La sfida dell’app Praber e dei suoi creatori. Prima la richiesta del cliente, poi le offerte di chi è disposto ad accettare l’incarico
Stefano Landi
L’idea è venuta pensando alle piccole disavventure quotidiane. Il giorno di Natale, quando ai genitori di uno di loro hanno sfondato la porta di casa e per trovare un fabbro ci sono volute ore e un assegno a svariati zeri. O a quella volta che il dj per la festa di 18 anni chiese un cachet da David Guetta. C’è un vissuto quotidiano alla base di un’idea che da oggi diventa applicazione e che domani potrebbe dare qualche colpo alla crisi creando lavoro attraverso il meccanismo più antico del mondo. Cercare professionisti raccomandati a prezzi competitivi. Il paniere di categorie sarà sempre più esteso. Idraulici, baby sitter, dog sitter, imbianchini. Solo che qui le referenze non viaggeranno più come scarno curriculum passaparola, ma sfruttando il volano della Rete.
Erano cinque amici al bar della loro infanzia. Dai banchi della scuola ebraica a quelli dell’università. Per anni hanno cullato la loro idea. Cinque per sviluppare il giocattolo tecnologico. L’hanno chiamato Praber, con ispirazione ai loro studi classici. Dal latino praebere , fornire una prestazione. Ci si connette impostando la propria ricerca. Fondamentale: cosa, quando, dove e soprattutto il budget. In breve tempo arrivano le offerte dei professionisti disposti ad accettare l’incarico, con tanto di preventivo. Un’applicazione dal meccanismo essenziale. «L’abbiamo concepita a prova di nonna: il sistema più intuitivo di incrociare domanda e offerta senza bisogno del libretto di istruzioni», racconta Nicolas Nemni, 25 anni, bocconiano mancato, a due esami dalla fine degli studi in Finanza. Chi utilizza il servizio è obbligato a lasciare una recensione. Così il lavoratore per meritarsi un futuro dovrà rendere al meglio. Il primo accesso è gratuito, poi i soci guadagneranno poco più di un euro per ogni contatto andato in porto. «Ci siamo accorti che la sharing economy mancava nel settore della casa», aggiunge il fratello Daniel, due anni più giovane. Nativi digitali, smanettoni felici. Di quelli che oltreoceano spesso si rivelano geni della porta accanto.
I social network fungeranno da raccordo. «Connettendosi a Facebook si potranno vedere ad esempio le donne di servizio che hanno lavorato per tutti gli amici condivisi. Il nostro target iniziale sono studenti e giovani coppie, generalmente predisposti a cercare servizi in Rete», racconta Leone Salom, laureato in Management in Bocconi.
La scommessa è aprire da subito la piazza virtuale a tutto il mondo. L’applicazione nasce in inglese, a breve verrà tradotta in italiano. Chiunque si potrà iscrivere, a Milano come a New York. «Abbiamo deciso di partire a livello globale. Negli ultimi anni la crisi sta spingendo un’infinità di persone a cercare lavoro. E chi invece ha bisogno di qualcosa spesso non è soddisfatto dei tempi d’attesa o della qualità del servizio», spiega Filippo Hasbani, 25 anni e un passato nel mondo della pubblicità. Il primo obiettivo ora è contattare più addetti ai lavori possibile da iscrivere alla piattaforma. «Partiamo setacciando le bacheche online: in Rete ci sono centinaia di elenchi nati morti perché dispersivi. La gente che stiamo contattando è impaziente di sperimentare questa opportunità», aggiunge Oscar Modigliani, 23 anni.
Senza sede, né ufficio («sarebbero soldi buttati»), ci si trova a casa come si faceva da bambini o in eterne videochiamate su Skype. Non sarà un’avventura. I ragazzi l’hanno finanziata e anche adesso che le istituzioni dimostrano interesse verso questo piccolo sistema in grado di creare lavoro, loro vogliono continuare a camminare da soli. O, se possibile, a correre. «Non abbiamo inventato niente, ma dal basso proviamo a rendere più veloce ed efficiente il mercato del lavoro».
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_maggio_27/i-cinque-giovani-amici-che-mettono-rete-idraulici-baby-sitter-3a04b926-0438-11e5-8b0b-0cc2990e0043.shtml