Andrea Jarach e Danielle Sussmann Seiteanu rispondono a Riccardo Calimani
Caro Riccardo,
ricevo tramite Morasha la tua lettera aperta al Primo ministro di Israele Ariel Sharon. Permettimi dunque di risponderti nella speranza di rappresentare almeno tanti altri ebrei italiani quanti ne rappresenti tu. Anche la mia famiglia vive in Italia da circa 500 anni anche se non sempre a Milano, dove solo da un secolo gli ebrei risiedono permanentemente, ciononostante quando Sharon ha parlato, e io ero presente a Roma al suo discorso, ho sentito un brivido nella schiena.
Un brivido di orgoglio, anche se vivendo in Israele le mie scelte politiche sarebbero diverse rispetto al partito di Sharon.
Mai nella storia recente fu concesso a noi ebrei di poter contare su un nostro Stato nazionale, proprio noi italiani dovremmo ricordare che solo 65 anni fa i nostri padri e nonni si ritrovarono all’improvviso senza patria anche se avevano servito lealmente questo Paese in pace e in guerra.
E allora caro Riccardo lasciami dire grazie a Sharon. Grazie per ricordarci che mentre tutt’intorno a noi si risentono le stesse parole e gli stessi sentimenti di 65 anni fa c’è un angolo nel mondo anche per noi. Io non temo di venire associato a Israele e al suo governo, io ne sono orgoglioso. Io non temo di rispondere all’appello di Sharon all’alià e se i miei figli lo vorranno seguire mi faranno felice. Non carne da cannone ma braccia e menti per portare a termine il meraviglioso sogno sionista e le sue miracolose realizzazioni. Non oppressori ma finalmente in pace nel Paese che può essere il faro per l’intero Medio Oriente.
Sono con te nella speranza che i palestinesi possano migliorare le loro condizioni di vita, peraltro è l’unico modo di arrivare alla pace, ma non è certo a Sharon che dobbiamo rivolgerci ma alla sanguinaria e corrotta oligarchia che governa quel popolo nel terrore e nella violenza. Libertà per il popolo palestinese, ma da Arafat e dalla sua cricca.
Quanto alla barriera difensiva ti sbagli di grosso quando la paragoni alla linea Maginot. Dovresti pensare a Gaza e al fatto che da lì (dove la barriera esiste da anni senza scandalo alcuno) i terroristi non passano. Scusami la provocazione ma ti invito a ripetere la tua teoria così nobile e strategicamente corretta a Natania o Naharia o a Haifa o in Galilea.
Detto questo vorrei tornare a Sharon e al suo invito che tanto ti ha scandalizzato: si tratta di un invito da parte del governo di Israele, cosa c’è di male? In Francia questo invito i nostri correligionari lo stanno prendendo sul serio e tra loro probabilmente c’è qualcuno che fino a qualche mese fa la pensava come te e faceva dei distinguo tra la sua essenza di cittadino francese di fede ebraica e lo stato di Israele. Purtroppo la storia tende a ripetersi e sono gli altri a ricordarti improvvisamente e senza apparente motivo che non sei più gradito nei luoghi dove la tua famiglia risiede da 500 anni.
Che non ci tocchi mai di dover sperimentare ancora l’antisemitismo militante e che se mai dovesse succedere anche qui ci sia ancora un governo di Israele che ci invita all’alià.
Andrea Jarach
Caro Riccardo,
che diversità la sua lettera aperta al Primo Ministro di Israele, dalla civile, equilibrata seppur non interamente condivisa, analisi di Giorgio Gomel.
Che furore contro un invito – che tale è, e pertanto libera scelta di chi lo raccolga – che viene allo stesso modo ripetuto ad ogni Rosh HaShanah dal Primo Ministro israeliano in carica ed in ogni occasione ripetuto da istituzioni ed organismi israeliani, non certo per il crudo e poco onorevole pensiero che lei ha voluto interpretare. Dimenticando il rispetto per coloro che sono morti per tutti noi, poiché Israele è il fondamento del nostro vivere liberi dopo millennii in occidente e la Diaspora è fondamentale per Israele. Un duplice, reciproco ed indistruttibile legame di appartanenza.
Gli indottrinamenti che condizionano molta parte dell’ebraismo italiano hanno evidentemente creato una illusoria nicchia di certezze, di assimilazione, le stesse che hanno illuso gran parte dei Sei Milioni di Vittime della Shoah. Ma c’è chi ha voluto comprendere, e ha saputo ammettere gli errori commessi in passato. Qui mi riferisco a Fiamma Nirenstein, esemplare caso di successo antiisraeliano prima, e di successo pro-Israele con il coraggio del poi.
Persone come lei hanno paura di perdere i privilegii accumulati, altrimenti, mi creda: ritengo assolutamente impossibile (anche se da noi si dice: l’impossibile non esiste) che ci si possa scagliare contro il Primo Ministro Sharon e contro il suo governo se non si vive anche per poco, ma onestamente, in Israele. Onestamente, significa: vivere, guardare, ascoltare…senza alcun pregiudizio. Significa non albergare presso chi condivide le proprie idee – in questo caso dell’attuale opposizione dove tanti sono i privilegii goduti grazie alla realpolitik europea per gli appartenenti di sinistra – ma arrivare innanzitutto con amore in Israele e poi, viverlo nella sua complessa realtà e non con i pregiudizii d’indottrinamento politico del Paese da cui si proviene. Parlare con tutti. Più lingue, non solo una.
Ma l’accanimento contro questo Primo Ministro, onestamente, dovrebbe terminare. Che parte degli ebrei si accaniscano contro di lui – sentendosi in diritto maggiore di farlo in quanto ebrei – facendo proprie le calunnie della realpolitik occidentale, è un boomerang per il futuro, ma sopratutto è un ‘ammissione di totale ignoranza e di condizionamento cerebrale.
Sabra e Chatila furono un tragico errore di calcolo politico: il non aver previsto, considerato: l’odio dei falangisti per i palestinesi. Odio comune nei Libanesi che si sono visti distruggere un Paese splendido e di florida economia da parte di Arafat e dei suoi accoliti. L’errore politico di non aver previsto che i siriani fossero in agguato. Un errore politico per tutta la dirigenza israeliana di allora. Ma sostenere che il boia di Sabra e Chatila fosse Sharon, o che avesse responsabilità in questa tragedia, è non solo un errore storico, ma anche di responsabilità per chi sostiene tali menzogne e calunnie. Non solo, denota una superficiale analisi, ed ogni superficialità rende chi le sostiene, vittime dei proprii limiti.
Ci fu, invece, la prima possibilità per una pace con il Libano. Con Israele a difendere quel Libano. Con non poca soddisfazione vaticana se la minoranza maronita al potere avesse vista garantita la sua legittimità e sicurezza al potere.
Poteva davvero?!, un piccolo Israele sfidare l’intera comunità internazionale, “invadendo” il Libano senza conseguenze serie? non era stato, invece, Israele invitato ad “invadere” il Paese dei Cedri? Ci rifletta Riccardo, lei e coloro che imputano a Sharon ogni nefandezza.
Lei e gran parte della sinistra, fate parte di una politica obsoleta, in cui la calunnia e l’ambiguità giocano il ruolo meno etico e responsabile di tutta la storia europea. Il mostro del terrorismo l’avete impinguato voi, il mostro dell’antisemitismo l’avete rivalutato voi.
E se mi permetto di includerla, è perché la responsabilità ebraica nella sinistra, è quella che ha legittimato tutto questo.
Non sono di destra, sono assolutamente apartitica. Un tempo, lontano, ero di sinistra e mi configuravo nella sinistra israeliana, escludendo Peres. Eppure, nella cena in suo onore a cui ho partecipato nel dicembre 2000 a Tel Aviv (ora che ci penso: perché a Tel Aviv?) e malgrado il mio educato ma freddo saluto alla stretta di mano, ho voluto credere di sbagliarmi su di lui. Il suo discorso mi ha solo convinta che il peggiore è sempre stato lui. Furbo o astuto? di certo, non ha fatto gli interessi di Israele, ma grazie ad Israele anche lui ha accumulato i suoi privilegii.
Negli stessi (tre in tutto) giorni, ho anche assistito al discorso di Ariel Sharon, con una migliore (rispetto a Peres) ma sempre critica posizione. Conoscevo dei fatti, per essermi impegnata durante il cosiddetto processo di pace, e stavo aescoltando una persona che riconfermava i miei dubbii di allora, che offriva realtà e programmi. Una persona convincente perché avevo dei parametri di riferimento. Allora, Primo Ministro era Barak. Già allora, davo per sconfitto Peres alle elezioni di partito.
Processo di pace di Oslo: salvo che per i pochi e i tanti che ci hanno creduto, è stata la peggiore e criminale astuzia dell’occidente contro Israele. Da allora, inoltre, non ho più creduto alla possibilità di una buonafede da parte di Peres. E’ sempre stato ed è un dipendente di alto livello. Null’altro. E la scelta di campo era l’Europa. L’Europa degli arabi.
Perché il processo di pace è stato di fatto una strategia antiisraeliana? perché ha messo Israele tra l’incudine e il martello. Un processo di pace è anche e sopratutto, normalità di rapporti politici ed economici. NESSUN Paese europeo ha investito nelle grandi infrastrutture studiate dal Ministero israeliano nell’ambito israeliano e di cooperazione regionale, per via del boicottaggio dell’Arabia Saudita e dell’Iran. E dove investiva l’Europa? Il processo di pace è stato solo formale. Ha permesso a Peres di gustare pranzi e cene in ambienti esclusivi, magnifici, grazie al suo ruolo. Se scrivesse un libro di ambienti e di gusto, allora comprerei il suo libro.
Ha potuto creare una sua fondazione con i fondi della sinistra italiana di coloro (Alfio Marchini e non solo) interessati alle costruzioni nei territorii palestinesi. Quelli riconosciuti, prego, non quelli contesi. Via!…
E tutti i privilegii degli ebrei nell’establishment italiano? salvo eccezioni, di sinistra e di sinistra non per Israele ma contro Israele.
La sinistra ebraica ha – nella sua maggioranza – legittimato ogni attacco ignobile, e non, contro Israele. Come recuperare e curare 36 anni di calunnie ed insulti? e tutta la propaganda di cui abilmente si sono serviti gli arabi per forgiare la loro potente macchina del terrorismo?
Eppure TUTTI sapevamo e sappiamo che per smuovere i popoli servono l’ideologia, l’indottrinamento, la propaganda, la religione, e mantenere nel popolo quell’ignoranza che è in grado di far assorbire facilmente ogni idiozia. Non solo, in MOLTI sapevamo che la realpolitik di questi tanti anni, avrebbe dimostrato la debolezza occidentale.
Che l’intellettuale e il politico si studiino bene la storia. Con onestà. Un compito impegnativo, ma doveroso. E poi…continuino sulla strada dell’onestà. Prima che torni Solimano il Magnifico che minacciò di tagliare la testa al responsabile della costruzione del ponte di Mostar, se non avesse tenuto. Solimano il Magnifico a cui il gran Rabbino di Gerusalemme disse che aveva sognato i leoni che avrebbero divorato chi avesse ucciso gli ebrei. Solimano protesse gli ebrei e volle che quei leoni fossero scolpiti in una delle porte delle mura della Città Vecchia.
Pre-concludo con le parole del figlio di un mio amico d’infanzia, fresco di leva. Quando gli ho chiesto che ne pensava di questo governo, mi ha risposto “ogni governo di Israele non può che essere positivo per Israele.”
Concludo con la seguente riflessione: se non saremo uniti, se non saremo onesti, l’uno sarà la causa della tragedia dell’altro. Così è stato. E le vittime israeliane degli attentati dimostrano che così: è.
Danielle Sussmann Seiteanu