- Mishnà, Trattato di Chullìn 8:1
I volatili si possono portare in tavola con il formaggio, ma non possono essere mangiati insieme; questa è l’opinione della Scuola di Shammài. La scuola di Hillèl afferma che non si porta a tavola né si mangia.
- TB Chullìn 104b
Ha insegnato Agra, suocero di rabbì Abbà: I volatili e il formaggio possono essere mangiati in apiqoren (senza restrizioni), ossia senza il bisogno di pulirsi le mani e la bocca…Mentre per la carne e il formaggio è necessario pulirsi le mani e la bocca.
- TB Chullìn 105a
Rav Assì chiese a rabbì Yochanàn: Quanto si deve aspettare tra la carne e il formaggio? Gli rispose: Nulla. È veramente così?! Non ha forse detto rav Chisdà: Chi ha mangiato carne ha il divieto di mangiare il formaggio, mentre chi ha mangiato il formaggio ha il permesso di mangiare carne! Piuttosto (la domanda di rav Assì va intesa così): Quanto si deve aspettare tra il formaggio e la carne? Gli rispose: Nulla…
Disse Mar ‘Uqvà: Io in questo caso mi considero rispetto a mio padre “aceto figlio di vino”, poiché mentre mio padre, se avesse mangiato carne ora non avrebbe mangiato il formaggio fino all’indomani alla stessa ora, io invece mi limito a non mangiare il formaggio nello stesso pasto (in cui mangio la carne), ma nel pasto successivo lo mangio.
- Prima soluzione (Rabbenu Tam):
Dopo aver mangiato la carne è permesso mangiare il formaggio subito anche nello stesso pasto, a condizione di pulirsi le mani e la bocca.
- Seconda soluzione (Tosafòt):
Dopo aver mangiato la carne è vietato mangiare il formaggio se non nel pasto successivo, mentre dopo il formaggio è permesso mangiare la carne dopo essersi puliti le mani e la bocca.
- “Pasto successivo”:
Tosafòt: Con “pasto successivo” non si intende il pasto che si è soliti mangiare la sera (cena) rispetto a quello della mattina (pranzo), ma anche un pasto immediatamente successivo al primo, purché si sia sparecchiata la tavola e si sia recitata la Birkat haMazòn.
Rif, Rosh: Con “pasto successivo” si intende il pasto della sera rispetto a quello della mattina, ma non si può in alcun modo permettere un intervallo più breve di questo.
Rambam: Chi abbia mangiato prima la carne, sia di volatile che di quadrupede, non mangi dopo di essa un cibo di latte, se non sia passato il tempo che intercorre tra un pasto e l’altro, che corrisponde più o meno a sei ore, per via della carne che potrebbe essere rimasta tra i denti.
- Motivazioni:
Rambam: per via della carne rimasta tra i denti.
Rashì: per via del sapore della carne che rimane per un tempo prolungato.
Tur: È bene seguire i rigori di entrambe le motivazioni.
- Shulchan Arukh (Yorè Deà 89:1):
Se ha mangiato carne, anche di animale selvatico o di volatile, non potrà mangiare formaggio finché non abbia aspettato sei ore, ed anche una volta aspettato questo tempo, nel caso in cui trovi della carne tra i denti dovrà rimuoverla. Ed anche chi mastichi della carne per farla mangiare a un bambino, dovrà aspettare.
Ramà: …e c’è chi dice che non bisogna aspettare sei ore, ma si può mangiare il formaggio anche subito dopo la carne, purché si sia sparecchiata la tavola, recitata la Birkat haMazòn e pulito le mani e la bocca. L’uso comune in questi paesi è però di attendere dopo la carne un’ora…e c’è chi è più attento ed aspetta sei ore tra la carne e il formaggio, e così è giusto comportarsi.
- “Un’ora” (uso in Olanda).
C’è chi spiega quest’uso come un compromesso tra l’opinione più rigorosa e quella più facilitante (Terumat haDeshen); c’è invece chi sostiene che quest’uso si basi su quanto scritto nello Zohar (Parashà di Mishpatim) che prescrive di “non mangiare questi cibi (carne e latte) mescolati insieme o nella stessa ora o nello stesso pasto” (Gaon di Vilna, Perì Chadàsh).
- “tre ore” (uso di alcuni paesi del Centro Europa, Tunisia).
- Resp. Mizmòr LeDavìd (R. David Pardo, 1719- 1792) sulla base del Perì Chadàsh: c’è chi usa aspettare solo tre ore anche d’estate, ed hanno un po’ su chi basarsi, dato che se fosse stato inverno sarebbe già stata l’ora della cena e ciò dimostra che il sapore della carne non rimane per più di tre ore.
- Bet Menuchà (R. Yehudà Ashkenazi): non accetta la spiegazione di rav D. Pardo. Sostiene che anche quest’uso sia nato da un compromesso tra l’uso rigoroso e quello facilitante.
- Shibbolè haLèqet (vol. II, cap. 28 e 30): Non c’è un tempo definito tra un pasto e l’altro… è sufficiente interrompere il pasto ed essersi alzato da tavola.
- Issur wehetter di R. Yerucham (cap. 39): riporta espressamente l’uso di aspettare tre ore.