Un locale dove si rispettano le norme della religione ebraica, domani (oggi ndr) l’inaugurazione
Antonella Mariotti
Spezzeranno il pane, vi spargeranno un po’ di sale sopra e berranno vino. Kasher naturalmente. È la festa più che l’inaugurazione di «Alef» primo ristorante di cucina che rispetta le regole kasher: «Ma non chiamiamoli divieti, sono una serie di indicazioni da seguire per scegliere e preparare il cibo».
Le regole
Ieri Sagit Aravà, architetto e cake designer era in cucina, ma «solo fino alle cinque del pomeriggio, perché per noi poi è festa». Il cibo servito domenica sarà comunque «fresco» di preparazione «perché cucinare non è come lavorare». Il terzo socio di «Alef» – come la prima lettera dell’alfabeto, a significare un inizio propiziatorio di una proficua prosecuzione – è il marito di Sagit, Antonio Inserillo, siciliano, che si occupa dei vini, degli alcolici e delle bevande in genere: «Non tutti sono ammessi, ma il vino sì: Avremo prodotti israeliani che sono controllati all’origine».
Gli ingredienti
A Torino la comunità ebraica conta circa 35 mila persone: «Siamo pochi per questo non ci sono centri specializzati per la nostra alimentazione – dice Sarah Kaminski -, alcuni alimenti li facciamo provenire da Milano. In Francia c’è un centro per la fornitura del cibo kasher, negli Usa addirittura due». E tra gli americani il cibo kasher è diventato quasi una moda, il 50 per cento lo preferisce, anche perché è sottoposto a controlli severissimi, «l’insalata deve essere lavata quattro volte» sottolinea Sagit, mentre prepara profumati dolcetti al cioccolato.
Alla tavola kasher si siedono volentieri anche ambientalisti e animalisti: solo alcuni animali vengono macellati ed è vietato farli soffrire, pochi esseri viventi diventano cibo, e nessuna carne deve essere mescolata con il latte. «La nostra tavola è ottima per chi è intollerante ai latticini – spiega Antonio – prepariamo ottimi cappuccini con la schiuma con il latte di mandorle o di soia». Il caffè macchiato al profumo di mandorle è una delizia. Se lo stomaco si troverà benissimo da «Alef» altrettanto lo farà la mente, perché tra i tavoli ci saranno libri sulla cultura ebraica.
Il rabbino
All’apertura di «Alef» ci sarà il rabbino capo di Torino Eliahu Birnbaum che – spiega Sarah Kaminski – poserà un cofanetto sullo stipite con tre preghiere d’augurio. «Sarà un buon viatico per il ristorante». Ma anche i profumi che provengono dalla cucina saranno convincenti.
http://www.lastampa.it/2012/11/10/cronaca/costume/torino-ha-il-suo-ristorante-kasher-tKn8Pbxc9QGdnZczHqUYyH/pagina.html