All’asta la Schindler’s list: in vendita su eBay una copia con gli 801 nomi di ebrei salvati dai lager
Fabio Isman
Sono i nomi di 801 uomini: dattiloscritti su una vecchia macchina per scrivere, numerati e incolonnati su fogli in carta velina. Non nomi qualsiasi: nomi di ebrei salvati dai lager del Terzo Reich, i campi di sterminio; sopravvissuti alla Shoah. E non è una lista qualunque: è uno dei quattro esemplari conosciuti di quella di Oskar Schindler (1908 – 1974), l’imprenditore tedesco famoso per averne salvati non si sa se 1.100 o 1.200, e che ha ispirato Steven Spielberg per il film omonimo, premio Oscar 1993.
È anche l’unica delle liste, giurano, che appartenga a un privato: è stata posta in vendita giovedì su eBay, con un’asta che parte da tre milioni di dollari e finora non ha però raccolto alcuna offerta. La prima copia fu trovata nel 1999, in una valigia abbandonata dall’imprenditore a Stoccarda, a casa di amici; nel 2009, un’altra è stata rinvenuta in una biblioteca di Sidney, tra i manoscritti di Thomas Keneally, l’autore del romanzo da cui è derivato il film. Due esemplari sono allo Yad Vashem, il memorial dell’Olocausto a Gerusalemme, e uno a quello di Washington, aperto dal 1993 sulla 15esima Strada. Quello in vendita è analogo ad uno dei due israeliani.
IL VERNICIATORE
La lista di tredici pagine e poche righe è datata 18 aprile 1945, e, dice chi l’ha messa in vendita, apparterrebbe «a un nipote di Itzhak Stern»: il polacco che lavorò con Schindler come capocontabile, morto a Tel Aviv nel 1969. Quel giorno, l’uomo che aveva salvato tanti ebrei condannati al lager «ebbe un collasso, e pianse come un bambino». Nel film, lo impersona Ben Kingsley. L’elenco all’asta si apre con il nome di Krisher Kirsch, «verniciatore», nato nel 1897; e si chiude con Jarus Kief, di 26 anni. Stern ha il numero 659, ed è «contabile» come Marcel Goldberg, che lo precede di otto posti: sono gli unici con questa qualifica. Ma, per esempio, Alexander Schubert è definito dentista; un paio cuochi; uno medico; uno calzolaio; uno barbiere e così via. Perché Schindler, un «nazista pentito», fa assegnare alla sua fabbrica di armamenti di Brunnlitz (oggi Brmenec nella Repubblica Ceca) queste persone, come indispensabili alla produzione: così li preserva dal peggio, cioé Auschwitz, e dalla morte pressoché sicura nelle sue camere a gas.
LA SCADENZA
Secondo Eric Gazin, direttore californiano della ditta che ha posto in vendita il documento, la sua autenticità è «corazzata». Di queste liste sarebbero stati scritti sette esemplari in tutto; e si riconoscono le tracce della carta carbone sulla velina di eBay. Un altro intermediario, Gary Zimet pure californiano, assicura che soltanto quattro tra loro sarebbero ancora esistenti. Non si sa perché il nipote di Stern, non nominato, abbia deciso di vendere l’elenco. L’asta scadrà il 28 luglio; per poter partecipare, bisogna mettersi in contatto con chi l’ha organizzata, ed ottenerne il gradimento; ma fino alle 18 di ieri, nessuna offerta. Gazin, che presiede la Auction Cause, ha già venduto documenti storici; e sempre attraverso eBay, in questo momento offre anche una foto firmata a bulino di Samuel Morse (1791-1872) l’inventore del telegrafo elettrico e dell’alfabeto che ne reca il nome, a 54 milioni di dollari (più altro mezzo per la spedizione); e per 35 milioni, tre pagine manoscritte di un notes di Rosa Parks, colei che nel 1955 rifiutò di cedere il suo posto in autobus a un bianco a Montgomery: anche queste due aste, finora, non hanno avuto offerte. Gazin, però, vende in questo modo dal 1998.
LA SOPRAVVISSUTA
Secondo la CNN, che ha rivelato il caso, Halina Silber, una delle «scampate di Schindler» oggi a Baltimora (aveva 13 anni, ma per poter lavorare ne denunciava 16), è sorpresa per l’elevato valore del documento. In uno dei due elenchi conservati allo Yad Vashem, di soli 297 nomi, lei aveva il numero 16; ma manca nell’altro di Gerusalemme, e in questo, che ne è la copia. Di sabato, impossibile interpellare l’istituto, dove lavorano i massimi esperti della Shoah.
Sulle foto della lista in vendita, nella terzultima pagina, le prime nove righe appaiono tuttavia scritte in modo diverso dalle altre. Peraltro, intervistata nel 1997, la vedova di Schindler, Emile, dichiarò che non era mai esistito alcun elenco del suo ex marito, chiamato «il mascalzone» dagli abitanti di Svitavy, dove era nato ed aveva del resto avuto un’infanzia assai turbolenta.
A parte “Schindler’s List”, forse il più celebre film sui lager è “La vita è bella” di Roberto Benigni, del 1997, pure insignito dell’Oscar; ed è giusto ricordarsene adesso, che Vincenzo Cerami, autore della sceneggiatura, se n’è appena andato. Per giunta, nell’anno che segnerà, il 16 ottobre, il settantesimo anniversario dalla terribile deportazione di più di mille ebrei dal Ghetto e dalla città di Roma.
Domenica 21 Luglio 2013 – 15:21
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