Segni

La clonazione alla luce dell’etica ebraica

Riccardo Di Segni

La Rassegna Mensile di Israel - Terza serie, Vol. 64, No. 3 (Settembre - Dicembre 1998)

1. Introduzione

La notizia della "clonazione" di una pecora, avvenuta nel febbraio del 1997, ha scosso l'opinione pubblica, sia per l'incredibile risultato biologico ottenuto su un animale, che per le possibili prospettive di applicazione alla specie umana di questo tipo di tecniche.

Mentre le tecnologie progrediscono sempre più rapidamente, ci si interroga sui limiti del lecito, dal punto di vista etico. Ovviamente anche l'ebraismo è investito da questi interrogativi. Lo scopo di questa nota è di presentare le risposte possibili, e di spiegare in quale modo un problema tanto nuovo possa essere affrontato sulla base della tradizione antica[1].

2. Premessa tecnica

Le informazioni genetiche sono custodite e trasmesse in strutture speciali, dette cromosomi, che le cellule dell'organismo conservano nella loro parte centrale, detta nucleo. In ogni specie il patrimonio cromosomico è costituito in ogni cellula da un numero determinato (23 nella specie umana) di coppie di cromosomi. Alcune cellule speciali sono destinate alla riproduzione: la cellula uovo nella femmina e lo spermatozoo nel maschio; queste cellule si distinguono dalle altre perché il loro patrimonio cromosomico è dimezzato: non 23 coppie, ma 23 singoli cromosomi. Nel normale procedimento riproduttivo, come avviene in una pecora o nella specie umana, la cellula uovo è fecondata dallo spermatozoo. In tal modo si forma una nuova cellula che comprende un nuovo insieme di 23 coppie di cromosomi, metà di provenienza materna e l'altra metà paterna. La cellula fecondata comincia a riprodursi, si annida nell'utero e dà origine ad un nuovo individuo (fig. 1a).

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