Mishnah Sukkah cap. 4: Il Lulav e la ‘Aravah (che si collocava al bordo dell’Altare, si osservavano a seconda degli anni) per sei o per sette (giorni). Il Lulav (si osservava) per sette giorni come? Se il primo giorno di Sukkot cadeva di Shabbat (si osservava) per sette giorni (cioè nonostante fosse Shabbat, perché il versetto dice esplicitamente: “Prenderete per voi il primo giorno…”. Se invece lo Shabbat coincideva) con uno qualsiasi degli altri giorni (si osservava) per sei. La ‘Aravah (si osservava) per sette giorni come? Se il settimo giorno (di Sukkot, detto) della ‘Aravah cadeva di Shabbat (si osservava) per sette giorni. (Se invece lo Shabbat coincideva) con uno qualsiasi degli altri giorni (si osservava) per sei (e di Shabbat in questi casi non si portava la ‘Aravah sull’Altare)…
Come avveniva la Mitzwah della ‘Aravah? Vi era una località sotto Yerushalaim chiamata Motzà. Lì si scendeva e si raccoglievano grandi rami di ‘Aravah, si tornava (al Bet ha-Miqdash) e li si collocava in posizione eretta ai bordi dell’Altare, con le punte piegate sopra l’Altare stesso. Si suonava teqi’ah-teru’ah-teqi’ah (con lo Shofar in segno di gioia). Ogni giorno si compiva un giro dell’Altare e si diceva: Annà H. Hoshi’ah na (R. Yehudah diceva: Ani wa-Hu Hoshi’ah na”); il settimo giorno si facevano sette giri.
Ghemarà Sukkah 43b: Per quale ragione la ‘Aravah mette Shabbat in secondo piano solo al settimo giorno? Dal momento che la Mitzwah di portare la ‘Aravah non è detta esplicitamente nella Torah i Chakhamim hanno stabilito che proprio nel settimo giorno di Sukkot (Hosha’anà Rabbà) essa fosse portata comunque, anche di Shabbat allo scopo di pubblicizzarla perché, ancorché non esplicita, è una Mitzwah della Torah. Non hanno preso lo stesso provvedimento qualora Shabbat coincida con qualsiasi altro giorno di Sukkot…
Tosseftà Sukkah cap. 3: Il Lulav mette da parte Shabbat all’inizio (della festa) e la ‘Aravah alla fine. Accadde una volta che il settimo giorno della ‘Aravah fosse di Shabbat e portarono i grandi rami di ‘Aravah fin dal venerdì. Li misero nel cortile ma i Baitosei, che non volevano ammettere la Mitzwah della ‘Aravah, se ne accorsero, li presero e li nascosero sotto delle pietre (essendo queste ultime Muqtzeh, sapevano che i Chakhamim non le avrebbero spostate per recuperare i rami). L’indomani ‘Ammè ha-Aretz (persone incolte che non conoscevano le regole del Muqtzeh, ma si misero dalla parte dei Chakhamim) se ne accorsero a loro volta e liberarono i rami dalle pietre, consentendo ai Kohanim di collocarle in posizione eretta sull’Altare (a loro volta l’uso dei rami non era considerato la conseguenza di una trasgressione, sia pure inconsapevole, perché il Muqtzeh poteva essere rimosso ki-l’achar yad, “in forma indiretta”, o min ha-tzad, “lateralmente”).
Rashì ad loc.: il Talmud parla precisamente di chibbut, “battitura” della ‘Aravah, perché in realtà prima di drizzarli sull’Altare i rami venivano sbattuti.
Maimonide, Hil. Lulav 7,22: Questa ‘Aravah, dal momento che non è specificata nella Torah, oggi non si prende più tutti i giorni della festa, ma solo il settimo giorno. Come si fa? Si prende uno o più rami oltre a quelli che entrano nel Lulav e si sbatte due o tre volte per terra o su un mobile senza alcuna Berakhah, perché è solo un minhag neviim (i Profeti le hanno cioè dato lo status di semplice consuetudine e non di vero e proprio obbligo. Oggi il calendario è congegnato in modo che Hosha’anà Rabbà non cada mai di Shabbat: cfr. Hil. Qiddush ha-Chodesh 7,7).
Teshuvot ha-Gheonim Sha’arè Teshuvah n.341: La foglia della ‘Aravah assomiglia alla bocca. Fino a Hosha’anà Rabbà il popolo ebraico è così impegnato a compiere Mitzwòt che il Satan non avrebbe avuto appigli per accusarli. Sbattendo la ‘Aravah per terra noi significhiamo che d’ora in avanti qualunque bocca si apra contro di noi per accusarci non avrà alcun potere su di noi, bensì cadrà a terra.
COMMENTO HALAKHICO:
Yalqut Yossef, p. 602 sgg.: I Chakhamim hanno proibito di spostare di Shabbat determinati oggetti (Muqtzeh, lett. “messo da parte”), per varie ragioni: La principale è che si tratta di un’estensione rabbinica al divieto (biblico) di trasportare: se infatti fosse permesso indiscriminatamente maneggiare qualsiasi oggetto, si giungerebbe facilmente a trasportarne dal dominio privato a quello pubblico (Raavad). Maimonide aggiunge altre motivazioni: 1) Come è prescritto di differenziare l’andatura e la conversazione di Shabbat rispetto a quelle dei giorni feriali, così i Chakhamim hanno richiesto di non maneggiare di Shabbat quegli oggetti che hanno un uso tipicamente feriale o non hanno un’utilità affatto; 2) Si vuole evitare il rischio di giungere a compiere attività proibite di Shabbat mediante quegli oggetti; 3) Coloro che non si dedicano ad attività professionali durante la settimana potrebbero non avvertire l’atmosfera particolare dello Shabbat. A tale scopo i Chakhamim hanno istituito il divieto di maneggiare oggetti privi di stretta utilità affinché tutti possano avere una qualche forma di riposo.
I Chakhamim hanno proibito di spostare oggetti Muqtzeh solo nella forma in cui abitualmente li si maneggia di giorno feriale (cioè con le mani). Spostare questi oggetti con altre parti del corpo (ki-l’achar yad) e secondo alcuni persino con il piede non rientra nella proibizione. E’ ancora permesso spostare l’oggetto Muqtzeh min ha-tzad (“lateralmente”) se lo si fa per bisogno di un oggetto permesso (che è parzialmente ricoperto dal Muqtzeh). In tal caso è sufficiente provocare la rimozione del Muqtzeh senza toccarlo direttamente. Pertanto una verdura che sia stata raccolta il venerdì, ma sia stata lasciata seminascosta nella terra, può essere afferrata di Shabbat anche se in tal modo si provoca spostamento di terra che è Muqtzeh.
COMMENTO STORICO-POLITICO:
Avot 1,3: Antigono di Sokhò… soleva dire: “Non siate come quei servi che assistono il padrone allo scopo di ricevere una ricompensa. Siate bensì come quei servi che assistono il padrone senza lo scopo di ricevere una ricompensa”. Avòt de-Rabbì Natan, cap. 5: Antigono di Sokhò aveva due discepoli (che) si levarono a fare il punto (sui loro Maestri), dicendo: “…E’ possibile che un operaio compia il suo lavoro di giorno e la sera non ritiri la sua paga? Se i ns. Maestri avessero riconosciuto l’esistenza di un altro mondo e della risurrezione dei morti non avrebbero detto questo. Decisero di separarsi dalla Torah, dividendosi in due sette: i Sadducei da Tzadòq e i Baitusei da Baitos (Boezio). Adoperarono tutta la vita recipienti d’argento e d’oro, perché divennero arroganti (secondo un’altra versione: non perché fossero arroganti, ma perché…). Dicevano infatti i Sadducei: I Farisei hanno l’abitudine d’affliggersi in questo mondo, e poi nel Mondo a Venire non hanno nulla.
Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, XIII, V, 9: In questo periodo vi erano tra i Giudei tre correnti di pensiero… La prima è detta dei Farisei, l’altra dei Sadducei, la terza degli Esseni. I Farisei dicono che certi eventi sono opera del destino, ma non tutti… La corrente degli Esseni, invece, sostiene che il destino è signore di tutto quanto avviene… I Sadducei prescindono dal destino, sostenendo che esso non esiste e… che tutte le cose sono in potere nostro. XIII, X, 5: Contro Ircano sorse l’invidia dei Giudei a motivo dei suoi successi e di quelli dei suoi figli: particolarmente ostili gli erano i Farisei…; tanto grande è il loro influsso tra la folla che anche quando parlano contro un re o contro un sommo sacerdote hanno credito immediatamente. XIII, X, 6: I Farisei avevano passato al popolo certe norme trasmesse dalle precedenti generazioni e non scritte nelle leggi di Mosè. Per tale motivo sono respinte dal gruppo dei Sadducei i quali sostengono si debbano considerare valide solo le norme scritte (nelle Scritture)… Su questa materia nacquero controversie e differenze profonde fra i due partiti: i Sadducei si curavano soltanto dei ricchi e non avevano seguito fra le masse, mentre i Farisei avevano il sostegno delle masse.