Sarebbe possibile pensare che il giorno più adatto per festeggiare Simchat Torah sia Shavu’ot, il giorno in cui abbiamo ricevuto la Torah sul monte Sinai. Perché allora viene fatto a Sheminì Atzeret?
Rav Friedlander (Siftè Chayim 1, p. 346) spiega che non c’è modo più adatto per esprimere l’essenza di Sheminì ‘Atzeret, un giorno dedicato completamente alla devequt ad H. Il modo migliore per noi per unirci a Lui è rallegrarci della Torah che ci ha dato. Questo legame si esprime in un modo assolutamente inusuale, cantando e ballando con la Torah. Chiede Rav Berkowitz: avete mai visto un professore ballare e cantare con i propri libri? Questa gioia, scrive Rav Eliahu Ki Tov (Sefer ha-toda’ah cap. 8) è maggiore di qualsiasi altra gioia, poiché si mantiene nella sua frequenza, nella sua intensità, e non diminuisce in alcun modo.
Anche se il Santuario è distrutto, Yerushalayim è desolata, e il popolo ebraico è asservito alle altre nazioni, la gioia della Torah non ha mai abbandonato il popolo d’Israele. I Chakhamim hanno detto: da quando è stato distrutto il Bet ha-miqdash il Signore non ha altro che i quattro cubiti della halakhah. E’ possibile che qualcuno abbia sottratto al Signore il proprio mondo? Come è noto la presenza divina non si posa se non in un luogo dove è presente la gioia, e non vi è tristezza o distruzione. Dal momento in cui il Santuario è stato distrutto, tutto il mondo è divenuto desolato, perché la distruzione del Santuario ha esercitato un’influenza negativa su tutto il mondo, persino sulla forza e sull’efficacia delle mitzwot, che non sono efficaci come prima della distruzione, mentre la Torah non è stata colpita dalla distruzione in alcun modo, e la sua gioia del suo studio è rimasta intatta come prima della distruzione. La Presenza divina lì è rimasta intatta, e si rallegra assieme a Israele di Simchat Torah.