Dopo aver parlato di Abba e Imma, è naturale parlare di Ach e Achot, fratello e sorella. Sia l’una sia l’altra parola hanno significati traslati: Ach vuol dire anche frate e Achot suora. Da qui, Achot ha assunto il significato di infermiera e, per converso, Ach quello di infermiere. È questo un caso interessante in cui una figura religiosa cattolica che storicamente si occupa dei malati (la suora) abbia plasmato la lingua ebraica per indicare il personale paramedico sia femminile che maschile. Ma la lingua ebraica ci offre ulteriori sorprese.
Ach, se pur raramente, nella Bibbia significa anche braciere o fuoco (Geremia 36, 22-23). In altri casi ha pure il significato di “Ohi!, Guai!” (Ezechiele 6, 11). Come a dire che i fratelli a volte possono causare guai e possono scottare come il fuoco. Un’altra parola, Akh, scritta con la khaf al posto della chet, dal suono simile ma non identico (almeno nella pronuncia sefardita – gli italiani e gli ashkenaziti non fanno distinzione) significa però, ma. Abbiamo visto che Em (madre) si scrive con le stesse consonanti della parola Im (se) e ci siamo chiesti se nella natura femminile, o almeno in quella materna, ci sia la componente dell’incertezza e del dubbio. Il fratello avrebbe invece la caratteristica della contrapposizione, del ma. La famiglia ebraica sembra quindi all’insegna del se e del ma e certo non si può dire che sia “senza se e senza ma”. Nella Torah i rapporti fra fratelli, ma anche fra sorelle, sono piuttosto conflittuali e problematici. Ciò non impedisce però che la Torah ci insegni a “non odiare tuo fratello nel tuo cuore” (Lev. 29, 17) e ci ricordi che “la vita di tuo fratello sarà con te” (Lev. 25, 36). Ach è infatti usato a volte come abbreviazione di Echad (uno) e il verbo leachot significa unire, legare insieme. Anche se i contrasti sono possibili e forse frequenti, anche se i fratelli possono essere causa di guai reciproci, alla fine sarebbe bene e utile rimanere uniti.