Catalogato come modesto manoscritto del XVII secolo, in realtà era stato compilato 850 anni fa
Paolo Salom
Era lì, in un archivio, da secoli. Quasi dimenticato. Certamente non considerato quanto avrebbe dovuto. Perché un «tesoro» come il rotolo della Torah — la Bibbia ebraica — conservato alla biblioteca dell’Università di Bologna meritava ben altro. Come ha infine compreso il professor Mauro Perani: catalogato come un modesto manoscritto risalente al XVII secolo, in realtà sarebbe stato compilato all’incirca 850 anni or sono. E dunque si tratterebbe del più antico rotolo completo del mondo. Un reperto dal valore immenso, culturale e non solo.PENTATEUCO — Da millenni, gli ebrei leggono brani della Torah, ovvero i cinque libri mosaici (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio: il Pentateuco) durante le funzioni del sabato in sinagoga e in altre festività. I testi sono manoscritti e realizzati in forma di rotolo che viene via via «aperto» per seguire il racconto biblico. Il documento, chiamato «Rotolo 2», che il professor Perani, ordinario di Ebraico presso il Dipartimento di Beni culturali dell’Ateneo felsineo (sede di Ravenna), stava esaminando è di morbida pelle ovina (lungo 36 metri e alto 64 centimetri) ed era stato precedentemente identificato da un bibliotecario, Leonello Modona, ebreo di Cento (siamo alla fine dell’Ottocento), come probabilmente risalente al XVII secolo.
LEGAME — Il «Rotolo 2», invece, sarebbe stato vergato in un periodo compreso tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII (1155-1225): dunque risulta essere il più antico rotolo ebraico completo della Torah oggi conosciuto. Questa scoperta sembra voler riconfermare il legame che unisce a filo doppio Bologna e la Torah: nella città di Bo-lan-yah (pronuncia dialettale che in ebraico significa: «In essa alloggia il Signore») fu stampata nel 1482 la prima edizione del Pentateuco ebraico e, oggi, a Bologna, si scopre il più antico rotolo della Torah fin qui ritrovato.
«SCRITTURA GOFFA» — Come sia arrivato a Bologna, confessa la direttrice della biblioteca Biancastella Antonino, resta un mistero. In ogni caso l’istituto universitario sta mettendo in atto le dovute precauzioni per conservarlo e custodirlo. Sarà fotografato, sezione per sezione, e reso disponibile per gli studi in forma digitale. Ma come è stato scoperta la vera «età» del Rotolo? Nella prima catalogazione veniva messa in evidenza da Modona la «scrittura goffa» del documento. Nell’esaminarla per il nuovo catalogo della biblioteca, in via di stampa, il professor Perani si è accorto che «la grafia era molto antica e di origine orientale», probabilmente in stile babilonese, uno stile utilizzato ben prima di quanto ritenuto al momento dell’ultimo «esame», nel 1889.
SOSPETTI — In contatto con i massimi esperti al mondo di ebraismo, il docente ha avuto conferma dei suoi sospetti. Tutti gli studiosi sono stati d’accordo nel datarlo tra l’XI e il XIII secolo, ha spiegato Perani. Sono state eseguite anche due prove al Carbonio 14, una all’Università del Salento e una in un laboratorio americano, che hanno confermato la datazione. Tra l’altro, ha detto ancora il docente, «il testo non rispetta le regole di Maimonide, che nel XII secolo fissò in maniera definitiva tutta la normativa rabbinica relativa alla scrittura del Pentateuco». Nella Torah «bolognese», quindi, «ci sono lettere e segni assolutamente proibiti» dopo la codificazione di Maimonide. Ad oggi i rotoli «sono molto rari perché i manoscritti — ha concluso Perani — quando sono rovinati perdono la loro santità, non possono più essere usati per le funzioni religiose e quindi vengono seppelliti». Per fortuna non è capitato al «tesoro ebraico» di Bologna.
http://www.corriere.it/cultura/13_maggio_29/torah-bologna-salom_66566c02-c7e7-11e2-803a-93f4eea1f9ad.shtml
Era lì, in un archivio, da secoli. Quasi dimenticato. Certamente non considerato quanto avrebbe dovuto. Perché un «tesoro» come il rotolo della Torah — la Bibbia ebraica — conservato alla biblioteca dell’Università di Bologna meritava ben altro. Come ha infine compreso il professor Mauro Perani: catalogato come un modesto manoscritto risalente al XVII secolo, in realtà sarebbe stato compilato all’incirca 850 anni or sono. E dunque si tratterebbe del più antico rotolo completo del mondo. Un reperto dal valore immenso, culturale e non solo.PENTATEUCO — Da millenni, gli ebrei leggono brani della Torah, ovvero i cinque libri mosaici (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio: il Pentateuco) durante le funzioni del sabato in sinagoga e in altre festività. I testi sono manoscritti e realizzati in forma di rotolo che viene via via «aperto» per seguire il racconto biblico. Il documento, chiamato «Rotolo 2», che il professor Perani, ordinario di Ebraico presso il Dipartimento di Beni culturali dell’Ateneo felsineo (sede di Ravenna), stava esaminando è di morbida pelle ovina (lungo 36 metri e alto 64 centimetri) ed era stato precedentemente identificato da un bibliotecario, Leonello Modona, ebreo di Cento (siamo alla fine dell’Ottocento), come probabilmente risalente al XVII secolo.
LEGAME — Il «Rotolo 2», invece, sarebbe stato vergato in un periodo compreso tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII (1155-1225): dunque risulta essere il più antico rotolo ebraico completo della Torah oggi conosciuto. Questa scoperta sembra voler riconfermare il legame che unisce a filo doppio Bologna e la Torah: nella città di Bo-lan-yah (pronuncia dialettale che in ebraico significa: «In essa alloggia il Signore») fu stampata nel 1482 la prima edizione del Pentateuco ebraico e, oggi, a Bologna, si scopre il più antico rotolo della Torah fin qui ritrovato.
«SCRITTURA GOFFA» — Come sia arrivato a Bologna, confessa la direttrice della biblioteca Biancastella Antonino, resta un mistero. In ogni caso l’istituto universitario sta mettendo in atto le dovute precauzioni per conservarlo e custodirlo. Sarà fotografato, sezione per sezione, e reso disponibile per gli studi in forma digitale. Ma come è stato scoperta la vera «età» del Rotolo? Nella prima catalogazione veniva messa in evidenza da Modona la «scrittura goffa» del documento. Nell’esaminarla per il nuovo catalogo della biblioteca, in via di stampa, il professor Perani si è accorto che «la grafia era molto antica e di origine orientale», probabilmente in stile babilonese, uno stile utilizzato ben prima di quanto ritenuto al momento dell’ultimo «esame», nel 1889.
SOSPETTI — In contatto con i massimi esperti al mondo di ebraismo, il docente ha avuto conferma dei suoi sospetti. Tutti gli studiosi sono stati d’accordo nel datarlo tra l’XI e il XIII secolo, ha spiegato Perani. Sono state eseguite anche due prove al Carbonio 14, una all’Università del Salento e una in un laboratorio americano, che hanno confermato la datazione. Tra l’altro, ha detto ancora il docente, «il testo non rispetta le regole di Maimonide, che nel XII secolo fissò in maniera definitiva tutta la normativa rabbinica relativa alla scrittura del Pentateuco». Nella Torah «bolognese», quindi, «ci sono lettere e segni assolutamente proibiti» dopo la codificazione di Maimonide. Ad oggi i rotoli «sono molto rari perché i manoscritti — ha concluso Perani — quando sono rovinati perdono la loro santità, non possono più essere usati per le funzioni religiose e quindi vengono seppelliti». Per fortuna non è capitato al «tesoro ebraico» di Bologna.
http://www.corriere.it/cultura/13_maggio_29/torah-bologna-salom_66566c02-c7e7-11e2-803a-93f4eea1f9ad.shtml