Tempio di via Eupili – Milano
La Parashà di Bereshit descrive la creazione del primo uomo, Adam, che rappresenta la totalità dell’umanità. C’è un’affascinante dicotomia che sorge un certo numero di volte nel racconto della creazione di Adam, la prima è il versetto che parla dei piani di D-o per creare l’uomo: “E D-o disse, facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, e regnerà [vayirdu] sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sugli animali di tutto il mondo e su tutti i rettili che strisciano”
Rashi cita il Midrash che rileva l’uso della parola, ‘vayirdu’ che in questo senso significa esercitare il potere su altre cose. Tuttavia, le lettere radice della parola (yud, resh e dalet) può anche riferirsi alla parola yeridà, che implica una discesa. Il Midrash spiega il doppio significato contraddittorio di questa parola: “Se l’uomo è degno, allora dominerà sugli animali, se è indegno, allora scenderà sotto di loro e le bestie lo domineranno». Un’idea simile è espressa nel Midrash all’inizio della Parashà di Tazria. La Parashà precedente, Shemini, tratta delle leggi che coinvolgono gli animali, Tazria si concentra sulle leggi che coinvolgono gli esseri umani. Il Midrash sottolinea che l’ordinamento della Torà qui rispecchia quello che si trova nella creazione; Quando D-o creò il mondo, prima creò tutti gli animali, e solo dopo creò l’uomo. Analogamente qui, la Torà descrive prima le leggi relative agli animali e solo successivamente passa alle leggi relative all’uomo. Il Midrash spiega quindi perché D-o ha creato prima gli animali: Per insegnarci che «se l’uomo è degno, gli diciamo: ‘tu vieni prima [in importanza] di tutta la creazione, ma se non è [degno] gli diciamo: “il moscerino è venuto prima di te”»
Questo tema è così centrale per l’umanità che è presente nell’essenza stessa del nome dell’uomo, Adam. Il nome di un essere riflette la sua essenza, quindi il significato del suo nome è di grande significato. Lo Shelah haKadosh scrive che il nome Adam ha un doppio significato. Può riferirsi alla parola adamà, terra, che indica che Adam era chiamato così perché proveniva dalla polvere della terra, ma può anche riferirsi alle parole, ‘adamè leElyon’ che significa: “mi renderò simile all’Onnipotente”- Lo Shelah spiega che se l’uomo si connette al Suo Creatore e cerca di emularlo, merita di essere chiamato ‘Adam’ nel senso che si rende simile all’Onnipotente, se si separa da D-o, il suo nome riflette la sua umile natura fisica. Lo scopo dell’uomo è dunque far sì che il suo nome rifletta la sua natura elevata attraverso il suo attaccamento a D-o
Questi insegnamenti dei Chachamim che discutono della creazione di Adam ci insegnano che l’uomo ha un potenziale enorme. Questo è un riflesso del ben noto concetto che l’intero scopo della creazione era per il bene dell’umanità. Pertanto, se adempie al suo scopo, l’uomo potrà raggiungere vette altissime, se fallisce, non solo cadrà da una posizione elevata, ma diventerà di livello più basso di tutte le altre creature. Bisogna ancora capire perché questa netta dicotomia si trova solo nei confronti dell’uomo. Un approccio è che l’uomo è unico tra tutte le creazioni in quanto ha il potere del libero arbitrio, la capacità di scegliere di fare il bene o il male piuttosto che essere totalmente dominato dai desideri fisici e dall’istinto. Gli angeli stessi non hanno il libero arbitrio perché sono completamente spinti alla spiritualità. Solo l’uomo costituisce la combinazione tra l’anima con la sua pulsione spirituale, e il corpo, con i suoi desideri fisici, pertanto, solo e soltanto lui può scegliere se perseguire l’attaccamento a D-o o alla fisicità. Se l’uomo fa la scelta giusta ed esalta la sua anima, allora merita una lode e una ricompensa molto più alta di quella degli angeli perché supera le sfide che deve affrontare per raggiungere la sua vicinanza a D-o, mentre per gli angeli non tale sfida non esiste
Un secondo approccio a questo problema si basa su un principio fondamentale menzionato nel Libro di Kohelet: “Chi può raddrizzare ciò che D-o ha contorto?”. I Chachamim spiegano che questo significa che in questo mondo c’è un equilibrio, il bene o il male non possono mai diventare così potenti da impedire il progresso. Pertanto, maggiore è il potenziale di una persona di fare cose straordinarie, maggiore è il rischio che causi anche grandi danni. In tal senso il Talmud afferma che più una persona è grande, più forte è la sua inclinazione al male, più alto è il livello che una persona raggiunge, più sono alti gli standard che deve mantenere perché la controparte, quella che tende alla negatività, sarà forte quanto la sua grandezza. Di conseguenza, Adam, il primo uomo, è stato creato con il potenziale per raggiungere una grandezza senza precedenti, ma se avesse fallito, sarebbe precipitato a grandi profondità
Questa scelta è un’eredità che abbiamo tutti. Tutti abbiamo il potenziale per crescere e per arrivare a dei livelli che non possiamo nemmeno immaginare. Tutti abbiamo la possibilità e gli strumenti per scegliere il bene, la strada delle mitzvot, del chesed, della tzedakà, e la capacità di mantenere la barra dritta. D-o ci ha creato con delle caratteristiche uniche, scintille che abbiamo solo noi e che se siamo capaci di usare per il meglio, possono contribuire alla nostra crescita e alla crescita di chi ci sta intorno. Il messaggio che la Torà ci dà nella prima Parashà è molto importante perchè è uno dei primi insegnamenti ma anche perché viene dopo le festività che ci hanno portato ad un’introspezione e a cercare i modi per migliorarci, per contribuire con le nostre capacità uniche allo sviluppo per portare la luce del bene tra noi