Flavia Lucidi
A meno di sei mesi dalle elezioni legislative e presidenziali del 2012, il Fronte nazionale francese ha dato inizio ad una vera e propria “missione impossibile”: quella di guadagnarsi il favore dell’elettorato ebraico transalpino, a dispetto della tradizione antiebraica che ha da sempre connotato, seppur in modo indiretto e velato, la sua leadership ed il suo manifesto politico. La ricerca del voto ebraico da parte di Marine Le Pen, la carismatica quanto provocatrice candidata del partito di estrema destra alle prossime elezioni presidenziali, non fa più mistero nei retroscena della politica francese: come se l’evidenza dei fatti non bastasse, inoltre, questo fine settimana Louis Aliot, vice-presidente del Fronte Nazionale e compagno di Marine Le Pen, si è recato a Tel Aviv, Israele, per incontrare “i cittadini espatriati desiderosi di conoscere più nel dettaglio il programma del partito”. “Sono sempre di più gli ebrei francesi che decidono di aderire alla nostra causa” ha dichiarato il deputato leader del FN. “Costoro sono attratti dalle idee di Marine Le Pen, e ciò è la prova che l’immagine di partito antisemita attribuito al FN è del tutto falsa”, ha precisato Louis Aliot.
Stando agli avvenimenti odierni e alle costatazioni effettuate da alcuni politologi francesi, la missione intrapresa dal Fronte Nazionale non sembrerebbe, dunque, così clamorosamente impossibile, benché inconsueta per un partito il cui fondatore, Jean-Marie Le Pen (padre di Marine) definì in passato le camere a gas nei campi di concentramento nazisti un semplice “dettaglio della storia”. Come sottolineato da Jean-Yves Camus, fine analista della diffusione di movimenti di estrema destra in Europa, lo scopo di Marine Le Pen è evidentemente quello di riguadagnare la rispettabilità del suo partito, messa in causa dalla deriva antisemita di Jean-Marie Le Pen. A differenza del padre, arrivato in passato a spiegare la Shoah con la teoria del complotto giudaico, Marine Le Pen ha più volte definito i campi di concentramento nazisti come “l’apice del barbarismo”; inoltre, trasformando l’estremismo islamico nel principale bersaglio delle sue infuocate invettive, la candidata del FN è riuscita senz’ombra di dubbio a guadagnarsi la fiducia di un certo numero di ebrei in Francia.
Secondo Camus, tuttavia, parlare di “appoggio ebraico” al manifesto politico del partito di estrema destra sarebbe del tutto infondato. Secondo quest’ultimo, infatti, l’avvicinamento degli ebrei di Francia al FN rappresenterebbe un fenomeno politico ancora del tutto marginale; inoltre, a detta del politologo, il partito guidato da Marine Le Pen conserverebbe tutt’oggi l’impronta antisemita datagli dal suo fondatore: “Si tratta di una nuova e più giovane generazione”, ha osservato Camus rispetto a Marine Le Pen ed ai deputati del suo partito, “ma le idee sono rimaste le stesse”.
Alle osservazioni di Jean-Yves Camus fanno eco quelle di Richard Prasquier, presidente del Consiglio Francese delle Istituzioni Ebraiche (CRIF). Quest’ultimo ha ammesso che, utilizzando lo spettro del fondamentalismo islamico, la candidata del FN è riuscita negli ultimi anni a conquistarsi il favore di “alcuni membri della comunità giudaica”, delusi e perfino preoccupati dalla politica del Presidente Nicolas Sarkozy in Medio Oriente, “per esempio dal recente supporto fornito dal Presidente al riconoscimento della Palestina proclamato dall’Unesco”. Anche Prasquier, tuttavia, insiste sul fatto che questi elettori rappresentino solo una minoranza della comunità ebraica francese, “confusa” sulla politica del Fronte Nazionale. “La maggioranza degli ebrei francesi conoscono bene il “vero volto del Fronte Nazionale”, ha concluso Richard Prasquier in un’intervista rilasciata a “France 24”.
In ogni caso, se Marine Le Pen riuscirà o no a realizzare il suo proposito, saranno solo i risultati delle elezioni di maggio a dirlo. E chi sa che non siano i politologi a sbagliarsi.
http://www.direttanews.it/2011/12/18/francia-il-fronte-nazionale-di-marine-le-pen-corteggia-lelettorato-ebraico/