Uno dei primi episodi delle due parashot che leggeremo questo shabbat, racconta della guerra, dura e cruenta, che Israele combatte contro Midian-acerrimo nemico del popolo ebraico.
Ci troviamo alla fine dei quaranta anni di permanenza nel deserto, quindi alla vigilia dell’ingresso in Eretz Israel, terra promessa agli ebrei sin dai tempi di Abramo.
Israele però, è una terra che deve essere conquistata ma, soprattutto mantenuta attraverso il sano comportamento del popolo che vi andrà ad abitare.
Rashì, a proposito di questo brano di difficile interpretazione (a causa di questa feroce guerra), sostiene che chiunque si ponga davanti alla terra di Israele è come se si ponesse al cospetto di D-o.
Quest’anno, come quasi sempre accade, questo shabbat coincide con l’inizio del mese di Av.
Un mese particolare come particolari sono i suoi primi nove giorni.
Infatti questi, sono giorni di lutto pesante, che culminano con il digiuno del 9 del mese e che ricordano la distruzione del primo, del secondo Tempio di Gerusalemme e tutte le disgrazie avvenute al nostro popolo, nel corso dei millenni della nostra storia.
Molti continuano ad interrogarsi in modo scettico sul motivo per cui a distanza di circa duemila anni dalla distruzione del secondo Tempio e duemilaseicento dalla distruzione del primo, nonostante l’esistenza di un moderno Stato di Israele con capitale Gerusalemme – unica e indivisibile – dobbiamo digiunare, piangere e, soprattutto far lutto graduale tre settimane prima del digiuno.
Il motivo è semplice ma fondamentale al mantenimento delle nostre tradizioni.
Quando fu ricostruito il secondo Tempio, con il ritorno da Babilonia, intorno al 500 a.e.v. il lutto fu abolito.
Gli ebrei però, non fecero tesoro di quella esperienza passata, in modo da non ricadere nello stesso errore.
Anzi, peggiorarono il comportamento mettendo in pratica un atteggiamento di cattiva condotta, facendosi del male fra ebrei.
La punizione fu peggiore della prima e la diaspora è durata circa duemila anni, fino al 1948 con il riconoscimento dello Stato di Israele e al 1967 con la riunificazione di Gerusalemme, proclamata sua capitale.
Il motivo quindi del continuare a far lutto per la distruzione di Gerusalemme, vuole essere un monito per non tornare a ripetere le stesse colpe e lo stesso comportamento del passato.
Proprio e mai come quest’anno, abbiamo il dovere di fare il digiuno e rendersi conto che noi ebrei abbiamo il dovere di non abbassar mai la guardia, perché il pericolo è sempre in agguato e la storia purtroppo non cessa di ripetersi.
Non dimentichiamo che fra i più acerrimi nemici del nostro popolo c’erano proprio i persiani e i babilonesi.
Oggi l’Iraq e l’Iran sono quei popoli che sbandierano ai quattro venti lo slogan di cancellare Israele e gli ebrei dalla faccia della Terra.
Nulla deve permettere di farci pensare che tutti ci vogliono bene, che nessuno può farci del male e soprattutto che ci siano popoli alleati al nostro.
Per questo i Profeti prima e i Maestri dopo insegnano dicendo che:
“Chi fa lutto per Gerusalemme distrutta, potrà gioire nel vedere la sua ricostruzione”
Shabbat shalom