Dopo l’indagine contro l’ex dipendente ora l’accusa: “Soldi senza controlli”. Il presidente uscente Meghnagi (definito con disprezzo “Superpippo” dalla lista concorrente): “La mia è una battaglia personale. Quell’uomo ha incassato 664 assegni troppo facilmente”
Alessia Gallione
Lo aveva promesso fin dall’inizio, fin dallo scorso aprile quando aveva dovuto comunicare a un’assemblea sotto shock la scoperta della truffa: «Andremo avanti fino a quando non avremo recuperato i soldi che ci sono stati rubati». Adesso Walker Meghnagi annuncia il prossimo passo che la comunità ebraica stapercompiere. Equell’atto sarà uno degli ultimi che farà come presidente dei 7mila iscritti: il 22 marzo ci saranno nuove elezioni (anticipate) per rinnovare le cariche. Lui non si ricandiderà, ma, dice, non intende mollare quella che considera anche una «battaglia personale». Il caso è quello dell’ex responsabile amministrativo che, negli anni, è arrivato a sottrarre dieci milioni. Soldi che adesso la comunità chiederà come risarcimento «economico» e «morale» anche alla banca che custodisce le loro risorse e da cui l’allora dipendente sarebbepassato all’incasso in almeno dieci anni di «664 assegni che non avevano i timbri necessari».
C’è l’indagine penale, che va avanti con l’ex dipendente — Sergio L. — indagato per truffa e con quell’ ammanco di dieci milioni certificato: secondo le verifiche fatte fare dal pubblico ministero Giordano Baggio, 6 milioni e 800 mila euro sono stati rintracciati sul principale conto dell’indagato, quasi tre su un altro. E c’è la causa in sede civile. La comunità ha ottenuto un decreto di sequestro fino a 7 milioni. Alcuni immobili dell’ex impiegatosono già stati “bloccati”, ma non tutti i beni sarebbero stati ancora identificati. In attesa di capire fin dove potrà portare questa strada, ecco la nuova mossa. «Non lasceremo niente di intentato», dice Meghnagi. È per questo che, adesso, si prova a percorrere anche la via della banca: «Nei prossimi giorni — spiega il presidente uscente — presenteremo una citazione con cui verrà proposta una domanda di accertamento dell’illegittimità del pagamento da parte di un importantissimo istituto bancario italiano che aveva il nostro conto corrente». Un conto intestato alla comunità da cui l’ex dipendente avrebbe prelevato denaro «senza avere neppure la firma». Operazioni giustificate con la necessità di fare pagamenti ai fornitori che, in realtà, non esistevano. Soldi che, è la tesi che porta alla nuova citazione al tribunale civile, non sarebbero dovuti uscire dalle casse con così tanta facilità e che, adesso, vengono richiesti come risarcimento.
È stato un passaggio a lungo meditato, quello che i rappresentanti della comunità stanno per fare. «Tutti gli iscritti devono essere riconoscenti all’assessore alle Finanze Raffaele Besso che, con la collaborazione del segretario generale Alfonso Sassun, è riuscito a ricostruire quello che è accaduto. Abbiamo lavorato un anno e pensiamo di avere motivi molto forti per portare avanti questa causa. Il mio compito è difendere fino all’ultimo la comunità», dice Meghnagi. Dopo la crisi interna e le dimissioni, non guiderà la lista che lo aveva portato allavittoria nel 2012: «Ma chiederò anche ai futuri vincitori di poter continuare a curare questo caso — continua — . Se avessimo quei soldi non ci troveremmo nella situazione drammatica in cui siamo, con un bilancio in difficoltà che non riesce a rispondere ai bisogni sociali che aumentano». I fondi della comunità, che arrivano anche dai tributi, servono per servizi come la scuola, la casa di riposo, i servizi del rabbinato.
La Repubblica Milano 25.2.2015