L’uomo più influente mai vissuto con ogni probabilità non compare in nessuna delle classifiche, che vanno tanto di moda, degli uomini più influenti della storia umana. Infatti non fu un imperatore, non guidò grandi eserciti, non fece miracoli o pronunciò profezie, non ispirò un movimento, e non aveva discepoli in particolare se non suo figlio. Eppure circa metà dell’umanità si riconosce come suo erede. Stiamo parlando naturalmente di Avraham, al quale si ispirano le tre religioni monoteistiche. La sua persona non si adatta a schemi preconfezionati.
Non viene lodato per la sua giustizia, come avviene per Noach, ne’ sappiamo nulla della sua infanzia, come avviene per Mosheh. Non sappiamo nulla della sua vita precedente. Quando arriva la chiamata divina all’inizio della parashah di Lekh Lekhà, non sappiamo perché sia stato scelto. Tuttavia la promessa che gli venne fatta quando cambiò nome, di divenire padre di una moltitudine di nazioni, si è avverata in pieno. A lui si richiamano oggi 56 nazioni islamiche, 80 cristiane e Israele. Ma perché ad Avraham è stato assegnato questo compito? Esistono tre ritratti famosi di Avraham, a) c’è quello che ci hanno insegnato da bambini, Avraham l’iconoclasta, che distrugge gli idoli del padre, ribellandosi già da giovane al mondo pagano e politeista che o circondava; b) c’è poi l’Avraham che viene paragonato nel Midrash ad un tale che vede un palazzo in fiamme, e si chiede se è possibile che non ci sia un padrone del palazzo. Allo stesso modo il mondo deve disporre di un Governatore, e il compito di Avraham è quello di aiutarLo a spegnere l’incendio, metafora della corruzione morale dell’umanità; c) infine Maimonide descrive Avraham come un bambino che si interrogava sulle leggi di natura, arrivando alla conclusione che doveva esserci un’entità che imprimesse il moto alle sfere celesti. Nessuno lo aveva instradato, essendo circondato da gretti idolatri, ma arrivò da solo all’idea dell’esistenza di un unico D., che governa l’intero universo.
Queste tre immagini di Avraham forse rappresentano adeguatamente come vengano comunemente considerati gli ebrei. Alcuni fra i più grandi pensatori moderni, Spinoza, Marx e Freud, sebbene osteggiassero l’ebraismo, avevano ereditato quell’inquietudine di fondo che ci caratterizza. Il secondo ritratto vede gli ebrei come personaggi sempre in cerca di giustizia e moralità. Alcuni filosofi greci, Teofrasto e Clearco, parlavano degli ebrei come una nazione di filosofi. Questo ritratti hanno tutti del vero, ma hanno un difetto che li accomuna: la Torah non porta delle prove a loro sostegno. Terach non viene indicato nel libro di Bereshit come un idolatra. Questa è un elemento che apprenderemo solo dal libro di Yehoshua. La ricerca della giustizia discende certamente dall’episodio successivo di Sodoma e Gomorra. Il ritratto maimonideo discende da un’antica tradizione, per la quale i filosofi greci, in particolare i pitagorici, avevano ricevuto la loro sapienza dagli ebrei. La Torah dà una risposta molto differente: Avraham, come ci dice la prima parte del suo nome, viene scelto perché è un padre. Quando la Torah spiegherà il motivo della scelta nella parashah di Wayerà (Bereshit 18,19) ci dirà che il suo compito è quello di instradare i suoi discendenti lungo i sentieri della giustizia e del diritto.
Molti degli episodi fondamentali della vita di Avraham, la nascita di Yshma’el, le tensioni fra Sarah e Hagar, la nascita di Ytzchaq, sono legati al suo essere padre. L’essere genitore è la sfida più grande. Stephen Hawking, al termine di una storia del tempo, scriveva che se avessimo una teoria scientifica del tutto, conosceremmo la mente di D. La risposta ebraica è più semplice. Non si risponde a questa domanda con la fisica teorica. Dobbiamo solo sapere cosa voglia dire essere veramente genitore. Un parto è quanto vi è più di simile a questo mondo alla creazione divina. Nell’ebraismo ciò che è naturale viene santificato, ciò che è fisico spiritualizzato. Ciò che è normale è un miracolo. Quello che Darwin considerava l’impulso riproduttivo, e Richard Dawkins il gene egoistico, è per noi la nostra più alta vocazione, sulla scia di Avraham e Sarah che sono i nostri modelli permanenti.