Gli oppositori della coalizione chiedono continuamente: “Cosa trovate di buono in questo governo” e soprattutto: “Perché lo sostenete dopo il 7 ottobre?”. E io rispondo, in una parola: per colpa vostra. La spiegazione più dettagliata in questo editoriale.
Nell’immagine “Shoah Netanyahu – 7.10” Tel Aviv
Kalman Liebskind – Maariv – 9 maggio 2025
Molti dei miei amici, persone di sinistra/sostenitori dell’opposizione, mi chiedono con grande stupore, quasi quotidianamente: “Perché persone come te si stringono così attorno al Primo Ministro? Cosa trovate di buono in lui? E come potete sostenere un governo del genere? Non vi sembra, dopo quello che abbiamo passato il 7 ottobre, che sia giusto che concluda il suo mandato?“. Ebbene, fratelli miei di sinistra e chiunque si consideri avversario politico di questo governo, ciò che scriverò qui è dedicato a voi. Voi siete il pubblico al quale è diretto questo editoriale, e per cercare di aiutarvi a capire noi, persone di destra che nelle circostanze attuali non si affrettano a chiedere a Netanyahu di dimettersi e al governo israeliano di dimettersi anche dopo il grande disastro che abbiamo vissuto, cercherò di farvi fare una breve visita guidata nella nostra testa.
Prima di tutto, una breve premessa: non sono mai stato tra i sostenitori devoti di Benjamin Netanyahu. Riconosco i suoi vantaggi, riconosco i suoi difetti, in passato ho espresso molte critiche nei suoi confronti, e già circa cinque anni fa ho condiviso qui la mia sensazione di allora, cioè che fosse giunto il momento per lui di concludere il suo mandato.
Mi oppongo a molte decisioni del governo, ho mal di stomaco per molte delle dichiarazioni dei membri della coalizione di governo, sono disgustato dalla gioia per la zizzania e per le liti di troppe persone in esso, non mi piace il bisogno del Primo Ministro di scontrarsi con i suoi oppositori politici nei giorni in cui un grande pubblico del quale è responsabile è preoccupato per i figli mandati in battaglia. E se avesse chiesto a me, gli avrei consigliato da tempo di non aver paura di dire “mi ritengo responsabile”, e anche di andare ogni tanto negli insediamenti attorno a Gaza e parlare faccia a faccia con coloro che hanno vissuto l’incubo. Tutto questo, immagino, dovrebbe amplificare ancora di più la domanda “allora, perché non dire basta a tutto ciò?”.
Ebbene, inizierò la risposta a tutte queste domande con una citazione da quell’editoriale del 2020 in cui raccomandavo a Benjamin Netanyahu di dimettersi, un brano in cui presentavo il mio impegno personale sull’argomento. “Suppongo che alcuni lettori, specialmente nel campo dei sostenitori del Primo Ministro“, scrivevo allora, “vedranno nella richiesta a fatta a Netanyahu di lasciare il suo incarico una sorta di resa. Resa a una stampa che parla altezzosamente contro la provocazione, ma non esita a paragonarlo ad Adolf Hitler. Resa a giornalisti scioccati dai suoi attacchi alla procura e alla polizia loro che erano essi stessi i grandi critici della procura e della polizia, quando queste agivano contro Ehud Olmert. Resa allo stile di linguaggio aggressivo di persone come Bogi Ya’alon e Yair Golan, che una volta educavano soldati e oggi – in nome del senso dello stato – non smettono di sporcarsi la bocca. Resa a una condotta distorta della polizia e della procura“.
“E sì”, aggiunsi, “sento anche voci come quella di mio fratello e amico, Arel Segal, che mi spiega che se questa guerra diffamatoria e sleale contro Netanyahu dovesse vincere – cioè, con Netanyahu che torna a casa – questo sarebbe il destino di ogni primo ministro di destra, da oggi fino alla fine dei tempi. ‘Netanyahu è un simbolo’, mi spiega ripetutamente. Per i suoi oppositori, lui è ‘la destra‘”. “Dico onestamente”, ammettevo in quell’editoriale, “non sono sicuro di poter dire a Segal che si sbaglia”.
E inizio la risposta alle molte domande su Netanyahu e sul suo governo di proposito con questo scambio che ho avuto con Arel Segal, perché anche se si può continuare a discutere su sì o no a Netanyahu, è più difficile discutere della crescente rilevanza di quella sua affermazione di allora, che nella lotta contro Netanyahu e contro la sua coalizione c’è molto poco di oggettivo. Netanyahu è stato presentato come il cattivo quando è stato eletto nel 1996, ed è stato presentato come il cattivo in ogni campagna elettorale da allora. È stato presentato così prima della riforma giudiziaria, ed è stato presentato così dopo che questa è stata bloccata. È stato presentato così prima del 7 ottobre, ed è stato presentato così dopo il 7 ottobre. Benjamin Netanyahu non ha mai goduto di un solo momento di giudizio oggettivo delle sue azioni. I suoi oppositori, nella stampa e nella sinistra, lo hanno dipinto fin dal giorno in cui è entrato in politica come un nemico amaro e pericoloso, e da allora, ogni mattina, cambiano le affermazioni e le prove di questa idea.
E poiché parallelamente a Netanyahu, vengono presentati così anche gli altri rappresentanti dello schieramento nazionale, è chiaro che lui non è la problema. È semplicemente l’uomo a capo di tutto ciò che loro detestano. Se riassumiamo le cose in poche parole, prima di approfondire, il richiamo allo scioglimento del governo nelle circostanze attuali – di fronte a incitamento incessante, violenza per le strade, media ostili e unilaterali, leader dell’opposizione che con una mano propongono di arrendersi ad Hamas, e con l’altra minacciano di vendicarsi delle persone dello schieramento nazionale se torneranno al potere – è una questione che nessuna persona di destra ragionevole e logica pronuncerebbe.
Perché se riusciste a discuterne oggettivamente, e cercaste di convincere perché i difetti di Netanyahu superano i suoi meriti, e perché dopo così tanti anni è giunto il momento di provare qualcos’altro, potremmo avere una discussione e qua e là, per alcuni argomenti, anche essere d’accordo. Ma è proprio questo il punto. Voi non volete convincere che Netanyahu non dovrebbe continuare nel suo ruolo. Volete cacciarlo dal suo ruolo. Lui e i suoi partner. E lo fate in ogni modo possibile, senza linee rosse, quando persino lo smantellamento dell’esercito e la chiamata ai soldati a non presentarsi alla riserva vi è sembrato legittimo per raggiungere questo obiettivo. E se c’è qualcosa che persone come me capiscono che non si deve permettere di vincere, è il modo in cui avete scelto di cercare di sostituire il governo eletto, e non meno importante – gli elettori di questo governo, moltissimi bravi cittadini israeliani la cui unica colpa è che pensano diversamente da voi.
I negatori della legittimità
A tutti coloro che puntano il dito contro Netanyahu, dicendo “tu sei il capo, tu sei il colpevole“, e chiedono alla luce di ciò che abbiamo passato di andare alle elezioni, ho una sola domanda: supponiamo che Netanyahu esca da queste elezioni come il prossimo Primo Ministro, sarà un Primo Ministro legittimo, o continuerete a trattarlo come lo trattate oggi? Dopo le prossime elezioni, se le vincerà, smetterete di chiamarlo “traditore”?
Perché ammettiamolo: non avevate bisogno del 7 ottobre per negare la sua legittimità come Primo Ministro. E perché faccio questa domanda? Perché se per voi non può essere Primo Ministro, indipendentemente da ciò che pensano gli elettori – come ha onestamente dichiarato l’ex capo dello Shin Bet Nadav Argaman – allora cosa significa per voi l’idea delle elezioni democratiche? E qual è la differenza tra voi e quel bambino che continua a lanciare i dadi del gioco e non si ferma finché non cadono sul lato che gli conviene?
Sapete cosa? Supponiamo che Netanyahu se ne vada, e qualcun altro venga eletto al suo posto. Diciamo Yariv Levin. Con lui andate d’accordo? No, vero? Ha guidato la riforma, cioè il “colpo di stato”. Ok, lo togliamo. E Dudi Amsalem? E Yoav Kisch? E Miri Regev? E Shlomo Karhi? E Tally Gotliv? E Nissim Vaturi? E Nir Barkat? E Galit Distel Atbaryan? E Boaz Bismuth? Perché praticamente inseguite quasi tutti i membri di questa coalizione, che attualmente conta 68 membri della Knesset, per le strade e nei raduni e nei caffè, e li trattate come se non avessero legittimità. Quindi, potrebbe essere che non sia Netanyahu il problema ma chiunque il Likud scelga? In altre parole, potrebbe essere che il vostro problema non sia con il leader del Likud, ma con i suoi elettori e le loro preferenze?
Le esclusioni di Gantz e Eisenkot
Chiedere a questo governo di andarsene, sullo sfondo del discorso attuale che si sta svolgendo qui nell’ultimo anno e mezzo, è una resa alla falsa narrativa che le persone dell’opposizione nei media, nelle strade e nella Knesset stanno cercando di instillare in tutto ciò che riguarda gli eventi del 7 ottobre. C’è una regola in Israele che esiste da anni e ruota attorno all’atteggiamento verso Benjamin Netanyahu. Se sei con lui – sei un cattivo, se sei contro di lui – sei un eroe. E così, Herzi Halevi, che era responsabile della protezione del confine in quel terribile mattino, si è congedato dall’IDF con un grande abbraccio. Ronen Bar, che non ha fornito l’allarme che avrebbe impedito il più grande massacro nella storia dello stato, è portato in trionfo dai sostenitori dei media ed è presentato come un combattente per la corretta amministrazione mentre si “aggrappa alle corna dell’altare“.
E Netanyahu? Lui è il capo, lui è il colpevole. Solo lui. È vero, non c’è dubbio che il Primo Ministro abbia responsabilità per tutto ciò che accade durante il suo mandato, ma Benjamin Netanyahu non doveva Yahya Sinwar di notte per sapere cosa stava pianificando, e nessuno si aspettava che arrivasse al kibbutz Be’eri la mattina di Simchat Torah per salvare le persone dal rifugio. Ma Herzi Halevi e Ronen Bar sì. E se dopo un terribile evento in cui lo Shin Bet non ha funzionato e l’IDF è scomparso come se non ci fosse stato, Benjamin Netanyahu è presentato nei media – che erano essi stessi i più grandi sostenitori dell’idea fissa errata – come l’unico cattivo del 7 ottobre, è chiaro che nulla in questa discussione è legato a equità e onestà.
E non è solo la storia di Netanyahu e del Likud. Guardate che mostri avete fatto diventare Bezalel Smotrich e Orit Strock. Questi due erano (quasi) gli unici nel sistema politico che hanno avvertito per anni del disastro imminente. Hanno avvertito quando Yitzhak Rabin ha portato un’organizzazione terroristica da Tunisi, l’ha armata, le ha dato un territorio, e ha sperato che finisse bene. Hanno avvertito quando Ariel Sharon ha deciso di fuggire dal terrore di Gaza, e con le sue stesse mani ha stabilito lì lo stato di Hamas. E hanno avvertito ripetutamente che l’unico modo per affrontare ciò che si stava sviluppando nella Striscia era con l’ingresso fisico delle forze dell’IDF e con le azioni aggressive del tipo che ora siamo costretti a fare, dopo aver vissuto ciò che abbiamo vissuto.
In una realtà sana, avremmo dovuto far considerare questi due un modello da seguire. Trattarli come profeti. Dichiarare che non c’è gabinetto al quale non partecipino. Perché mentre l’esercito, lo Shin Bet e i media sognavano ad occhi aperti e deridevano le loro concezioni, sono stati loro a identificare il pericolo. E cosa è successo in pratica? Invece di portarli in palmo di mano, Benny Gantz e Gadi Eisenkot, che erano immersi fino al collo nelle stesse idee fisse disastrose nelle quali era immerso anche Netanyahu, hanno dichiarato che si sarebbero uniti al governo a condizione che Smotrich (e Ben Gvir) non sedesse nel gabinetto di guerra; Yair Lapid ha annunciato che sarebbe stato disposto a unirsi solo se Smotrich avesse rinunciato al suo ministero; i media li presentano, lui e Strock, come due messianisti pericolosi – e a tutti questo sembra ragionevole.
E quando si vede tutto questo si capisce che il 7 ottobre non è la storia. Noi siamo la storia. Noi, cioè tutti quelli che hanno votato per tutte le persone che voi non amate. Voi non ci volete. Gli elettori di Smotrich e Strock e Ben Gvir possono riempire le file nei cimiteri militari, possono arruolarsi nella riserva in percentuali molto più alte rispetto alla loro proporzione nella popolazione, possono mandare alla Knesset le uniche persone che sapevano indicare il pericolo, e chiedere di fare l’azione giusta contro di esso, ma alla fine della storia non sono legittimi perché la sinistra e i media hanno deciso che loro e i loro elettori sono ripugnanti. Quindi devo essere d’accordo con questa campagna e sostenere le loro dimissioni?
Ho elencato i difetti di Benjamin Netanyahu in questo editoriale, come detto, ripetutamente. Una parte significativa di essi riguardava il suo comportamento verso i palestinesi in generale e verso Hamas in particolare, il denaro del Qatar, l’eccessiva dipendenza da Iron Dome e così via. E dopo aver detto questo, c’è un fatto che è importante interiorizzare: l’idea fissa che ha portato Netanyahu e voi a pensare che si potesse permettere al nemico di vivere a un metro dai nostri insediamenti senza sraducarlo, purtroppo non può essere corretta retoattivamente, ma può essere corretta in avanti, per il futuro. E qui, Netanyahu sembra al momento uno dei pochi che si sono ripresi dopo il 7 ottobre.
Se ci basiamo sulle dichiarazioni pubbliche di tutti i membri di spicco della politica israeliana, possiamo stabilire che se non Netanyahu e Smotrich avessero guidato la linea nell’ultimo anno e mezzo, ma Yair Golan o Yair Lapid o Benny Gantz o Gadi Eisenkot – lo Stato di Israele avrebbe già da tempo alzato bandiera bianca, fermato la guerra e permesso ad Hamas di dichiarare la vittoria totale. Se l’IDF avesse smesso di combattere, quando tutti questi lo chiedevano, Sinwar e Nasrallah sarebbero ancora vivi con noi oggi, Hezbollah sarebbe ancora seduto sulle recinzioni degli insediamenti del nord, e anche con un telescopio sofisticato non saremmo riusciti a vedere il giorno in cui gli insediamenti attorno a Gaza sarebbero potuti tornare alle loro case.
L’accusa di incapacità è un colpo di stato
Vi sento, miei amici della sinistra, scioccati dal linguaggio, dalla volgarità e dal discorso di molti membri della coalizione, e molte volte mi unisco a voi in questo shock. Sono disgustato da questo discorso. Ma di che stiamo parlando? A causa degli sforzi della stampa israeliana di nascondere ciò che non le conviene pubblicare, la maggior parte del pubblico non ha idea che nelle vostre manifestazioni paragonate il Primo Ministro eletto ad Adolf Hitler, che nelle vostre proteste lo chiamate regolarmente “traditore” e “aggressore”, e che gli appelli ad assassinarlo non si possono più contare.
Solo questa settimana ho visto un video in cui si vedeva una dottoressa, che “il giornale nazionale” (Yedioth Aharonot NdT) ha trasformato in un’eroina e le ha dedicato un lussuoso articolo di copertina, mentre stava su un palco e di fronte alla folla che applaudiva chiamava Netanyahu e il suo governo “il traditore e i suoi maledetti collaboratori“, e prometteva “con tutti faremo i conti, uno per uno, fino all’ultimo, pagheranno per i crimini che hanno commesso contro la società israeliana e contro l’umanità“, e proponeva di “schiacciare la testa del serpente, e abbattere il dittatore“, e spiegava che “questo non accadrà attraverso proteste educate, perché stiamo combattendo un’organizzazione criminale“.
Se non fosse per il Canale 14 e le iniziative di attivisti che caricano tali video sui social media, nel 99% dei casi non sapremmo che parole terribili del genere vengono pronunciate. Proprio come quell’appello, da un altro palco di protesta, a preparare una corda per impiccare Netanyahu e sua moglie. Quasi nulla di questo viene pubblicato su canali diversi dal 14, perché tutti gli altri canali non sono interessati a nulla che non promuova la caduta del governo. E se la strada per arrivarci passa attraverso il nascondere la realtà, la maggior parte dei canali di comunicazione non ha alcun problema con questo.
E quando vedo queste terribili immagini e video, e questi terribili discorsi di follia e incitazione dai palchi, settimana dopo settimana, capisco che lo scioglimento del governo in queste circostanze è una resa a questa pazzia. Questo è vero per le proteste di strada, ed è vero per gli studi dove Benjamin Netanyahu è presentato come un mostro, e i suoi amici nel governo – come persone a cui lo stato non interessa, a cui la vita degli ostaggi non importa, e che non hanno problemi a mandare soldati alla morte in battaglia solo per promuovere i loro interessi politici.
E dato questo contesto, sappia chiunque chieda ora le dimissioni del Primo Ministro, che sta rafforzando con le proprie mani questi standard come una norma legittima che accompagnerà lo Stato di Israele d’ora in poi. Perché dichiarare che questo governo deve andarsene, sotto un tale attacco sfrenato contro di esso, significa normalizzare tutta la follia in cui ci avete trascinato negli ultimi anni. Gli attacchi violenti contro membri della Knesset e ministri, le persecuzioni e le molestie a ciascuno di loro in ogni parte del mondo, e il tentativo di far saltare ogni piccolo evento a cui partecipano.
Se avete argomenti contro il governo sono disposto ad ascoltare, a volte anche a essere convinto. Se questo è il vostro modo di combatterlo, persone come me non hanno interesse a stare con voi. E quando si minaccia di morte membri della Knesset che ho votato, e la notizia non supera nemmeno i selettori dei notiziari, capisco che viviamo in un mondo dove i fatti non hanno importanza e la realtà non ha valore, un mondo dove gli eletti della destra e i loro elettori non vi sembrano importanti, un mondo dove si può sostituire il governo con la forza della violenza, un mondo dove non ci sono linee rosse, e tutto ciò che vi aiuta a promuovere i vostri obiettivi politici – è permesso.
Questa settimana ho visto una lettera in cui il membro della Knesset Merav Cohen di Yesh Atid chiedeva alla Knesset di dichiarare il suo impegno per lo svolgimento di libere elezioni. Capite cosa la preoccupa? Lei e il presidente del suo partito trattano Benjamin Netanyahu e il governo eletto come illegittimi, lei e il presidente del suo partito rifiutano di accettare la volontà degli elettori già da alcuni anni, ma ciò che li preoccupa è che la destra non permetterà lo svolgimento delle prossime elezioni.
Perché Bibi?
Prendete la storia dell’ “incapacità”, che circola sulle labbra di troppe persone da troppo tempo. L’incapacità non è altro che un sinonimo di colpo di stato. Non c’è altro modo per definire una realtà in cui il pubblico israeliano ha scelto questo governo e questo Primo Ministro, e qualcuno pensa che ci sia la possibilità di gettare nel cestino della spazzatura la scheda elettorale che una massa di persone ha messo nell’urna solo perché non si connette alla loro scelta, e per di più farlo mentre si lamenta della condizione della democrazia. Quindi sì, chi collabora anche solo a pensare in questa direzione, collabora con una prepotenza antidemocratica e ci aiuta tutti a capire che non ha un problema con la politica, e nemmeno con il Primo Ministro, ma con una parte significativa del pubblico che vuole questa politica e vuole questo Primo Ministro.
Il popolo dirà la sua
E c’è un’altra cosa che fa sì che persone come me vogliano allontanare le prossime elezioni il più possibile. I vostri eletti. Sì, ammetto che temo cosa faranno costoro dopo le elezioni se saliranno al potere e otterranno la forza. Ho visto questa settimana un annuncio diffuso dall’organizzazione dei giornalisti, a seguito della pubblicazione dell'”Indice mondiale della libertà di stampa”, con preoccupazione per la condizione peggiorate della stampa libera in Israele sotto l’attuale governo. Non conosco i responsabili di questo indice, che non vivono qui con noi, ma ci sono alcune cose che so.
So che la petizione per chiudere il Canale 7 è stata presentata da membri della Knesset della sinistra. So che le petizioni contro Radio Galei Israel, alla sua fondazione, sono state presentate da organizzazioni di sinistra. So che la “Legge Israel Hayom”, che cercava di danneggiare l’unico quotidiano “diverso” in Israele, non è stata presentata dai bibiisti. So che coloro che oggi minacciano il Canale 14 e lo trattano come un canale che non ha diritto di esistere sono Yair Lapid e Yair Golan. Quindi potete confonderci la mente sulla democrazia da qui all’America, ma alla fine del giorno ho paura che se questi amici arriveranno a una posizione di leadership tapperanno la bocca a un pubblico enorme che non ha voce.
E se mi chiedete perché mi va bene questo governo, con tutti i suoi difetti, è anche perché Yair Golan e Yair Lapid mi spaventano. Non voglio aiutarli a danneggiare i media di destra. Non voglio aiutarli a chiudere le accademie pre-militari che non sono adatte a loro, come ha promesso di fare la grande speranza della sinistra nei sondaggi, quello che una volta “identificava processi” (“come nella Germania degli anni 30” NdT) e oggi si impegna a “correggere” l’educazione del sionismo religioso (Yair Golan NdT)
Se il popolo dirà la sua nelle elezioni che si terranno quando si terranno, questa sarà la via della democrazia per decidere. Fino ad allora, la decisione di sciogliere il governo oggi – sotto la follia nelle strade, sotto l’incitamento dilagante contro il Primo Ministro, sotto la campagna mediatica senza limiti che si sforza di presentare i membri della coalizione eletta come persone non legittime – sarà un annuncio ufficiale della liquidazione della democrazia israeliana, e una dichiarazione che metà dei cittadini dello stato sono persone di serie B.
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