Stavolta Ariel Toaff non c’entra. “La signora dell’arte della morte” di Ariana Franklin
Elisa Pibiri
Diamo un’occhiata alla trama: allora siamo nella contea di Cambridge ed è Pasqua, del 1170 però. All’improvviso ecco che un grido squarcia la quiete della notte. Un grido di bambino, che nessuno ode. Esattamente un anno dopo però la chiesa si accinge a vendere le reliquie di quel povero bambino (Peter) che il fiume ha pietosamente riportato a galla e che porta addosso i segni della crocifissione, il modo con cui probabilmente è stato ucciso.
Come se non bastasse ecco che altri tre bambini scompaiono e sul luogo della sparizione viene rinvenuta una stella a cinque punte fatta di rametti intrecciati, come una stella di Davide.
Dunque la comunità si scaglia contro gli ebrei presenti nella contea accusandolidi essere i responsabili dei rapimenti. I corpi vengono però ritrovati e precisamente nel giorno in cui arriva la “commissione”, dal Regno di Sicilia, che deve occuparsi di questi casi: un agente segreto ebreo, una giovane donna medico, Adelia, e la sua guardia del corpo un Moro eunuco.
Figurarsi quando in paese giunge la notizia che sarà “una donna medico” ad occuparsi del caso, subito viene tacciata come strega, snaturata, incapace (a cosa vi fa pensare?A me alle donne che scendono, a ben donde, in piazza…).
E’ lei Adelia la nostra signora dell’arte della morte, che sfidando i pregiudizi si è iscritta con successo all’università di medicina di Salerno, lei sarà la voce di questi corpi torturati, sarà lei a dissipare le tenebre del mistero che le avvolgono…anche a costo della sua vita…
Questo dunque è il romanzo con cui Ariana Franklin ha debuttato e che le è valso il premio Ellis Peters Historical Award come miglior thriller storico. E assolutamente confermo avendolo letto, a parte la protagonista-eroina talmente forte, tenace, decisa che nessun ostacolo la ferma (un po’ una Temperance Brennan del XII secolo) che crede solo nella scienza, ma la stessa trama è avvincente sia perché non vedrete l’ora di arrivare a capire chi sia il responsabile e come la protagonista lo incastrerà, sia perché scoprirete in queste pagine molte curiosità e notizie sul mondo medievale. Insomma è una miscela umorismo, horror, suspense nelle dosi giuste, quel tanto che basta a tenervi incollati fino all’ultima pagina.
L’entrata in scena di Adelia non potrebbe essere più azzeccata, dopo tutto quello che abbiamo detto: il priore dell’abbazia non riesce ad urinare ed a portata di mano c’è la nostra strana comitiva, di cui l’entusiasta Simone, l’ebreo, non esita a proporre Adelia come soluzione del problema essendo lei, dottore.
Ecco un estratto:
“Il priore Geoffrey protestò duramente –Cosa sta facendo quella donna?Cos’ha in mano?-
Mastro Simone disse: -Rilassatevi, monsignore. Chiudete gli occhi. Abbiate fiducia, questa donna sa quel che fa-.
E il priore spaventato: -Be’, io no. Son in balia di una strega. Dio abbia pietà di me. Questa femmina mi ruberà l’anima attraverso il pene.-
E l’altra voce, severa, concentrata: -State fermo, accidenti a voi. Volete che vi buchi la vescica?-…”
Veramente singolare e divertente il personaggio di Mansur, la guardia del corpo, a tratti ironico, sprezzante me pronto a dare la vita per Adelia.
Infine vi assicuro che il linguaggio è molto semplice e scorrevole e i dialoghi, senza censure, sono vivaci con spesso un pizzico di umorismo che magari penserete non si addice, invece alleggerisce il dramma.
http://www.vivicool.it/11765/libri/la-signora-dellarte-della-morte.html