Giornata di Studi “Grano” in memoria di Rav Achille Viterbo z.z.l. – Milano – Rav Somekh – 21/5
I Maestri hanno reso obbligatorio per tutti, durante il Seder, bere quattro bicchieri di vino[1]. Mentre in tutte le altre occasioni solo a colui che recita il Qiddush si richiede di tenere in mano il bicchiere con il vino e di berne, durante il Seder tutti i commensali sono egualmente soggetti a questo precetto e anche se escono d’obbligo dalla recitazione del Qiddush con quella effettuata dal capofamiglia sono tenuti a bere il vino “in proprio”. La stessa regola vale anche per i bicchieri successivi. Non è opportuno diluire il vino nell’acqua[2].
Il bicchiere deve essere sufficientemente grande da contenere un revi’it (quarto di log, pari al volume di un uovo e mezzo): sull’identificazione di questa misura oggi vi sono due opinioni. Secondo R. Chayim Naeh sono 86 cc.[3], mentre per il Chazòn Ish sono richiesti almeno 150 cc. L’uso è di essere più rigorosi di Venerdì Sera, allorché l’obbligo del Qiddush è di origine biblica, mentre se il Seder ha luogo in una sera differente è sufficiente basarsi sull’opinione più facilitante, perché l’obbligo del Qiddush di Yom Tov è, secondo molti, solo per estensione rabbinica.
Sebbene in tutte le altre occasioni è sufficiente a priori che chi recita il Qiddush beva la maggior parte del revi’it, nel caso del Seder è necessario che ciascuno si sforzi di bere il revi’it per intero. Solo a posteriori si è usciti d’obbligo avendo bevuto la maggior parte del revi’it. In ogni caso, è opportuno non adottare bicchieri più grandi della misura necessaria per non entrare in discussione sul quantitativo minimale da bere[4].
Dal momento che con il vino si assolve anche il precetto della gioia festiva (simchat Yom Tov) è necessario a priori che esso abbia potere inebriante, ma non è necessaria una gradazione alcolica elevata: chi è particolarmente sensibile dovrà tenerne conto allo scopo di riuscire a portare a termine il Seder. Gli astemi, coloro cui il vino fa male, e così pure i bambini, potranno sostituirlo con succo d’uva[5]. Se la persona non tollera neppure il succo d’uva, potrà uscire d’obbligo ascoltando il Qiddush da colui che conduce il Seder e uscire d’obbligo con la bevuta di quest’ultimo[6].
E’ Mitzwah della Torah mangiare Matzah la sera del 15 Nissan, in base al versetto: “questa sera mangerete Matzòt”[7]. Anche chi avesse fatto voto di non mangiare Matzah deve adempiere all’obbligo e infrangere il voto[8]. Deve trattarsi preferibilmente di Matzah Shemurah fatta a mano le-Shem Matzat Mitzwah. La misura minimale per compiere la Mitzwah secondo la Torah è un ke-zayit, “quanto un’oliva”. I nostri Maestri hanno tuttavia stabilito che durante il Seder ciascuno deve consumare almeno quattro volte ke-zayit di Matzah: due in occasione di Motzì Matzah, uno in occasione di Korèkh insieme a Maròr e Charòsset e uno in occasione di Tzafùn, allorché si mangia l’Afiqomàn al termine del pasto. Secondo l’opinione più rigorosa un kezayit equivale all’incirca ad una Matzah intera fatta a macchina; secondo l’opinione più facilitante potrà bastare 1/3 della medesima Matzah[9]. Il quantitativo richiesto dovrà essere mangiato senza interruzione e comunque ogni volta in un tempo inferiore a quattro minuti[10].
Sulla Matzah si recitano due Berakhòt: 1) …ha-motzì lechem min ha-àretz, la consueta Berakhah che si recita prima di mangiare pane; 2) …asher qiddeshanu… ‘al akhilat Matzah, la speciale Berakhah per la Mitzwah della Matzah cui si è tenuti durante il Seder[11]. La procedura migliore per uscire d’obbligo secondo tutte le opinioni è la seguente: 1) Si tengono in mano le tre Matzòt (due e mezza, per l’esattezza) mentre si recita ha-Motzì, dopodiché 2) si lascia sul tavolo quella inferiore e, tenendo in mano le prime due (una e mezza per l’esattezza) si recita la seconda Berakhah[12].
Terminata anche la seconda Berakhah, chi conduce il Seder spezza entrambe le Matzòt (la superiore intera e la mediana già divisa) e mangia reclinato quanto un kezayit per ciascuna contemporaneamente: ciò è richiesto dall’incertezza su quale delle due Matzòt richieda la recitazione delle Berakhot. L’obbligo di consumare identica misura incombe anche su ciascuno dei commensali, per i quali dovrà essere previsto un quantitativo di Matzòt corrispondente. Non è uso intingere la Matzah nel sale durante il Seder[13].
Chi non riesce a mangiare i due ke-zayit simultaneamente mangerà prima quello della Matzah di ha-motzì, e poi quello della Matzah di ‘Al Akhilat Matzah. In ogni caso, si è assolto alla prescrizione della Torah mangiando un ke-zayit almeno[14]. Ammalati o anziani che non riescono a masticare la Matzah possono sostituirla con Matzah macinata o immergerla nell’acqua, purché non venga cotta e si stia attenti a non tenerla a bagno per 24 ore di seguito. In casi estremi può essere immersa nel vino. Chi sa a priori di non essere in grado di mangiare un ke-zayit non reciti la seconda Berakhah. Non esenta dall’obbligo di mangiare il ke-zayit di Matzah un semplice disagio o disgusto. Chi però soffre in quel momento di mal di stomaco al punto di perdere l’appetito non esce d’obbligo neppure se si costringe a mangiare la Matzah. Chi si mette in pericolo se la mangia (p.es. i celiaci) ha la proibizione di mangiarla[15]: può però compensare l’atto mancato studiando in quel momento le Halakhòt relative, in analogia con il principio per cui lo studio delle regole sui sacrifici compensa l’obbligo di offrirli in mancanza del Santuario.
-Zeroa’: zampa. In ricordo dell’agnello pasquale, si usa collocare sulla qe’arah una zampa di bovino, ovino o pollame arrostita direttamente sul fuoco, così come veniva arrostito l’agnello[16]: essa ricorda il “braccio disteso” con cui H. ci ha redento dall’Egitto. In mancanza può essere adoperata altra parte dell’animale, preferibilmente dotata di osso. La zampa non viene mai sollevata dal vassoio durante il Seder, per non dare l’impressione di aver offerto il Qorban Pessach fuori dal Bet ha-Miqdash: l’uso è di mangiarla la mattina successiva al secondo Seder, quando non serve più[17].
[1] Mishnah Pessachim 10,1: “E persino un povero in Israel non mangi finché non si reclina e non gli si fornisca meno di quattro bicchieri di vino”.
[2] Qol Dodì, p. 17 par. 5, sulla base del Remà a O.Ch. 272,5. Ai tempi talmudici, invece, il vino era tanto forte da non poter essere bevuto schietto ed era obbligatorio diluirlo in tre parti d’acqua. Oggi il vino è assai più debole e non è chiaro in quale percentuale perda il suo status halakhico se diluito.
[3] E’ il valore numerico (ghematrià) della parola kos.
[4] La domanda è se basta la maggior parte di un revi’it o è richiesta la maggior parte del contenuto del bicchiere, benché più grande (Nachmanide; cfr. O.Ch. 472,9).
[5] Perché è per essi segno di libertà. Cfr. Chazon ‘Ovadyah 2, 125.
[6] Resp. ‘Asseh lekhà Rav 6,32. Se è richiesto che ciascuno dei commensali beva il revi’it di vino è infatti materia di controversia fra i Decisori medioevali. Maimonide (Chamètz u-Matzah 7,7) e Rashì ritengono di sì e tale opinione è codificata come Halakhah (O.Ch. 472), ma Tossafot e Rosh ritengono che si possa uscire d’obbligo anche durante il Seder con la sola bevuta del capofamiglia. In casi estremi è lecito basarsi su quest’ultima opinione.
[7] Shemot 12,18.
[8] O.Ch. 485,1.
[9] Cfr. Peniné Halakhah, Pessach cap. 16, par. 23-24. Svariate controversie si sono sviluppate nel tempo sull’esatto quantitativo di un ke-zayit. Maimonide ritiene che equivalesse al volume di 1/3 di uovo, mentre per le Tossafot è il volume di mezzo uovo: su questo punto si usa essere più rigorosi e richiedere pertanto quest’ultima misura, corrispondente a 1/3 di Matzah fatta a macchina. Il Nodà’ bi-yhudah (R. Yechezqel Landau, Praga, sec. XVIII), ritiene peraltro che le uova di cui si parla nel Talmud fossero di dimensioni doppie delle nostre, e pertanto si richiederebbero 2/3 di Matzah fatta a macchina. Molti Decisori sefaraditi, altresì, ritengono che la misurazione vada eseguita in modo completamente diverso, in base al peso dell’uovo anziché al suo volume che è più difficile da valutare e calcolano il ke-zayit in ragione di 27 gr. (cfr. Chidà di Livorno, Machaziq Berakhah 168,6). Se si accetta tale opinione assai più rigorosa, si richiede una Matzah intera fatta a macchina per ogni ke-zayit.
[10] O.Ch. 475,6. E’ la misura di tempo chiamata kedè akhilat peràs (lett. “sufficiente a mangiare mezza pagnotta”), trascorsa la quale i bocconi non sono più considerati parte della stessa assunzione di cibo. Nei tempi antichi si cuoceva un’unica pagnotta per i due pasti giornalieri, per cui ciascuno consumava mezza pagnotta (peràs) a pasto. Secondo Maimonide un peràs corrisponde al volume di tre uova; secondo Rashì al volume di quattro. Anche sui tempi corrispondenti vi sono opinioni diverse (da 4 a 9 minuti) e nel nostro caso ci si deve attenere a quella più restrittiva.
[11] L’ordine segue il principio generale per cui la Berakhah recitata più di frequente ha la precedenza (Keter Shem Tov). Altre spiegazioni: 1) in tal modo si rispetta il divieto di interrompere fra la Berakhah ‘al Netilat Yadayim e Ha-Motzì (Berakhot 52b; O.Ch. 166) da un lato e il principio di recitare quella sul compimento della Mitzwah subito prima di eseguire il precetto (‘ovèr la-‘asiyatàn) dall’altro; 2) affermano i nostri Maestri che chi mangia senza aver recitato la Berakhah sul cibo (in questo caso Ha-Motzì) è come se l’avesse rubato al S.B. (Berakhot 20b). Se pertanto non recitassimo Ha-Motzì per prima ci troveremmo a recitare la Berakhah del precetto ‘Al akhilat Matzah su una Matzah “rubata” (Resp. Ha-elef lekhà Shelomoh, n. 321).
[12] Secondo la maggioranza dei Decisori infatti, ha-Motzì richiede due Matzòt intere come in ogni giorno festivo, mentre ‘al akhilat Matzah deve essere recitata sul lechem ‘oni, e quindi sulla Matzah spezzata. Altri (Shibbolè ha-Lèqet, Mordekhay) pensano invece che ha-Motzì richieda questa sera la Matzah spezzata e ‘Al akhilat Matzah vada recitata su quella intera. Una volta recitata Ha-Motzì sulle Matzòt intere, secondo l’opinione maggioritaria, è necessario continuare a tenere in mano almeno la Matzah superiore fino al momento di mangiarla, e quindi per tutto il tempo della seconda Berakhah insieme a quella spezzata.
[13] E’ l’opinione del Remà in contrasto con quella dello Shulchan ‘Arukh (O.Ch. 475,1). La Mishnah Berurah (n. 4) la spiega con il fatto che in questo modo la Matzah appare ancor più “pane di povertà” e tale è la motivazione del Levùsh.
[14] Mangiando l’equivalente di 2/3 di Matzah fatta a macchina si consumano due ke-zayit uscendo d’obbligo secondo la Torah anche in base all’opinione del Nodà’ bi-yhudah.
[15] Resp. Maharam Shick, O.Ch. n. 260.
[16] Non è peraltro strettamente indispensabile mettere della carne. A seguito della diffusione del vegetarianesimo, molti mi hanno chiesto come conciliare le loro convinzioni alimentari con le Halakhot del Seder. Nella Ghemarà (Pessachim 114b) Rav Hunà e Rabbà ricorrevano a biete e riso, mentre Chizqiyah metteva pesce e uovo, e quest’ultimo uso è attestato da R. Itzhaq Alhadiv in Sicilia all’inizio del sec. XV (Ha-‘Emeq 3 (5760), p. 52). In ogni caso è opportuno mantenere i minhaghim come ci sono stati tramandati. “E’ Mitzwah rimarcare la gioia delle feste ebraiche con porzioni speciali di carne. In tal senso, il vegetarianesimo potrebbe essere in antitesi con lo spirito del pensiero ebraico riguardo a Yom Tov, se non con la lettera della Legge” (A. Cohen, Vegetarianism from a Jewish perspective, in “Halacha and Contemporary Society”, Ktav, New York 1984, p. 297).
[17] Cfr. Resp. Yechawweh Da’at 3,27. Se tuttavia la zampa è stata arrostita la prima sera di Pessach una volta cominciata la festa deve essere mangiata la mattina del primo giorno e non potrà essere adoperata per il secondo Seder, in quanto non è lecito cucinare di Yom Tov per il giorno ebraico successivo. E’ pertanto consigliabile aver già arrostito la zampa prima dell’inizio della festa.