“Questa è la storia di Noè. Noè, uomo giusto, era integro nella sua generazione; Noè camminava con Dio” (Genesi 6:9). Il commentatore romagnolo Rabbì Ovadià Sforno (1474-1550) spiega che questo verso vuole intendere che Noè trattava gentilmente le altre persone e cercava di aiutarle. In altre parole, per “imitatio Dei”, cercava di comportarsi secondo la conoscenza che lui aveva di Dio.
Nello specifico, scrive Sforno, Noè ammonì i suoi contemporanei nel tentativo di convincerli a cessare di perpetrare violenza e a comportarsi giustamente.
Mentre molti presumono che Noè non abbia cercato di indurre le persone del suo tempo a pentirsi, Sforno afferma invece che Noè fece grandi sforzi per cercare di elevare e ispirare i malvagi della sua generazione. Noè voleva seguire l’esempio divino e impegnarsi – con tutte le sue facoltà – per aiutare le persone del suo tempo a migliorarsi. Sforno, inoltre, sottolinea che solo quando iniziò a richiamare la gente del suo tempo, Noè fu benedetto con la nascita dei suoi figli. Questa affermazione di Ovadia Sforno, si basa probabilmente sul fatto che la Torah riferisce che Noè generò figli all’età di 500 anni. Generare dei figli a questa età, molto più avanzata rispetto ad altri personaggi del suo tempo che hanno generato figli molto prima, indicherebbe Noè meritò la benedizione dei figli solo dopo essersi dedicato ad esortare i suoi contemporanei a pentirsi.
Naturalmente, come sappiamo, gli sforzi di Noè non ebbero successo, gli esseri umani hanno persistito nelle loro azioni malvagie finché, alla fine, Dio decretò di annientare tutta l’umanità.
Ma per quale ragione Noè non ebbe alcun impatto su quelle persone malvagie così da farle pentire e quindi salvarsi dal diluvio?
Una possibile risposta a questa domanda è che Noè non credesse fino in fondo nella possibilità che le persone traviate del suo tempo si sarebbero pentite. Chi ha la responsabilità di essere una guida, o chi presume di esserlo, per ispirare coloro che gli sono affidati, deve adempiere al suo compito con estrema convinzione e con grande passione. Deve credere con tutto il cuore a tutto ciò che dice e insegna. Se sta cercando di convincere le persone a cambiare, ha bisogno di credere nel suo cuore che quelle stesse persone possano cambiare.
Forse a Noè, è mancata questa convinzione, questa passione. Certamente parlava cordialmente, ma senza efficacia, perché in cuor suo dubitava di poter avere presa su persone troppo lontane dall’ispirazione divina, oramai cadute moralmente troppo in basso.
Noè non si rese conto che, molto spesso, è proprio quando le persone toccano il “fondo” che sono più aperte e ricettive agli inviti al cambiamento.
Tanti sono gli esempi di persone che sono tornate ad una corretta osservanza religiosa, molti dei quali lo hanno fatto dopo essere caduti nelle profondità più buie, quando le loro vite erano vuote della luce divina, prive di significato e sostanza. Quando una persona raggiunge questo livello di decadimento, diventa al tempo stesso molto ricettiva al cambiamento ed è proprio allora che si hanno le maggiori possibilità di influenzarla e ispirarla a cambiare.
Al tempo di Noè, gli esseri umani sarebbero stati capaci di cambiare proprio perché erano sprofondati negli abissi del male, perché erano diventati totalmente malvagi, ma Noè non credette nella loro capacità di cambiare e i suoi tentativi furono troppo deboli, senza convinzione e, per questo, infruttuosi.
Rabbì Ovadyah Sforno, con la sua interpretazione, vuole sottolineare una questione molto importante: mai dovremmo dubitare della capacità di cambiamento dell’essere umano. Non importa dove una persona si trovi e cosa faccia, non importa quanto lontana possa essere da Dio, dalla Torah e dal corretto modo di vita ebraico.
Una volta riconosciuta questa verità, riconosciuto il grande potenziale che si annida in ogni persona indipendentemente dal suo stato attuale, si potrà parlare e insegnare con una passione e una convinzione molto più efficace. Solo allora si potrà essere in grado di ispirare negli altri il cambiamento necessario per tornare a camminare sulla via che, fin dal Principio, il Creatore ha indicato per tutto il “molto buono” da Lui creato, Shabbat Shalom.
