Le scelte che ognuno è chiamato a fare in questi tempi in cui siamo aggrediti dalle epidemie, dalla guerra e dai disastri ambientali ci impongono di riflettere su quali sono le radici sulle quali dovremmo basare la nostra vita individuale e collettiva. Un testo che dovrebbe costituire un riferimento condiviso da molti, anche se spesso ignorato, è indubbiamente la Bibbia: non è possibile analizzarne il pensiero e le norme in tutti i dettagli, ma non c’è dubbio che per chi ne apprezza il messaggio, sia esso religioso che laico, essa rappresenti un punto di riferimento fondamentale.
Le istituzioni pubbliche scolastiche e culturali non approfondiscono principi fondamentali della Bibbia e le loro implicazioni, quali la creazione dell’uomo a immagine e somiglianza divina e l’amore per il prossimo, entrambi scritti nell’Antico testamento: l’uomo è un essere libero e quindi responsabile per le proprie azioni e, a differenza degli animali, è dotato della parola ed è chiamato ad amare ogni altra persona. Assistiamo invece su tutti i media e i social media la diffusione di parole d’odio e di comportamenti che fanno perdere all’uomo il diritto di ritenersi persona. E’ necessario un cambiamento di rotta, un nuovo progetto educativo: le persone che hanno o ambiscono a occupare incarichi pubblici devono essere un esempio e restituire alla parola la sua sacralità.
Solo in quanto libero, l’uomo può essere ritenuto responsabile delle proprie azioni e può modificarle: il cambiamento non deve avvenire perché si è pressati da situazioni esterne, ma deve far parte di un sincero processo coerente, spirituale e intellettuale. Per esempio, non è possibile condannare il razzismo e nel contempo dare giudizi positivi nei confronti di persone che hanno fatto del razzismo un principio su cui fondare la società. Un esempio per tutti è dato dalla simpatia e del rispetto di cui gode ancora oggi in certi settori Giorgio Almirante, autore di dichiarazioni razziste scritte sul giornale La difesa della razza, di cui era segretario, ma mai ritrattate per iscritto. Vi sono persino circoli o sedi di partito intitolati a Giorgio Almirante. Coloro che hanno militato in partiti nati da una costola del fascismo, devono assumere sempre posizioni nitide, prive di possibili fraintendimenti.
Liberarsi degli errori del passato comporta una revisione non solo per quanto concerne le leggi razziali, ma anche su come applicare il principio di amore per il prossimo. La condanna dell’antisemitismo e delle leggi raziali non basta: manca una presa di coscienza sulle responsabilità di Mussolini e del Fascismo nella dichiarazione di guerra, guerra di offesa e non di difesa.
Il processo di ravvedimento è lungo, specie quando si deve rinunciare alle radici per le quali si è combattuto e che sono state trasmesse dai propri maestri: il ravvedimento deve essere definitivo e privo di ogni ambiguità. Purtroppo non è questo il caso di Giorgia Meloni che è fortemente legata alla figura di Giorgio Almirante e a quella della moglie Assunta, che ha più volte dichiarato che la Meloni segue la tradizione del partito.
Cosa scrisse Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano, dal quale poi nacquero le varie versioni della Destra nazionale? Nella rivista «La Difesa della razza», del quale era segretario di redazione, il 5 maggio 1942, scrisse:
“Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannator… Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue».
Giorgia Meloni ha dichiarato testualmente che Giorgio Almirante è stato “Un grande uomo che non dimenticheremo mai”, una dichiarazione mai ritrattata ufficialmente. Anche le recenti dichiarazioni fatte dopo la morte di Donna Assunta confermano la permanenza di questa ambiguità.
La Meloni se vuole ravvedersi veramente deve cancellare dalle proprie radici quanto ricevuto da Giorgio Almirante e sua moglie Assunta: senza questa chiara presa di distanza da chi ha espresso idee così deliranti, non è credibile. Bisogna eliminarle dalle proprie radici e ricordare il male che hanno fatto all’Italia: “Chi non ricorda la propria storia sarà costretto a riviverla”.
Milioni di italiani sono stati costretti ad anni di sofferenze durante la guerra e negli anni successivi per una guerra civile in cui Mussolini ha “finalmente” potuto applicare le leggi razziali senza nessuna eccezione, mandando nei campi di concentramento anche uno dei suoi migliori amici: l’ebreo Aldo Finzi.
Quale amore per il prossimo può essere attribuito a una persona che manda i propri cittadini al macello in una guerra dichiarata solo per manie di grandezza? “Purtroppo” , per quanto riguarda il Fascismo, l’attenzione è rivolta quasi esclusivamente alle leggi razziali e all’antisemitismo fascista. In quanto ebreo italiano mi permetto di ricordare le enormi sofferenze che hanno subito centinaia di migliaia di italiani caduti in una guerra inutile e che nulla aveva a che fare con le guerre risorgimentali: centinaia di migliaia di soldati caduti (Esercito, 246.432; Marina, 31.347; Aeronautica, 13.210), oltre ai feriti e mutilati, congelati, e invalidi sui vari fronti (circa 320.000). Queste vittime sono sulla coscienza dei capi del Movimento fascista. Come italiano chiedo che Giorgia Meloni e tutti coloro che la appoggiano condannino senza ambiguità il Fascismo e tutti i suoi capi a partire da Benito Mussolini che tanto male hanno fatto all’Italia. Non basta dichiarare che non si è fascisti, bisogna riconoscere la verità dei fatti e dichiararsi anti-fascista.
Memore di un incontro avvenuto anni fa a Piazza S. Silvestro a Roma, presente anche Ignazio La Russa, in cui si è parlato di queste ed altre cose, mi aspetto una dichiarazione ufficiale in cui ritratti l’affermazione che Giorgio Almirante è stato un grande uomo e che condanni il Fascismo non solo per le leggi razziali e che si dichiari antifascista per le inutili sofferenze causate a milioni di italiani, oltre a quelli mandati al macello in una guerra inutile e ingiustificata .
Alla luce di quanto sopra, cosa dobbiamo augurarci che facciano coloro che ambiscono ad occupare posizioni di responsabilità nello Stato? Essere coerenti e non odiare, ma amare il prossimo, anche se non ha lo stesso colore della nostra pelle e non è cristiano, essere accoglienti verso chi si affaccia alle nostre coste, così come lo sono stati altri paesi verso noi italiani: oltre 27 milioni di italiani sono emigrati all’estero dall’Unità d’Italia fino agli anni 70 del Novecento; combattere l’odio verbale e restituire alla parola la sua sacralità, educare alla solidarietà, essendo sempre in prima fila, restituire alla famiglia un ruolo educativo cui tutti abbiamo rinunciato delegandolo di fatto alla scuola, alla TV, alla strada ecc.
Per concludere: l’amore deve essere sempre accompagnato da leggi chiare e che non lascino spazio a manipolazioni e soprattutto a sfruttamento di manodopera a basso prezzo.
Tutti i leader siano i primi ad osservarle con rigore e senza sconti.
Scialom Bahbout
PS. La figura e l’insegnamento di Giorgio Almirante sono tuttora ben presenti nel partito, come dimostra la targa dei Circoli a lui dedicati che allego.