Uno dei passi più conosciuti della parashà di questa settimana è il sogno che Giacobbe fa fuggendo da suo fratello Esaù, dopo essersi impossessato della primogenitura e della benedizione paterna.
Il sogno è noto a tutti i lettori della Bibbia ed in particolare dagli studiosi del libro di Bereshit;
c’è però da affrontare in modo approfondito, il significato di questo importante sogno che Giacobbe fa, dal quale si imparano molte cose, sia da ciò che accade immediatamente prima e dalle sue conseguenze.
E’ scritto nei versi precedenti al sogno, che essendosi fatta sera, Giacobbe si ferma in un Luogo e si addormenta lì, dando così origine al sogno.
Rashì ci fa notare che la parola che noi traduciamo “nel Luogo – ba makom” è stata già trovata in un altro passo della Genesi e precisamente a proposito dell’episodio che narra del “Sacrificio di Isacco”, in cui è detto che partito di “buon mattino, Abramo vide il “Luogo” da lontano.
Per cui, il luogo di Giacobbe e quello di Abramo hanno una relazione fra loro.
Secondo Rashì, i “Luoghi” sarebbero gli stessi che in seguito vedranno la costruzione del Tempio di Gerusalemme, in funzione anche di ciò che il Signore dirà a Giacobbe nel sogno:
“ la terra dove tu stai dormendo la darò a te ed alla tua discendenza”
Cioè nel Sogno di Giacobbe il Signore gli ribadisce la promessa che fece sia a suo padre Isacco che, a suo nonno Abramo: la terra di Israele è lì, proprio in quel Posto, il popolo discendente da lui – Giacobbe – Israele, riaffermerà, attraverso l’osservanza della Torà e del Culto sacrificale il nome e l’amore per il Signore, D-o di Abramo, Isacco e Giacobbe.
C’è ancora una cosa da capire: che cosa ha a che fare questo racconto con il Tempio di Gerusalemme, quindi il culto del popolo ebraico?
Sempre Rashì dice che il termine “va ifgà ba makom “ che tradotto letteralmente vuol dire “e si imbattè nel luogo” deve essere inteso come una azione che Giacobbe fa, prima di addormentarsi.
Rashì spiega che la parola “va – ifgà” può essere intesa come un incontro con D-o, e l’incontro con D-o per eccellenza non è altri che la tefillà – la preghiera, quindi il culto.
Shabbat shalom