“Im Lavan garti va echar ‘ad ‘atta – Ho abitato con Lavan e mi sono attardato fino ad ora”
Il comportamento di Giacobbe è particolare e cambia nel momento in cui gli viene comunicato che Esav, suo fratello gli sta andando incontro con un esercito di quattrocento uomini. Egli ha paura, non tanto per sé stesso, quanto per le mogli e, soprattutto per i figli e per il loro futuro.
Il destino di Ja’aqov e tutta la sua vita è il prototipo della vita del popolo che da lui prenderà il nome: Israel.
Ja’aqov si preoccupa dei pericoli della golà, pur osservando le mizvot senza mai mettere in dubbio la loro provenienza divina: “‘im Lavan garti – ho abitato con Lavan”; la somma delle lettere che compongono il nome Lavan è 613. Ja’aqov quindi, pur vivendo con degli ‘ovedè ‘avodà zarà (pagani) non esita ad osservare tutte le mizvot, senza trasgredirne nemmeno una.
Ma la paura per i figli prende il sopravvento su di lui, fino a dimostrarsi disponibile all’incontro con suo fratello ‘Esav, facendo a lui grossi doni, a condizione che egli lo lasci tranquillo.
Cosa non faremmo per il bene delle nostre famiglie e per quello dei nostri figli……
Shabbat shalom