Ci sono quattro buone ragioni per mangiare pesce di Shabbat:
- Si sarebbe scoperto che il pesce inghiottito da un altro pesce assume dentro di questo una posizione testa-coda rispetto a quello che lo ha mangiato. Segno che la vittima non è stata inseguita, ma si è presentata in posizione frontale. Questo ci insegna la virtù del bittachon (fiducia in D.): il pesce non va alla ricerca delle sue prede, ma piuttosto mangia fiducioso ciò che gli viene incontro. Lo Shabbat ci insegna la stessa cosa. Rinunciando a lavorare per un giorno ogni sette dimostriamo a noi stessi che il lavoro inteso come ricerca di ricchezza senza sosta non è lo scopo della ns. vita, ma abbiamo fiducia che D. ci mandi la Parnassah di cui abbiamo bisogno.
- Durante l’opera della Creazione così come ci viene descritta nel primo capitolo di Bereshit troviamo che D. benedice espressamente tre creature: i pesci, l’uomo e lo Shabbat. Mangiando pesce di Shabbat beneficiamo di tutte queste benedizioni.
- I pesci vivono nell’acqua mentre i quadrupedi, da cui deriviamo la carne che mangiamo, vivono sulla terra. Nella gerarchia dei quattro elementi primordiali (terra, acqua, fuoco, aria) l’acqua è considerata superiore alla terra.
- Il pesce non richiede alcun lavoro preparatorio (melakhah) per essere cucinato, a differenza della carne che è resa possibile soltanto dalla macellazione dell’animale. L’astensione dalle melakhot è caratteristica dello Shabbat.
Una delle melakhot proibite di Shabbat è borèr (selezionare). Per non incorrere nella proibizione occorre eseguire la selezione tenendo presenti tutti e tre i criteri seguenti: 1) tolga la parte buona (okhel) dallo scarto (pessòlet) e non viceversa: chi è interessato alla parte buona lo fa infatti per consumo immediato, mentre chi toglie lo scarto lo fa per garantire al prodotto una migliore conservazione e dunque esegue una selezione “professionale”; 2) esegua l’operazione con le mani e non con un utensile; 3) lo faccia in procinto del consumo (non oltre mezz’ora di anticipo). Perciò nel mangiare il pesce (ma la stessa regola vale per la carne del pollo rispetto all’osso, o per la fetta di anguria rispetto ai semi) occorre stare attenti a non togliere tutta la lisca prima di affrontare la polpa. Si mette in bocca tutto l’insieme e si sputa la lisca, ma è anche lecito tenere ferma la lisca nel piatto mediante la forchetta (che in questo caso è considerata un prolungamento delle dita e non un utensile professionale) mentre si rimuove ogni boccone di polpa per mangiarlo immediatamente.