Ogni tanto, a casa nostra, aveva luogo la cosiddetta “maialata”. Potremmo definirla un “carnevale culinario”: una cena in cui era lecito qualsiasi sovvertimento e derisione del galateo. O per meglio dire, senza giri di parole, una spaghettata selvaggia in cui le posate erano bandite, concesso solo l’uso delle mani, maglietta inizialmente bianca per tutti… e a seguire i corollari più biechi e animaleschi.
Protagonisti un gruppo di barbari 18enni, capobanda mio fratello maggiore, grandi assenti i poveri genitori, spettatrice non partecipante in quanto declassata a sorella minore, io.
Anni e anni di occhiatacce e rimbrotti di mia mamma nel tentativo di farci rispettare un minimo di regole di buona educazione a tavola, andati in fumo così, in una montagna di spaghetti buttata su un tavolo rosso di fòrmica.
Chissà se Rutu Modan, nota fumettista e illustratrice israeliana, ha trovato ispirazione in simili storie familiari nello scrivere il suo ultimo libro “A cena dalla Regina“, edito in Italia dalla casa editrice Giuntina. Un fumetto per bambini fresco, lineare e, soprattutto, tremendamente divertente.
Nina, bambina ormai grandicella, ha i capelli rossi e si dondola sulla sedia mentre cena con i genitori. Parla con la bocca piena. Non chiede per favore quando vuole il sale. Ha una postura ingobbita. E allunga dalla tavola pezzi di cibo al cane.
Insomma, agli occhi dei genitori, è maleducatissima.
Ecco qua. Toc toc.
Irrompe l’elemento fantastico, o meglio surreale. Un quadro apparentemente realistico, una cena in famiglia, si rovescia di 180 gradi. E proprio la frase minacciosa, e col senno di poi evocativa, del padre, diventa realtà:
Sua Maestà la Regina d’Inghilterra offre un irrefutabile invito a cena alla piccola Nina.
E così Nina sale sull’aereo, pantaloni rosa e felpa gialla, senza scarpe, calza azzura, un piede, calza a righe bianche e rosa, l’altro. L’arrivo a corte e l’incontro con la Regina sono ovviamente imbarazzanti per la piccola, sopraffatta da un mondo di sfarzo, gioielli, principi e nobili, camerieri su camerieri in livrea. E che dire della tavola imbandita, degna delle più classiche fiabe? Lo sguardo si perde tra il piatto e le 8 forchette, 5 coltelli, 5 cucchiai e 4 bicchieri.
E poi Nina ordina spaghetti al ketchup.
(Parentesi dovuta: se per la maggior parte dei cittadini del mondo occidentale questo desiderio può apparire appetitoso, seppur fuori luogo, per l’italiano medio al “fuori luogo” si aggiunge un senso di ribrezzo per l’accostamento profano. Un elemento di humor in più alla scena del libro già di per sè spassosa).
Ma come scegliere le posate corrette? E se il colonnello accanto ti dice che non c’è una forchetta adatta per la pasta?
E qui si palesa il vero senso della presenza di Nina a corte. Essere lei a introdurre le “buone maniere”.
La Regina non sembra scoraggiarsi e limitarsi al duro giudizio (“Mai, nemmeno nelle più remote isole del nostro regno, ho visto modi così primitivi“). Indaga e chiede a Nina perchè mangi in quel modo?
“Perchè così il cibo è più buono…. Molto più buono!” risponde lei candidamente, instillando così il dubbio in Sua Maestà.
Dal dubbio alla grande “maialata” a corte, il passo è breve, uno svoltare di pagina. In un magnifico affresco a doppia pagina, il degenerare drastico di ogni comportamento civile in una sorta di catarsi collettiva, quasi un rito liberatorio animalesco in cui “come sempre, la Regina supera tutti“.
Ciò che mi ha colpito in questo libro è il personaggio di Nina. Nonostante viva situazioni incredibili, al limite della vergogna ma anche dell’eroismo, la sua autrice non le attribuisce mai una caratterizzazione ‘oltre le righe‘. Non è la vulcanica ed esuberante, eccessiva, Pippi Calzelunghe, personaggio che a tratti potrebbe ricordare. Nina mantiene quasi sempre un comportamento apparentemente equilibrato, controllato, pur scatenando situazioni assurde e stravolgenti. Questa caratterizzazione a mio avviso favorisce l’immedesimazione e la complicità con il suo personaggio, una bambina normalissima trovatasi suo malgrado in un’avventura che di normale ha ben poco. Non so se questa caratterizzazione sia stata scelta in modo consapevole da Rutu Modan, ad ogni modo acuisce il senso pervasivo di humor del libro.
Apprezzo particolarmente le illustrazioni dettagliate, colorate, in stile un po’ retrò (anni ’50). Illustrazioni che integrano e arricchiscono il testo breve e dialogico dei fumetti.
Sinceramente non so come gestirò l’educazione delle buone maniere a tavola con Ilde, ancora duenne. Per ora mi limito a farle presente l’esistenza di forchetta e cucchiaio, nel mentre lei mi guarda coi suoi occhioni soddisfatti, in una mano una sbadilata di tagliatelle al pesto e nelle guance rigonfie come un criceto chissà che cosa. Di una cosa sono certa però: se mai Ilde dovesse rendersi protagonista di un’avventura come quella di Nina in “A cena dalla Regina“, sarei molto, molto orgogliosa di lei.
http://www.giuntina.it/Parpar_per_bambini_11/A_cena_dalla_Regina_611.html
http://gallinevolanti.com/2014/10/cena-dalla-regina/