Roberto Della Rocca
Questa mattina mentre accompagnavo mio figlio ad arruolarsi nell’esercito israeliano varie e molteplici sono state le riflessioni e i sentimenti che ho provato. Un turbinio di emozioni personali intrecciate e mischiate a quelle collettive del nostro popolo.
Mentre assieme ad altri genitori salutavamo i nostri figli ho tentato di immaginare le rispettive e diverse storie dei bisnonni di questi nuovi soldati. Magari uno speziere in Marocco, un chasìd in Polonia, una sarta in Kurdistan e chi come i miei antenati sudditi del papa.
Ma questa mattina il mio pensiero fisso è andato a mio nonno Rubino z.l, ucciso barbaramente dai nazisti, a soli 40 anni, durante una marcia di evacuazione dal campo di Auschwitz. Pur sforzandomi di tenermi lontano da una certa retorica e pur rifiutando con forza il banale, quanto strumentalizzato, rapporto di causalità tra la Shoah e lo Stato di Israele, ho voluto ipotizzare, con bizzarra fantasia, se mio nonno avesse potuto solo immaginare che un giorno un suo pronipote avesse indossato una divisa, ben diversa dalla sua, con inciso sul petto “esercito di difesa di Israele” al posto della stella gialla.
Che ci piaccia o meno, anche questa è la nostra miracolosa storia.
L’Unione Informa 10.3.2015