Un progetto finanziato dal governo per indagare cosa pensano davvero i norvegesi degli ebrei, dei musulmani e degli altri gruppi religiosi: lo scopo è prevenire l’insorgere di tendenze estremiste.
Antonio Scafati
Il Centro Studi della Shoah e le minoranze religiose avrà dal governo tre milioni di corone (poco meno di 400mila euro): ad annunciarlo è stata Tora Aasland, ministro dell’Infanzia, dell’uguaglianza e dell’inclusione sociale. “Lo studio può darci informazioni sull’opinione delle persone rispetto all’ebraismo e agli ebrei, ma anche sui musulmani e i rom” ha detto il ministro Aasland. “Questo ci aiuterà a pianificare le future iniziative politiche.”
L’iniziativa parte da un presupposto: l’atteggiamento verso i musulmani è stato misurato nel tempo ed è sensibilmente migliorato in Norvegia. Ma ad esempio non si sono studi simili su quello che i norvegesi pensano degli ebrei. Il tema è particolarmente caldo visto che da qualche tempo voci estere (in particolare Israele) e l’opposizione di centro-destra condannano l’atteggiamento di molti media norvegesi ritenuti eccessivamente filo-palestinesi. “Credo che negli ultimi anni da parte dei media ci sia stato uno spostamento a favore del popolo palestinese” ha dichiarato Hans Olav Syversen, parlamentare del Kristelig Folkeparti. Morten Høglund , del Fremskrittspartiet, ha aggiunto: “la copertura dei media è abbastanza prevenuta nei confronti di Israele. Questo genera rabbia e odio, aumentando la tensione sul tema.”
Qualche brutta vicenda sembrerebbe alimentare l’allarme. Odd-Bjorn Fure, direttore del Centro dell’Olocausto, ammette: “abbiamo avuto qualche problema”, riferendosi agli episodi antisemiti avvenuti in Norvegia negli ultimi tempi: bullismo nei confronti di studenti ebrei, colpi di pistola contro la sinagoga di Oslo, il negazionista David Irving invitato a un convegno. “Dobbiamo chiederci se siano episodi casuali o frutto di una ondata di sentimenti anti-ebraici”.
La Norvegia si “guarda dentro” per scoprire cosa pensa degli ebrei