Seconda risposta all’intervista fatta al direttore del settimanale charedi Israel Friedman
Sembra che il progetto della “visione pura” sia stato creato per demolire il cliché secondo cui lo studio del Talmud affini l’intelletto
Rav Haim Navon – Makor Rishon – 14 novembre 2025
I charedim lituani sono molto orgogliosi della loro “hashkafà” (visione del mondo). Dal loro punto di vista, questo è il loro vantaggio sugli altri charedim – chassidim e sefarditi messi insieme: solo i lituani hanno una “hashkafà”. Si intende una visione del mondo comprensiva, che presumibilmente fornisce una base filosofica all’atteggiamento verso gli eventi attuali. Ma quando si cerca di approfondire questa cosiddetta “visione pura”, l’impressione più forte è che non ci sia poi molto da approfondire. Il fatto più evidente riguardo alla visione lituana è la sua povertà. Non sto nemmeno parlando del fatto che sia sbagliata, sebbene io lo creda; semplicemente non dice quasi nulla di profondo su Dio, sull’uomo e sul mondo.
Akiva Weiss ha pubblicato qui la settimana scorsa un’eccellente intervista con Israel Friedman, editore del giornale charedi Yated Neeman. Il sottotitolo dichiarava: “L’editore di Yated Ne’eman presenta ‘l’hashkafà’, senza nascondere nulla”. Molti si sono indignati per le affermazioni scandalose di Friedman, alcune davvero strane, e la maggior parte in contraddizione con fonti esplicite della Torà. Io sono rimasto colpito soprattutto dal fatto che anche quando non si nasconde nulla della visione – non c’è molto da mostrare.
Questo è vero non solo per i giornalisti, ma anche quando ci si rivolge a coloro che sono noti come esperti di “hashkafà”. Sembra che l’intera visione haredi-lituana possa essere riassunta in due principi: primo, un ebreo deve solo studiare la Torà; secondo, ci sono enormi obiezioni al primo principio, ma presumibilmente “i ghedolim” (i grandi) le conoscono, e presumibilmente hanno qualche risposta. Dopo aver appreso questi due principi, in cosa siamo più saggi, più timorati di Dio o più sensibili di prima? L’intero progetto della “visione pura” sembra essere stato creato per demolire il cliché secondo cui lo studio del Talmud affina l’intelletto. Questa non è realmente una visione del mondo, ma forse un’ottusità del mondo.
A volte mi sembra che si sia creato qui un circolo vizioso: chi è stato educato solo su questa “visione” minimalista non è veramente in grado di confrontarsi con nulla che accada al di fuori di Bnei Brak. E così, quando pochi charedim osano mettere il naso fuori dalla strada charedi, una percentuale elevata di loro tende effettivamente ad abbandonare completamente la Torà e le mizvot. Un’altra parte diventa progressista di religione mosaica, cioè continua a definirsi charedi, ma adotta la visione del mondo progressista che i loro insegnanti all’università hanno presentato loro, con tutto il pacchetto. Dopo tutto, non hanno mai ricevuto alcuno strumento intellettuale che permetta loro di confrontarsi con questa visione. Questi fallimenti sono percepiti nella società charedi come conferma dell’affermazione originale, “un ebreo deve solo studiare la Torà”, e il ciclo si ripete.
Come si può fare diversamente? Come si può estrarre dalla Torà una visione del mondo profonda, complessa e ampia? Come esempio opposto a centottanta gradi rispetto alla visione lituana e alla sua povertà, si può portare rav Jonathan Sacks, di cui questa settimana ricorrono cinque anni dalla scomparsa. Negli ultimi anni, da quando i suoi libri hanno iniziato ad essere pubblicati in ebraico nelle eccellenti traduzioni di Tzur Ehrlich, rav Sacks gode di enorme popolarità in Israele. Mi pare che ciò sia dovuto soprattutto al fatto che lui ha insistito nell’estrarre dall’ebraismo una visione del mondo profonda e rilevante sugli eventi di questo tempo. I suoi libri esemplari dimostrano come l’ebraismo possa illuminare il mondo – non solo per gli ebrei, ma anche per i molti non ebrei, tra cui re e principi, che ammirano il rav Lord e il suo pensiero.
Mi sembra che per quanto riguarda il pubblico religioso-sionista si possa aggiungere un altro livello di spiegazione al successo di rav Sacks. I grandi pensatori del sionismo religioso – rav Kook e rav Soloveitchik – sono stati influenzati ciascuno a suo modo dal pensiero europeo continentale. Rav Sacks è il primo ad aver assimilato nel nostro flusso sanguigno filosofico il pensiero angloamericano. Una delle sue affermazioni fondamentali è che i pensatori liberali inglesi hanno attinto a piene mani dalla Bibbia; quando integriamo il loro pensiero nella nostra visione del mondo ebraica, stiamo di fatto restituendo ciò che è stato perduto ai suoi proprietari.
Rav Sacks era un liberale classico, che credeva molto nei valori di libertà e democrazia e nelle loro radici ebraiche. Ma riconosceva anche la crisi del liberalismo. Nel suo ultimo libro, “Morality”, ha elaborato sul prezzo che la società occidentale paga quando si concentra solo sull’individuo e sui suoi bisogni e ignora la famiglia e la comunità, e sulla direzione distorta in cui si è sviluppato l’individualismo occidentale. Rav Sacks ha mosso una critica pungente a questa esagerazione liberale, e come suo solito ha anche tracciato vie per correggerla. Con una profonda conoscenza del mondo spirituale occidentale, ha mosso su di esso una critica ebraica radicale – e molti l’hanno ascoltata con grande attenzione. Se avessimo avuto il merito che continuasse a vivere con noi, certamente avrebbe continuato a sviluppare direzioni di pensiero feconde dal punto d’incontro tra la tradizione ebraica e il pensiero liberale occidentale.
Vedete la differenza – tra la “visione pura” superficiale e tenue dei portavoce lituani e la visione del mondo profonda e illuminante formulata dal Rav Lord, il sionista e filosofo. Si dice in nome di Mark Twain che mentre la verità si sta allacciando le scarpe, la menzogna ha già fatto il giro del mondo. Temo che questo sia talvolta vero anche riguardo alle visioni religiose. Eppure, a lungo termine, la menzogna superficiale non ha gambe, e alla fine la verità trionfa.
