Rav Haim Navon 8/5/2024
Quando la realtà mi ha mostrato che la mia moderata lucidità era un'illusione, ho imparato che proprio i messianisti che parlavano di futuri orrori avevano ragione molto più di me, e che dovevo superare questa cattiva inclinazione – l'inclinazione all'illusione della normalità.
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Il termine dispregiativo "messianisti" è tornato prepotentemente nel discorso politico, ed è tempo di ricordare: negli ultimi decenni, si è ripetutamente dimostrato che i messianici avevano ragione. Ben Gurion disse che per essere realisti in Terra d'Israele bisogna credere nei miracoli. I fatti dimostrano che per essere realisti nello Stato d'Israele bisogna anche essere messianisti.
La domanda è a cosa ci si riferisce con questo termine. Se si intendono persone che immaginano uno scenario realistico, certo e specifico dell'imminente presenza del Messia, e addirittura cercano di accelerarne l'arrivo – ad esempio, danneggiando la moschea sul Monte del Tempio – queste sono effettivamente persone pericolose; ma è da tempo che non ne incontro. Persino gli attivisti odierni del Monte del Tempio parlano un linguaggio completamente diverso. Quando cerco di analizzare a chi si attribuisce oggi il titolo di "messianista", scopro che si intende qualcos'altro: chiunque osi discostarsi dalla descrizione liberale del conflitto israelo-arabo come semplice scontro di interessi, risolvibile con un ragionevole compromesso.