Il dovere di ricordare è alla base della tradizione del nostro popolo.
Nella parashà di Beshallach ci vengono narrati eventi accaduti dall’uscita dall’Egitto in avanti, fino alla guerra contro Amalek.
Sostengono i nostri Maestri che il merito di aver attraversato il Mar Rosso all’asciutto, è dovuto alla fiducia del popolo non solo nei confronti di D-o, ma anche nei confronti di Mosè.
Per questo motivo il testo ci dice:”אז ישיר משה -Dunque canterà Mosè e i figli di Israele”
Nella Torà, il tempo del verbo viene sempre espresso con una strana forma:
Il passato viene espresso con il futuro preceduto dalla lettera vav e cosi per il futuro che viene espresso con il passato preceduto dalla vav.
Se si tratta del racconto di qualcosa accaduta, la Torà avrebbe dovuto usare lo stesso metodo; come è possibile invece che per descrivere
qualcosa di lontano come il passaggio del Mar Rosso, venga usato il futuro?
La risposta ci viene data direttamente dalla Torà stessa: למען תזכור את יום צאתך מארץ מצרים כל ימי חייך
Affinché ricorderai il giorno della tua uscita dall’Egitto, tutti i giorni della tua vita.
Abbiamo quindi il dovere di fare così anche oggi, a distanza di millenni.
Infatti, ancora oggi noi, tutti i giorni della nostra vita, leggiamo la “shirat ha iam – la cantica del mare” proprio dal giorno in cui i nostri padri la inyonarono uscendo dall’Egitto.
Al termine della parashà, la Torà ci comanda di fare la stessa cosa, per un altro evento: la guerra contro Amalek.
A proposito di ciò troviamo scritto:
“זכור את אשר עשה לך עמלק…… לא תשכח Ricorda ciò che ti fece Amalek….. Non lo dimenticherai”
“Ricorda” È un imperativo, mentre “Non lo dimenticherai” è si un imperativo, ma espresso nel futuro. Rashi spiega il ripetersi dei due imperativi “ricorda” e “non dimenticherai” riferendosi per il primo, al racconto ai giovani, mentre per il secondo, al ricordo intimo.
Se per la cantica del mare e la libertà ottenuta, abbiamo il dovere di cantare le gesta divine, nel corso della storia – per sempre – per quanto riguarda Amalek, il ricordo per il futuro deve essere impresso nel nostro cuore. Il rischio è quello che, se venisse ricordato attraverso il racconto, si rischierebbe di apparire come noiosi e ripetitivi e non ascoltati.
Il ricordo delle nostre sofferenze, non dovrebbe essere esternato ad oltranza. Il rischio è quello di essere considerati prolissi e ripetitivi e, a volte provocare intolleranza.
Invece, narrandolo nei nostri ambienti, alle giovani generazioni, con metodi appropriati, garantisce la prosecuzione della memoria.
Shabbat shalom